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The Barber of Seville, Teatro Filarmonico di Verona, December 2001

Il tenore Flores [sic] domina 'Il barbiere di Siviglia'
ANSA 15 December 2001

Verona - Un 'Barbiere di Siviglia' con un ottimo cast e da una elegante
messa in scena ha aperto la stagione lirica della Fondazione Arena nel
Teatro Filarmonico di Verona tutto esaurito. Sul podio Giuliano Carella
che ha reinserito i recitativi, restituendo all'opera la sua integrita'
teatrale. Il giovane tenore peruviano Juan Diego Flores ha dominato il
capolavoro di Rossini, confermando di essere un eccezionale interprete
del Conte di Almaviva. L'allestimento e' quello del san Carlo di Napoli
con le raffinate scene di Lele Luzzatti, che ha immaginato una Siviglia
pittoricamente evocativa, dominata dai disegni e dai colori degli
'azulejos', arricchita dagli appropriati e, nella scena finale,
fantasiosi costumi di Santuzza Cali'. La regia, affidata a Filippo
Crivelli, riesce a mettere in luce la musica donando agilita' e
leggerezza a quest'opera buffa spesso troppo caricaturale. Repliche fino
al 22 dicembre.

Nel "Barbiere" brilla il tenore Juan Diego Florez
Cesare Galla, L'Arena, 6 December 2001

Tutto esaurito per l'opera di Gioacchino Rossini Da Crivelli una regia che sottolinea la commedia
Il trionfo del belcanto

Cinque anni dopo, Verona ha riavuto il Barbiere di Siviglia secondo
buona tradizione (nella regia) e in versione integrale (per la musica).
L'ultima volta, il capolavoro buffo di Rossini era stato messo in scena
nel '96 in Arena, con un taglio farsesco talmente accentuato e
banalmente provocatorio da lasciare davvero attoniti. Quel Barbiere
cabarettistico e superficiale metteva in un angolo il dato più rilevante
di questo capolavoro comico, il suo essere una commedia di caratteri
finemente e ironicamente intagliati. Così finalmente la si è apprezzata
al Filarmonico, dove l'altra sera, per la stagione lirica della
Fondazione, l'opera ha avuto un successo senza ombre, cordialissimo, a
tratti esultante. La cornice realizzata da quel poetico disegnatore di
sogni che è Lele Luzzati definisce lo spazio del «complotto amoroso» di
Almaviva e Figaro con eleganza sorridente e ariosa: quinte dipinte con
una Siviglia tutta scale, archi, pareti un po' sghembe per la prima
scena; per il resto, tranquilli interni borghesi, in cui l'ambientazione
iberica è appena suggerita nel turchino delle pareti ad azulejos , e
pannelli scorrevoli a formare una cancellata-vetrata che permette di
giocare i cambi di scena e le articolazioni della vicenda con semplice
efficacia. Il «décor» primo Ottocento è sottolineato dai costumi di
Santuzza Calì, che inseguono con leggerezza l'iconografia tradizionale
dei personaggi, mentre la regia di Filippo Crivelli (tutto lo spettacolo
proviene dal San Carlo di Napoli, dov'è nato) cura i personaggi senza
sottolineare troppo gli inutili «tic» di una comicità presunta e
scontata. Solo don Bartolo si concede qualche esagerazione buffa di
maniera stucchevole e logora, ma per il resto il gioco delle parti
fluisce senza intoppi, sorridente anche se forse leggermente un po'
sotto ritmo, esaltando comunque la coralità di una commedia nella quale
non c'è un vero protagonista principale, perché tutti i personaggi sono
decisivi, e alla fine la storia prevale, e immutabilmente avvince.

Dopo l'eccellente Italiana in Algeri del '98, ritornava a Verona (dove
peraltro ha anche dato vita a uno Stabat Mater nel '99, con la direzione
di Claudio Scimone) Juan Diego Florez, che nel frattempo si è affermato
in tutto il mondo come uno dei tenori rossiniani più importanti di
questi anni. Il suo Almaviva è stato condotto con straordinaria
incisività e sottigliezza di fraseggio, secondo una linea di canto
squisitamente stilizzata. Il colore della voce è limpido, in genere
sempre ben controllato e omogeneo, lo squillo franco e imperioso, la
zona alta della tessitura impeccabilmente timbrata. La «coloratura» è
riuscita energica ed efficacie grazie a un canto di agilità morbido e
finissimo, come pure alla capacità di modellare la frase con suadente
eleganza espressiva. Insomma, un trionfo del più puro belcantismo,
esaltato in particolare nella «Grand'Aria» finale «Cessa di più
resistere» che il più delle volte viene tagliata per la sua siderale
difficoltà (il tema proviene dalla Cantata «Le nozze di Teti e Peleo», e
approderà di lì a poco nel celebre Rondò della Cenerentola , secondo gli
abituali «auto-imprestiti» di Rossini).

Se Florez era la stella, intorno a lui, e all'esperto Bartolo di Bruno
Praticò (che del «buffo» ha la sapienza interpretativa, specialmente nei
concertati), si è mosso un interessante gruppo di giovani interpreti,
con Ildar Abdrazakov a dare notevole sostanza vocale - e bella proprietà
di fraseggio - a Basilio (morbida ed incisiva la sua prova nella celebre
Aria della Calunnia), e Manuela Custer a disegnare una Rosina spigliata,
molto mobile espressivamente, più fluida nella zona medio alta della
tessitura che in quella grave.

Figaro era Dario Solari, probabilmente teso all'inizio, poi più sciolto
anche scenicamente. La sua voce è piuttosto scura, interessante,
condotta con discreta agilità, ma l'emissione è risultata a tratti un
po' troppo «di gola», il fraseggio meno duttile di quanto sarebbe stato
auspicabile.

Laura Cherici è stata una Berta disinvolta e ammiccante, precisa nella
sua Aria, affiancata fra i comprimari da Damiano Salerno (Fiorello),
Andrea Piccinni (un ufficiale), Edoardo Borioli (uno stralunato
Ambrogio). Un po' troppo compunto il coro istruito da Armando Tasso.
Giuliano Carella ha retto le fila musicali con ordine, preciso e attento
nei concertati (Finale I e Quintetto del secondo atto). Il suo taglio
interpretativo, caratterizzato da scelte dinamiche ben stagliate, non ha
però brillato per energia, privilegiando una certa compassata e
stilizzata precisione che non ha trovato nel risalto strumentale, specie
nello smalto degli archi, il necessario contraltare di sottigliezza ed
esuberanza.

Teatro esaurito, grandi applausi anche a scena aperta (specie per
Florez), molte chiamate alla fine.

Con il Barbiere un buon avvio di stagione
Fabio Zannoni, Il Giornale della Musica 14 December 2001

Alla fine è stata un'ovazione, su un acuto di un Almaviva, che esplode
di raggiante e sanguigna felicità, che ha salutato l'ultima aria del
tenore Juan Diego Florez, indiscusso protagonista di questo Barbiere
veronese. E si può dire che l'impronta che il giovane cantante peruviano
ha saputo conferire a tutto l'andamento dell'opera è stato determinante
proprio per una sua caratterizzazione "forte" e anche molto brillante
del personaggio; dotato di una vocalità dal timbro robusto, deciso e
ricco di capacità espressive, che non ha nulla da spartire con i modi di
uno svenevole "bell'amoroso": fin dalla cavatina con cui esordisce "Ecco
ridente in cielo" i suoi accenti sono quelli di cantabilità tesa e nello
stesso tempo agile e duttile nei virtuosismi. La compagnia di canto si è
dimostrato un gruppo affiatato: con una Rosina, interpretata da una
delicata Manuela Custer, anche se talvolta si è rivelata un po' debole
nel registro basso e spesso negli ensembles soccombeva. Dario Solari è
un Figaro arguto e brillante, di vocalità omogenea e senza spigolosità;
così come indiscutibilmente brillante e sornione il Bartolo di Bruno
Praticò; sicuro e sostenuto il Basilio di Ildar Abdrazakov. Buono quindi
nel complesso il lavoro di concertazione delle parti vocali da parte
della direzione di Giuliano Carella, che ha diretto l'orchestra veronese
con equilibrio e che non ha voluto eccedere in scarti dinamici e di
agogica. Un Barbiere di Siviglia che ha bene aperto questa Stagione
Invernale 2001/2002 del Teatro Filarmonico, con le bellissime scene
color pastello di Lele Luzzati, di una Siviglia fatta di casette, che
paiono quasi ritagliate da cartoncini, e di interni riccamente ornati di
azulejos da cui emana un'idea di luminosità solare, con orizzonti
azzurri e poi, alla fine, con sgargianti fantasie floreali. È nel segno
di una drammaturgia che guarda alla commedia come
"meccanismo", senza eccedere nella farsa, che la regia di Crivelli ha
voluto sviluppare la vicenda teatrale, riuscendo a creare un clima di
divertita ironia e di frizzante e colorato divertimento.

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Page last updated on: August 27, 2002