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La Fille du Régiment, Bologna, April 2004
Ovaciones de Antaño (excerpt), OperaAyre, 8 April 2004
Nove «do» incoronano il tenore, Il Resto del Carlino, 2 April 2004
Donizetti in Normandia, Il Giornale della Musica, 2 April 2004
Stasera «La figlia del reggimento» (dress rehearsal review), La Gazzetta di Parma, 30 March 2004
La Fille du Régiment (excerpt), OperaClick, 3 April 2003
Tenor peruano Flórez deleitó en comunal de Bolonia, ANSA, 2 April 2004
La Fille du Régiment, Stephen Cutler, Opera-L, 7 April 2004
In Review La Fille du Regiment (excerpt), Opera News, June 2004, vol 68, no.12
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Nove «do» incoronano il tenore
Adriano Cavicchi, Il Resto del Carlino, 2 April 2004

La storia composta nel 1840 per Parigi, l'opéra comique è stata adattata al secondo dopoguerra

La Fille du Régiment che Donizetti compose per Parigi nel 1840, e andata in scena ieri sera al Comunale, è un esempio ammirevole della capacità degli operisti italiani di adattarsi alle consuetudini e alle predilezioni dei francesi. Nella fattispecie si tratta di un genere tipicamente gallico: l''Opéra comique, lavoro di teatro, non necessariamente comico, costituita da numeri musicali collegati fra loro dai dialoghi parlati e non intonati nel nostro tradizionale «recitativo».

La tutt'altro che peregrina trama: una figlia dell'amore che viene adottata e allevata da un reggimento e che poi si scopre essere nobile, offre l'opportunità a Donizetti di intuire tratti sonori militareschi, sentimentali e virtuosistici di eccezionale bellezza.

Per conto suo l'ormai cresciuta mascotte, invece di accettare le regole del suo rango e sposare il duca di rito, sceglie l'ufficialetto Tonio (nel nostro caso Juan Diego Florez) che con i suoi nove do sparati con unica autorevolezza si colloca nel Gotha dei tenori di alto lignaggio.

Per rendere la trama meno 'archeologica', la vicenda è stata ringiovanita, all'incirca nelle ultime fasi del secondo conflitto mondiale: il reggimento è di soldati americani. E il regista Emilio Sagi (scene e costumi di Julio Galan) ha saputo ben sfruttare tale trasposizione, che trova una concreta efficacia nel secondo atto, salone delle feste della casa avita di Maria, dove lo spirito comico-ironico tra l'alterigia dei nobili e la franchezza dei popolani è stato ottimamente risolto.

Ma La Fille du Régiment è soprattutto opera di voci da un lato e di scorrevolezza del meccanismo scenico dall'altro. Per quanto concerne le voci, non si poteva scegliere compagnia più appropriata e omogenea nel perseguire un comune ideale stilistico.

Il direttore Maurizio Benini, ulteriormente maturato rispetto alle sue ultime più che brillanti prove, si è imposto come conoscitore e realizzatore del mondo sonoro donizettiano, evidenziandone ora i caratteri sentimentali ed effusivi, ora l'ironia giocosa e il deliberato virtuosismo. Lodevole la precisione e la varietà del fraseggio strumentale; di rara efficacia la prestazione del coro istruito da Marcel Seminara.

Si può affermare che raramente scena e tessuto sonoro si siano così fusi verso un obbiettivo unitario. La direzione musicale, scattante e incisiva, vitalizza il dettato donizettiano nello spirito peculiare dell'opéra-comique.

L'opera (in lingua originale con traduzione simultanea), trova in Eva Mei un'interprete sfavillante negli acrobatismi e di toccante espressività nelle arie patetiche. Il tenore Florez manda in visibilio il pubblico con la sua celebre aria dei «nove do», e sa disegnare tutti gli stati d'animo della vicenda che lo vede dapprima innamorato, non gradito al reggimento, per giungere poi alle agognate nozze. Una coppia di caratteristi di alto livello come Bruno Praticò e Annie Varville mette in gioco tutte le rispettive risorse vocali e sceniche con lodevole stile. Alla fine applausi a quasi tutti i numeri e acclamazioni entusiastiche per tutti, specie per Florez che ha bissato la sua famosa aria.


Donizetti in Normandia
Marco Beghelli, Il Giornale della Musica, 2 April 2004

La fille du régiment di Gaetano Donizetti
Teatro Comunale di Bologna

Colpo grosso per il Comunale bolognese, che s'è aggiudicato Juan Diego Flórez per un mese intero, impegnandolo in ben due produzioni. Si comincia con una "Fille du régiment" che ha galvanizzato il pubblico come da anni non si ricordava: vero delirio già a metà del primo atto, quando il divo del momento è costretto a bissare la cabaletta con i nove Do. Come stupirsene? Florez è sempre più l'immagine della perfezione vocale, dell'eleganza e dell'ebbrezza insieme, unite a una gioia canora che si trasmette irrefrenabile ai colleghi e rapisce il pubblico. Il gioco dei colori, la spavalderia con cui affronta le frasi più impervie, la facilità di un'emissione miracolosa, la leggerezza del portamento scenico: non si sa da dove cominciare l'elogio; e ogni volta sembra che sia riuscito a superare ulteriormente sé stesso.

Ma l'effetto non sarebbe suonato così eclatante se la sua prestazione non avesse goduto di un contorno perfetto. Mai udita in tanti anni una Eva Mei così seducente, cristallina nella vocalizzazione, intensissima nel canto patetico. E grandissima attrice sulla scena, grazie anche all'ambientazione vincente creata da Emilio Sagi, che dopo prove non esaltanti in questo come in altri teatri italiani ha firmato qui uno dei suoi spettacoli più riusciti: trasposta la vicenda all'epoca dello sbarco in Normandia (e badando - vivaddio - a operare opportune modifiche in tal senso alle parole del libretto), ne elimina quel tanto di insopportabilmente farsesco a favore d'una credibilità realistica (fondamentale l'apporto di veri costumi d'epoca) e di una tenerezza di sentimenti che ammicca alle commedie cinematografiche di Gene Kelly e Frank Sinatra. Tutti recitano a meraviglia, dal coro ai cantanti di contorno (Bruno Praticò, Annie Vavrille, Paolo Orecchia), che suppliscono con un'efficacissima presenza scenica a prestazioni vocali più sfocate.

La pertinenza stilistica di un direttore in questo repertorio si saggia nell'accompagnamento di "Il faut partir": non vi fosse stato il canto mirabile di Eva Mei a tenerci inchiodati alla poltrona, l'agogica fluttuante e le dinamiche impalpabili imposte da Maurizio Benini a quel banalissimo arpeggio sarebbero state comunque un capolavoro d'interpretazione.

Non suonino queste righe come frutto di un entusiasmo eccessivo: si è trattato davvero d'una serata di quelle che si ricordano per la vita intera.


Stasera «La figlia del reggimento» al Teatro Comunale di Bologna (dress rehearsal review) 
Elena Formica, La Gazzetta di Parma, 30 March 2004

BOLOGNA  Andrà in scena questa sera, alle ore 20.30 (sciopero permettendo), la prima de La fille du régiment di Donizetti al Teatro Comunale di Bologna. Eccezionale il successo della prova generale aperta al pubblico, che si è tenuta domenica scorsa in una sala gremita di giovani e di appassionati d'opera, tutti concordi nel decretare il trionfo di un cast visibilmente coeso e di ottima levatura.

Nel ruolo della protagonista il soprano Eva Mei, che al personaggio di Marie ha donato ogni possibile efficacia, associando al virtuosismo vocale una leggerezza interpretativa mai contaminata da superficialità.
Strabiliante il tenore Juan Diego Florez nel ruolo di Tonio: semplicemente superlativo.
E da applaudire senza riserve, come in effetti è stato, il bass-baritone Bruno Praticò (un credibile Sulpice) affiancato dal mezzosoprano Annie Vavrille - protagonista del Rape of Lucretia appena rappresentato al Regio di Parma - che si è perfettamente calata nel ruolo della Marchesa di Berckenfield, testimoniando di buon canto e di squisito talento attoriale (qui in versione brillante). Convincente l'esecuzione dell'Orchestra del Teatro Comunale, diretta da Maurizio Benini. Dilettevole e funzionale la regia di Emilio Sagi che, spostando la vicenda alla prima metà del '900, fa di quest'opéra-comique una sorta d'elegante e non provocatoria parodia del Conflitto mondiale e degli Alleati liberatori.

Scene e costumi di Julio Galan. Maestro del coro Marcel Seminara. Repliche il 31 marzo e l'1, 3, 4, 6 e 7 aprile con alternanza, nei ruoli di Marie e Tonio, di Valeria Esposito e Stefano Secco.


La Fille du Régiment [excerpt]
Luana D'Aguì, OperaClick, 3 April 2003

[...] Il tenore Juan Diego Florez, conferma la sua prodigiosa bravura, ed è piacevole constatare come sia diventato un artista completissimo. La sua voce dal colore brillante, ma nello stesso tempo morbida e rotonda, è sorretta da una tecnica vocale perfetta, che gli permette di cantare le parti più acute con una naturalezza disarmante. E' per lui uno scherzo infilare i famosi nove Do consecutivi, e con grande generosità concede anche il bis, e i Do raddoppiano tra l'entusiasmo del pubblico.

Ma non è la sola componente vocale che fa di lui uno degli astri nascenti della Lirica, è anche un attore consumato, nonostante la sua giovane età dimostra una padronanza delle scena impressionante. Fa di Tonio una sorta di Nemorino, naturalizzato francese, molto ingenuo e innamorato della sua Marie, ed è sempre pronto in scena ad aggiungere particolari che rendano più credibile e completo il suo personaggio. Il pubblico in sala ovviamente in delirio dopo l'aria "Ah mes amis" , gli ha tributato grandi ovazioni e dimostrazioni di affetto. [...]


Tenor peruano Flórez deleitó en comunal de Bolonia
ANSA, 2 April 2004

El tenor peruano Juan Diego Flórez deleitó a la platea del teatro comunal de Bolonia con su extraordinaria interpretación de "La hija del regimiento" de Gaetano Donizetti.

La ópera cómica en dos actos del compositor italiano debiutó anoche y la actuación del tenor peruano fue considerada un triunfo por la prensa italiana.

La actuación de Flórez en "La hija del regimiento", que recogió aplausos sin fin, fue vista con un enlace audio-video por los soldados italianos que forman parte del contingente enviado a Nasiriya, Irak.

Esa nueva realización del Comunal, en manos al regisseur español Emilio Sagi (director artístico del teatro Real de Madrid), había despertado mucha expectativa sobre todo por la presencia del tenor peruano, considerado por muchos el número uno en el mundo.

Flórez interpretó la célebre aria de los nueve do del primer acto -"Ah, mes amis", que con frecuencia pone en aprietos a los tenores- con gran capacidad, seguridad y con la naturalidad de que quien ejecuta el más simple de los ejercicios vocales, según expertos locales.


Ovaciones de Antaño [excerpt]
Jorge Binaghi, OperaAyre, 8 April 2004

The full review with production photo HERE [external link]

[...] Pero lo que convirtió en imperdible, inolvidable, antológica la representación fue el Tonio más juvenil, apasionado que he visto, aunque en lo vocal en algún punto gane aún Kraus. Claramente, en la segunda aria, que como el propio Florez reconocía después, es más difícil que la famosísima primera ("Ah, mes amis") por el supremo legato que requiere y que el tenor consiguió muy bien, con un fiato extraordinario, pero sin -aún- la suprema maestría en la media voz del canario. En cambio, todo lo dijo y lo cantó con más entusiasmo y franqueza. Me explico: no sólo por edad, el canto de Florez (y no es ningún "defecto") es más vehemente. Se nota que le gusta cantar y moverse (ejemplar el primer dúo con Mei y su intervención en los concertantes, allí donde otros se ahorran fuerzas y hacen como que cantan sin que se los oiga: no es su caso, y eso que su volumen es, como debe ser, el de un líricoligero). Y cuando llegan los famosos nueve dos los canta como el resto del aria, como si no fueran nada, sin aparente esfuerzo ni ningún ademán que indique al público "miren ahora lo difícil que es esto y lo bien que lo hago". En efecto, nunca me pareció tan "natural" una cosa tan terrorífica. No me suelen gustar los bises, pero pude entender a un público que literalmente aulló y pateó exigiendo la repetición. Cuando la obtuvo (y así los nueve dos fueron dieciocho, como ya había ocurrido en la función anterior), algunos gritaron lo que supongo que a Florez -visiblemente conmovido- le debe de haber sonado como el mejor premio, más que todos los aplausos y los bravos: "gracias". Una palabra que a veces se escuchó en el Colón, por ejemplo, por motivos parecidos. Una palabra que a veces uno emplea demasiado sin mucho motivo, pero que aquí tenía múltiples razones de ser. La primera, haberse puesto incondicionalmente al servicio del compositor, como le he visto hacer cada vez que he tenido la inmensa suerte y el auténtico honor de escucharlo. 31 años tiene este caballero de la lírica. [...]


La fille du regiment, Teatro Comunale di Bologna, April 1 2004
Stephen Cutler, Opera-L, 7 April 2004

Marie.......Eva Mei
Tonio.... ..Juan Diego Florez
Sulpice.....Bruno Pratico
Conductor Maurizio Benini

Florez's first performance in a major House of the opera with his trademark
aria was scheduled for March 30, but the current series of strikes by the
Bologna orchestra and chorus resulted in cancellation of that performance,
and much else. Those of us with tickets for April 1 were lucky indeed.

Emilio Sagi's attractive new production transforms the Tyrolean soldiers
into American GIs in France at the end of World War II. Not often nowadays
do we hear American soldiers singing "Gloire a la France". And not since
Elvis Presley has a singer looked so good in a GI's uniform. The troops
were entertained, too, quite literally. With the Minister of Defence in the
audience, a video link relayed the performance live to the Italian troops
serving in Iraq, whose officers and men appeared on a huge video screen,
before the overture, to thank the performers. Which other country would
have done that?

The immediacy of the sound in the Teatro Comunale impresses at once. It is
a wonderful acoustic, clear and warm, even for the spoken dialogue.
Florez's preceding performance was the final Italiana at the Metropolitan
on March 17, which I also heard. The acoustic difference only highlights
how much is lost to audiences at the Met.

If so much of the dialogue, in heavily accented French, is as painful to
watch as a school play, the music more than makes up. Eva Mei's Marie was
finely detailed, the voice showing all the right mix of clarity,
tomboyishness, sweetness and humour. The partnership of Mei and Florez
could hardly have been bettered, and the Act 1 duet, "Depuis l'instant",
well-paced, light, precise, but at the same time tender and warm, was just
perfect. Mei's final aria, "Il faut partir," lovingly executed, was warmly
received.

Bruno Pratico's portrayal of Sulpice was in the Sergeant Bilko mould, the
voice just as one imagines Bilko would have sung, and his ample form
threatening to burst out of his uniform. It rapidly became tiresome.

But Florez, who seems to convey a greater sense of the pure joy of singing
than any other singer, is what they came for, as the chaos at the box
office made clear. His party-piece, "Ah mes amis",  delivered at recitals
without the middle section, can seem routine, 9 top Cs notwithstanding. In
the context of the opera, in character, it is a much more substantial item,
and what we got was extraordinary. It took a while to settle. The first
four notes were not in tune, and, unusually for Florez, he aspirated "que-
helle jour de-he fete" both times. But from then on, it was nothing short
of miraculous, the legato in "Pour mon ame" without blemish, and each one
of the top Cs perfectly in tune, cleanly attacked and cleanly finished. So
it was no surprise that the audience went wild as only an Italian audience
can. So wild in fact, that an encore of "Pour mon ame" was granted, at the
end of which the whole of the cast on stage stood and applauded. For those
who count statistics, that makes 18 high Cs in the course of 4 minutes and
40 seconds, to which can be added a sustained top D-natural at the very end
of the act.

But the real test of the tenor's singing actually comes in the second act,
with the romanza "Pour me rapprocher de Marie", deceptively simple on the
printed page but so physically demanding to sing with the necessary legato
while infusing it with sufficient sentiment to hold the listener's
interest. And just as one can take one or two of Caruso's recordings, and
on the basis of them alone declare him the greatest tenor ever, so this
performance of the romanza alone would serve to establish Florez as the
finest bel canto tenor of the day. Perhaps more than "of the day". Played
after it, Pavarotti's recording sounds crude, Kraus's voice uncomfortably
effortful. Only John McCormack really stands comparison, albeit he
transposes down a semitone. One could question the taste of what Florez did
at the end, but not its execution. Having taken the second verse
pianissimo, he took the final "s'il me fallait" up to a most gorgeous forte
high C-sharp and the final "aimer" up the octave. It would have been to
even greater effect if he had let it die away, as McCormack did.

There are a few performances that stay with you for life. Time will tell,
but this may have been one.


In Review La Fille du Regiment, Teatro Comunale [excerpt]
Stephen Hastings, Opera News, June  2004 , vol 68 , no.12

Juan Diego Flórez's triumphant performances of La Fille du Régiment at the Teatro Comunale (his Italian debut in this opera) demonstrated definitively that he is no less at ease in Donizetti than in Rossini. The role of Tonio offers him quite exceptional opportunities not only for bravura vocal display but for nuanced legato phrasing and emotional involvement. In "Ah, mes amis" (given an encore on April 4, in response to a roof-shattering ovation), the multiple top Cs were dispatched with dazzling insouciance without stinting on the vulnerable ardor of a man in love. And in "Pour me rapprocher de Marie" Flórez eclipsed memories of Alfredo Kraus in his range of dynamics and depth of feeling: it was the finest piece of tenor singing this writer has heard in the past fifteen years. Flórez's whole performance, indeed, was a moving demonstration of supreme musicality and unobtrusive technical mastery, and his acting was as engaging as his singing was accomplished. [...]



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This page was last updated on: June 1, 2004