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The "Opera Award" Ceremony, Milan, 31 October 2002


Oscar della lirica, l'Otello di Muti pigliatutto, Libertá, 2 November 2002
Pertusi «number one», Gazzetta di Parma, 2 November 2002
A Milano ovazioni al tenore Franco Corelli, Gazzetta del Sud,  2 November 2002
El premio anual de la revista L'Opera, Operayre, November 2002

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Oscar della lirica, l'Otello di Muti pigliatutto
Oliviero Marchesi, Libertá, 2 November 2002

L'Opera Award: tra i cantanti trionfano Florez, Cedolins, Servile,
Barcellona e Pertusi

Nostro servizio milano Migliore spettacolo del 2001. Miglior direttore
d'orchestra (Riccardo Muti). Migliori costumi (Franca Squarciapino).
Alla cerimonia di assegnazione di L'Opera Award, la Notte degli Oscar
della lirica (che l'altra sera al Teatro Dal Verme di Milano ha
celebrato la terza edizione, presentata da Pippo Baudo), l'Otello che ha
inaugurato la scorsa stagione della Scala ha fatto la parte del leone
con tre "statuette".

«Avevamo a disposizione un grande cast: Placido Domingo,
Barbara Frittoli, Leo Nucci. Il meglio» ha commentato il
Sovrintendente della Scala Carlo Fontana ritirando il premio per il
migliore allestimento dalle mani di Ombretta Colli, presidente della
Provincia di Milano. Ma per quanto riguarda le voci, le 45mila schede
inviate dai lettori di L'Opera (il mensile che costituisce la più
autorevole pubblicazione specializzata dedicata in Italia alla lirica e
che organizza questo premio internazionale con l'Associazione
ArteMusica) e la "giuria d'onore" di illustri critici italiani e
stranieri hanno fatto altre scelte.

Miglior tenore è stato acclamato il ventinovenne peruviano
Juan Diego Florez, protagonista della Sonnambula
scaligera della stagione 2000/2001. Miglior soprano, bissando
l'affermazione già conosciuta nel 1999, è stata eletta Fiorenza Cedolins
per la sua Leonora nel Trovatore andato in scena l'anno scorso al
Comunale di Firenze. Miglior baritono è stato proclamato Roberto Servile
per il suo Carlo Moor nei verdiani Masnadieri rappresentati al Massimo
di Palermo. La palma di miglior basso è andata a Michele Pertusi (che
l'aveva già vinta nel '99) per la sua performance in una parte che, in
realtà, è di baritono: quella di Falstaff nell'omonima edizione del
capolavoro verdiano ospitata dal Comunale di Bologna.

La grande prova offerta nella rossiniana La donna del lago al Rossini
Opera Festival ha fruttato infine a Daniela Barcellona non uno, ma due trofei:
il titolo di miglior mezzosoprano e il premio "Lucia Valentini Terrani", assegnato
per la prima volta e dedicato alla memoria dell'indimenticata cantante
prematuramente scomparsa pochi anni fa (è stato l'attore Alberto
Terrani, vedovo di Lucia, a presentare questo riconoscimento). Il premio
per la miglior regia e quello per la scenografia, che nelle due annate
precedenti avevano premiato l'audace talento di Hugo De Ana, quest'anno
sono trasmigrati entrambi a un sontuoso spettacolone tradizionalista
come Il trovatore allestito da Franco Zeffirelli all'Arena di Verona.
Questa serata dedicata alla memoria di Giorgio Banti (il compianto
vicedirettore di L'Opera mancato un anno fa) e arricchita dalle
esibizioni dei premiati accompagnati dall'Orchestra dei Pomeriggi
Musicali di Milano diretta al meglio da Giuliano Carella, sarà trasmessa
da Raitre entro novembre.

La spettacolarizzazione - nel senso buono - dell'evento è
stata particolarmente marcata perché, come spiega il
direttore di L'Opera Sabino Lenoci, «noi crediamo molto nella capacità
di serate come questa di attirare l'attenzione di un pubblico nuovo
sulla forma d'arte che più ci appassiona». Volti noti della tv nel
parterre (Paolo Limiti ed Emanuela Folliero, accanto all'attrice
Annamaria Guarnieri e alla scrittrice Gina Lagorio), glorie del nostro
teatro sul palco a consegnare i trofei ai premiati (il sommo tenore
Franco Corelli, il ballerino della Scala Roberto Bolle e l'eroica
Valentina Cortese che, pur febbricitante, ha voluto esserci a tutti i
costi; ma c'era anche la bellissima Claudia Koll, di cui non sono noti
legami col mondo della lirica se non per il titolo "mozartiano" del suo
film di debutto, il grassoccio Così fan tutte di Tinto Brass). E poi
c'era Pippo Baudo («il marito di Katia Ricciarelli» nel resto del
mondo), che ha scherzato sulle «ragioni familiari» che gli rendono caro
il mondo dell'opera, raccontato i suoi trascorsi di comparsa al Teatro
Bellini di Catania, cercato (e spesso l'ha trovata) la buona battuta e,
in una parola, ha "baudeggiato" da par suo, pur con l'inedito, garbato
senso della misura che si è scoperto a partire da Novecento .

Ma anche il Consumato Professionista per eccellenza della nostra tv può
trovarsi in soggezione (gli è successo davanti a Riccardo Muti, che ha lanciato
un grave e appassionato appello per «insegnare seriamente la musica ai
bambini, in modo da farne uomini migliori») o essere preso in
contropiede (è capitato quando Florez ha eseguito tra gli applausi la
micidiale Ah, mes amis dalla donizettiana Fille du Régiment coi suoi
nove Do di petto: Baudo, scherzosamente, lo ha invitato a ripeterla e
quello, spavaldo, lo ha fatto davvero e bene).

Anche le altre esibizioni dei cantanti hanno provato, senza eccezioni,
che i premi sono stati loro assegnati a buon diritto: Pace, pace, mio Dio
per la Cedolins, O mon Fernand per la Barcellona, Eri tu per Servile, l'aria
della Calunnia per Pertusi, più i duetti Cedolins-Servile (Mira d'acerbe lagrime),
Florez-Barcellona (Qual barbaro rigore dal rossiniano Viaggio a Reims) e
un'elettrizzante Suoni la tromba con Servile e Pertusi.


Pertusi «number one»
Elena Formica, Gazzetta di Parma, 2 November 2002

Ha vinto l'«Opera Award» per il suo «Falstaff» al Comunale di Bologna
Il miglior direttore, per l'«Otello», è Riccardo Muti

MILANO - The winner is... Muti che parla ai sordi! Splendido: Riccardo
Muti vince l'Opera Award come miglior direttore per l'Otello alla Scala
nel 2001 e - coup de théâtre - sigla con una battuta tagliente la
propria presenza sul palcoscenico del Teatro Dal Verme, giovedì sera,
dove Pippo Baudo dà l'impressione di stendere un velo d'ovvietà sulle
dichiarazioni del maestro in merito all'utilità della formazione
musicale per costruire cittadini capaci e consapevoli.
Già, Muti parla di civiltà (non solo musicale) e Pippo gli dice in
faccia che, in fondo, sta dilungandosi in «cose non difficili da
comprendere». Attentato di «lesa mutinità». E lui, la Scala fatta
persona, alza il profilo, fulmina e risponde: «Ancora una volta, un
dialogo da muti a sordi...». Silenzio totale, poi il Dal Verme scoppia
in un applauso: questa sì che è roba da bis! Non solo l'aurea
eccezionalità della Fille du régiment («Ah, mes amis») cantata da Juan
Diego Flores, vincitore dell'Opera Award per la categoria dei tenori
(con la Sonnambula a Milano) e meritevole, egli solo, d'una stretta di
mano dell'eccelso Corelli.

Non solo l'intensa Cedolins, che conquista il posto più alto del podio
come miglior soprano per la sua Leonora nel Trovatore fiorentino. E non
solo l'en plein come miglior regista e scenografo di Zeffirelli, che si
fa recapitare a domicilio l'Opera Award dal capo ufficio stampa
dell'Arena di Verona, visto che lì è stato applaudito il Trovatore della
vittoria. Merita il bis - da supersexy paperissima - l'exploit di
Claudia Koll che, dopo un bel po' di sviolinate sul metodo recitativo
appreso all'Actor's Studio di New York, inciampa di brutto sul nome del
baritono vincitore dell'Opera Award per l'eccellente interpretazione di
Francesco nei Masnadieri di Palermo: Roberto Servile, nobile linea di
canto «all'italiana», l'accento del cognome posato sulla prima «e», non
sulla «i» come preferisce la Koll.

Ma poco male, perché tanto Alvarez diventa due volte «àlvarez» per virtù
della biondissima fatina che affianca Baudo e si capisce che nulla,
ormai, potrà più nuocere alla «kermesse» inventata dal mensile L'Opera
su modello degli Oscar cinematografici: giunta quest'anno alla 3ª
edizione in pienezza di smalto, prestigio e considerazione.

Una gara tra artisti dove pubblico e critica selezionano i propri
beniamini «in sostanziale comunanza di vedute», come assicura Sabino
Lenoci, anima dell'iniziativa e autorevole direttore della testata. E'
dunque un dato ampiamente condiviso che Daniela Barcellona abbia vinto
l'Opera Award come miglior mezzosoprano in circolazione (per La donna
del lago a Pesaro), assicurandosi anche il Premio speciale Lucia
Valentini Terrani che una giuria di esperti presieduta da Katia
Ricciarelli destina all'interprete che si è segnalata, per eccellenza
artistica, nello stesso repertorio che fu della grande cantante.

L'Otello della Scala (Muti, Domingo, Nucci, Frittoli) si aggiudica
l'Oscar di Opera come miglior spettacolo, guadagnando a Franca
Squarciapino il titolo di miglior costumista. E - dulcis in fundo - va
al parmigiano Michele Pertusi, per la seconda volta, l'Opera Award come
basso «number one», sebbene premiato per il suo Falstaff (baritono) al
Comunale di Bologna. Accompagnati dall'Orchestra dei Pomeriggi Musicali
diretta da Giuliano Carella, i cantanti hanno regalato al pubblico uno
straordinario concerto tutto da applaudire.

Quanto a Pertusi, ecco il suo commento: «Due volte l'Oscar: mi sento
come Robert De Niro...! Suvvìa, sto scherzando. Ma un fatto è certo:
sono stato premiato per un ruolo da baritono in un Falstaff che era nato
per far discutere, volutamente costruito per scatenare le opinioni più
disparate. Invece eccomi qua. Pubblico e critica concordi: praticamente
un trionfo».


A Milano ovazioni al tenore Franco Corelli
Carla Maria Casanova, Gazzetta del Sud,  2 November 2002

Per scene e regia premiato Franco Zeffirelli
Festosa consegna degli Oscar della lirica

MILANO - La grande autenticità dell'opera lirica è emersa l'altra sera
al teatro Dal Verme durante la serata dell'«Opera Award 2001», indetto
per il terzo anno dalla rivista «L'Opera», nella persona del suo
direttore Sabino Le Noci. Nel tripudio di applausi, nominations, premi e
Vip (da Valentina Cortese a Riccardo Muti, Carlo Fontana sovrintendente
della Scala, Claudia Koll, Maurizio Nichetti, Ombretta Colli presidente
della Provincia di Milano, Eva Magni, Annamaria Guarneri...) tutti
gestiti da uno spumeggiante Pippo Baudo per la ripresa tv - la magica
standing ovation, massimo riconoscimento del pubblico dello spettacolo,
l'ha suscitata l'apparizione di Franco Corelli, mitico tenore assente
dalle scene da un quarto di secolo. Perché «quelli dell'opera»,
fracassoni e viscerale finché si vuole, hanno di buono che non
dimenticano. Tutta la manifestazione è stata peraltro ricca di spunti
stimolanti. Premiato quale miglior direttore del 2001 Riccardo Muti, per
l'«Otello» della Scala. L'opera si è meritata anche l'Award per le voci
«miglior spettacolo» e «costumi» (Franca Squarciapino). Muti ci ha
gratificati di un breve fervorino sulla situazione musicale italiana,
accennando all'esperimento fatto in Germania su scolari cui si è
impartito l'insegnamento della musica e altri no. Inutile dire che
quelli che studiano musica sono risultati più equilibrati, più
socialmente inseriti e con più largo profitto in tutte le materie. «Ma -
ha concluso il maestro - sono i soliti discorsi di Muti a sordi». Per
regia e scene i voti sono andati a Franco Zeffirelli, per il «Trovatore»
dell'Arena di Verona. Tutti di primo piano i «migliori cantanti 2001»:
la friuliana Fiorenza Cedolins (soprano), la triestina Daniela
Barcellona (mezzosoprano), il parmigiano Michele Pertusi (basso), il
ligure Roberto Servile (baritono). Tenore è stato votato il peruviano
29enne Juan Diego Florez che nell'esibizione con l'Orchestra dei
Pomeriggio di Milano diretta da Giuliano Carella, ha cantato
l'acrobatica «Mes amis» («l'aria dei 9 do») da «La Figlia del
Reggimento». Uditorio in delirio, con battimani e «battipiedi». Baudo ha
stuzzicato. «Si potrebbe ripetere?» «Si può fare» ha risposto Florez, e
ha bissato. Muti, Pertusi e la Cedolins ricevono l'Opera Award per la
seconda volta. È stata infine istituita, in ricordo dell'indimenticabile
mezzosoprano, la prima edizione del «Premio L'Opera - Lucia Valentini
Terrani», che Alberto Terrani ha consegnato quest'anno a Daniela
Barcellona. L'intera serata sarà trasmessa da Raitre entro la fine di
novembre.

El premio anual de la revista L'Opera
Jorge Binaghi, Operayre, November 2002

Milán, Teatro dal Verme, 31 de octubre. Concierto de los ganadores con la orquesta dei Pomeriggi Musicali dirigida por Giuliano Carella

En su tercera edición, el premio ha adquirido un nombre: el del vicedirector de la revista, Giorgio Banti, que dejó de existir casi hace un año, poco después de la segunda entrega.

Personalmente, creo que esta vez la revista ha alcanzado casi totalmente los objetivos que se proponía: algo inexistente en Italia y ofrecer la oportunidad de hacer una especie de balance de la situación. Aunque se llama "internacional" y empiezan a aparecer entre los finalistas nombres de otras latitudes (Dessay, Fleming, Hrovostosky, Alvarez, Cura, De Ana -unos cuantos argentinos como puede verseY en la sala se encontraba presente también como invitada especial Adelaida Negri), por ahora el sistema de votación lo convierte en un premio esencialmente italiano Pero tal vez sea cuestión de tiempo. El ritmo de la velada es mucho mejor y sostenido por la presencia de un conductor famoso como Pippo Baudo (con su incuestionable experiencia, aparte de que a uno ciertas intervenciones le puedan parecer poco serias o cuestionables), aunque al parecer eso hace inevitable la de figuras televisivas o del mundo del "espectáculo" que- fuerza es reconocerlo- tienen un magnetismo especial para muchos "personajes" del periodismo, de la política y de la propia "cultura" (nótense bien todas las comillas, por favor). Y un cero para los equipos técnicos que no tuvieron el menor miramiento para los cantantes haciendo todo tipo de ruidos con cables y cámaras en medio de sus intervenciones. Pero eso dentro de lo mejorable, y después de todo por primera vez el concierto se retransmitirá en diferido por Rai 3. La parte musical tuvo una gran categoría, al ser la primera vez que los premiados daban una prueba de su arte (lo que, de paso, sirvió a quien esto firma y que participó de las votaciones, para ratificar o rectificar la bondad de las decisiones -huelga decir que, como el año pasado, no siempre he estado de acuerdo con las mismas) y al haberse puesto a un maestro como Giuliano Carella, a quien le sobra oficio, experiencia y capacidad para ponerse al frente de la siempre perfectible orquesta de los Pomeriggi Musicali con muy pocos ensayos -y menos aún con los intérpretes (encontrar una fecha para que estuvieran todos fue un verdadero milagro). Si la obertura inicial del BARBERO no pasó de lo discreto, el intermezzo de ADRIANA LECOUVREUR -que abría la segunda parte- fue excelente.

El mejor director resultó Riccardo Muti por OTELLO en la Scala, quien asistió sólo a la primera parte del concierto y tuvo unas palabras dignas de alabanza por su insistencia en pedir a los responsables una mayor importancia de la música en la educación (pero fue perceptible el insistente aplauso de la audiencia cuando se nombró entre los otros candidatos -eran cinco por cada categoría- a Claudio Abbado). Franco Zefirelli, ausente (las causas pueden ser múltiples, pero no es lugar este para hacerse eco de rumores y polémicas) ganó los rubros de regie y escenografía por su TROVATORE veronés, y Franca Squarciapino el de vestuario por el mismo OTELLO mencionado. Los cantantes fueron Fiorenza Cedolins por el mismo TROVATORE, Juan Diego Florez por la SONNAMBULA de la Scala, Daniela Barcellona por LA DONNA DEL LAGO de Pesaro. Roberto Servile por los MASNADIERI de Palermo y Michele Pertusi por su primer Falstaff en Boloña. Como el propio cantante señaló, no se trata de un rol y un autor con el que se lo identifique, ni tampoco pertenece a la tipología de bajo por el que se lo premió. Tengo el máximo respeto por Pertusi, a quien oí un excelente Raimundo en Catania, pero ni su versión de la calumnia rossiniana ni, mucho menos, el "Suoni la tromba" belliniano, lo mostraron bajo una luz favorable: la voz lució destimbrada, opaca. En el último dúo lo acompañó Servile que también interpretó con Cedolins el del TROVATORE y el "Eri tu" del BALLO. Se trata de otro buen cantante, pero como tal vez se recuerde de su reciente Ezio en Buenos Aires, ni el volumen, ni la emisión ni el fraseo son los del gran barítono verdiano.

Ciertamente es un cantante honesto, y al lado de otros barítonos peninsulares incluso más conocidos o más "impulsados", no intenta hacerse pasar por lo que no es, cosa que en este momento de la lírica y de la sociedad es muchísimo (pero no todo).
Barcellona empezó muy emocionada y con cierta timidez en la versión francesa original(es un decir, se entendió muy poco) de O mio Fernando de LA FAVORITE, que dijo y cantó con gusto y elegancia pero sin verdadera participación. En cambio, animada por el doble premio (se otorgó, por primera vez, el Lucia Valentini-Terrani, que recibió de manos del viudo de la artista) interpretó a su habitual nivel extraordinario el dúo de Melibea y Belfiore del VIAGGIO A REIMS, demostrando que es incuestionablemente en Rossini, por el momento, donde se encuentra su fuerte. Claro que quien la acompañó fue ese sensacional Juan Diego Florez, que a sus 29 años es un maestro total (lo había oído en Bolonia hace menos de dos años en la misma parte y, cosa increíble para la edad y para el nivel de entonces, se ha superado a sí mismo). Que se llevó el aplauso de la noche y tuvo que bisar la segunda parte de la temible aria de Tonio en LA FILLE DU REGIMENT, con toda justicia porque no fue en ningún instante menos que perfecto en todo, ayudado por un timbre que habitualmente no se asocia con un tenor ligero rossiniano. Le siguió de cerca Fiorenza Cedolins con una versión de la amplitud y poderío debidos (aunque no dominó siempre el vibrato), a los que casi ya no se está acostumbrado, y en nada reñidos con la elegancia, que requiere un aria también terrorífica como "Pace, pace mio Dio", rematada con un "Maledizione" de los de una época que provocó una tempestad de aplausos , además del reclamo de varias personas presentes de oirla en la Scala (en otra parte hablo de su concierto de presentación en Milán por estas mismas fechas).

Pero si Valentina Cortese ofreció una pálida imagen de sí misma al entregar el premio a Muti, la mención por Cedolins de la ausente con aviso Renata Tebaldi provocó una sentida ovación. Pero quien le entregó a ella el premio fue su compañero de tantas noches gloriosas en el Met. A uno podía costarle creer que ese hombre frágil de 80 años fuera el mismo Franco Corelli que encandilaba a las audiencias. Pero el tenor subió al escenario, se desató un justificado delirio con prácticamente toda la sala de pie (el maestro Muti no lo hizo), y la inseguridad dio paso a un discurso corto pero meduloso, la esencia del cual fue "finalmente, estoy contento de que me haya tocado cantar en el momento en que lo hice, porque tenía grandes colegas y se hacían grandes espectáculos, y veo que ustedes todavía se acuerdan y lo aprecian" A esa altura, además de gritos y aplausos, había varios pares de ojos brillantes. Y eso también es algo que cuenta para el balance. Que terminó con un aplauso para el "alma mater" del evento, el director de la revista, Sabino Lenoci.


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This page was last updated on: January 9, 2003