ALAGNA MAIN PAGE
ARTICLES INDEX
REVIEWS INDEX
VOCE DI TENORE SITE MAP
SITE NEWS & UPDATES
BACKGROUND ARTICLES

Werther, Torino, June 2005
Roberto, David and Frédérico Alagna in 1997
Photo by Simon Fowler

Roberto Alagna «Sono un Werther che si trasforma»Sistema Musica, June/July 2005
David e Frédérico Alagna: «Charlotte è la vera vittima», Sistema Musica, June/July 2005
Alagna, attacco a Muti «Ha distrutto la Scala», La Stampa, 10 June 2005
Alagna attacca Muti "Oscura i cantanti", La Repubblica, 10 June 2005
Alagna, una famiglia all´Opera, La Repubblica, 12 June 2005
___________________________________________________________
«Sono un Werther che si trasforma»
Luca Del Fra, Sistema Musica, June/July 2005

Un anno musicalmente francese per Roberto Alagna: dal Werther al Metropolitan e ora al Regio di Torino, al Faust al Covent Garden passando per il Cyrano de Bergerac e la Carmen. Di certo le sue origini franco-siciliane gli garantiscono il perfetto equilibrio tra sonorità del testo e alta temperatura emotiva. Se il tenore è il centravanti della lirica, Alagna troverebbe infatti posto in qualsiasi nazionale: oltre che per l'indiscussa classe anche per la sua generosità sul palcoscenico.

Da molti considerato l'apice dell'arte di Massenet, proprio Werther trova nella vocalità del suo protagonista stile, eleganza, grande passionalità: «Spesso capita di vedere il personaggio di Werther  esordisce Alagna  in gran tormento sin dalle prime scene: invece credo sia importante afferrare il cambiamento del suo animo. All'inizio è un giovane che fa un inno alla natura e in fondo è anche felice. Incontra Charlotte, s'innamora per la prima volta e da romantico qual è porta i suoi sentimenti fino alle estreme conseguenze».

Il fatto di aver coperto ruoli più drammatici  Manrico in particolare  ha influito in qualche modo nella sua interpretazione di Werther?

«Caruso diceva di aver imparato a cantare facendo Aida: io l'ho interpretata per la prima volta quest'anno e penso che ci si arricchisce ogni volta che si affronta un ruolo nuovo. Ma anche l'allestimento influisce sull'interpretazione: l'anno scorso al Met il Werther era un allestimento di trent'anni prima ripreso in onore di Corelli, e in quel caso la difficoltà era riuscire a esprimere le proprie caratteristiche».

A proposito di regie: nel Faust al Covent Garden lei faceva anche una capriola in aria. Oggi i cantanti d'opera sembrano più disposti alla recitazione.

«È una mia idea che il regista David McVicar ha accettato: serviva a visualizzare come il vecchio Faust pieno di reumatismi ringiovanisse improvvisamente. Con i registi cerco sempre di collaborare perché oggi non è più possibile cantare come si faceva una volta, altrimenti tanto vale fare la versione da concerto».

A pochi mesi da Bohème lei torna al Teatro Regio

«Perché ho trovato un ambiente professionale e rispettoso degli interpreti, e penso che il Regio diventerà il teatro dove lavorerò di più in Italia. Abbiamo molti progetti in cantiere: nel 2006 ci sarà Manon Lescaut per la quale siamo riusciti a convincere l'attore Jean Reno a curare la regia».


David e Frédérico Alagna: «Charlotte è la vera vittima»
Luca Del Fra, Sistema Musica, June/July 2005

«Si vedono spesso messe in scena di opere in cui sul palcoscenico non rimane quasi più nulla: sono astratte e perciò considerate moderne. Ma in teatro la modernità non è solo una questione estetica, deriva anche dal sentimento che portiamo sul palcoscenico e dall'emozione che da lì rimbalza al pubblico in sala». Così David Alagna precisa un approccio alla regia d'opera che sta sviluppando insieme al fratello Frédérico, e che si concretizzerà al Regio di Torino con il nuovo allestimento del Werther di Massenet. Entrambi musicisti, hanno realizzato un cd di canzoni e romanze in cui accompagnano Roberto Alagna, loro fratello maggiore con cui spesso collaborano; alle spalle hanno studi nelle arti plastiche e varie regie nel campo del teatro musicale: Pagliacci, L'amico Fritz, Il barbiere di Siviglia e il recente Cyrano de Bergerac di Alfano di cui sta uscendo il dvd. Infine stanno lavorando alla loro prima opera: Le dernier jour d'un condamné da Victor Hugo. Precisa Frédérico: «Qualcuno ha definito la nostra regia tradizionale, ma significa solo che curiamo molto i dettagli scenici e nello stesso modo cerchiamo di dar voce ai sentimenti. Naturalmente passione e sentimenti del melodramma sono la parte più complessa da trasmettere a una sensibilità contemporanea».

Scintilla dello Sturm und Drang, breviario della Romantik, Werther è pieno di passioni e sentimenti...

David: «È certo una vicenda romantica, eppure c'è anche qualcosa in più: nonostante si concluda con il suicidio del protagonista, con il Werther Goethe scrive un libro autobiografico dove racconta una sua vera storia d'amore. Anzi proprio l'invenzione del finale in qualche modo lo rende il libro romantico per eccellenza: tuttavia la forza del Werther a mio giudizio è nel parlare di sentimenti forti, ma veri e realmente esistiti. Al canto e alla bellissima musica di Massenet perciò cercheremo di aggiungere una credibilità nei movimenti, nel modo di raccontare il dramma, evitando qualsiasi esagerazione».

Dunque come lavorerete sul triangolo tra Werther, Charlotte e Albert?

Frédérico: «Partiamo da Charlotte, spesso vista come un personaggio forte, invece noi vorremmo metterne in luce il lato femminile»

David: «Charlotte ha promesso al capezzale della madre che avrebbe sposato Albert quando era ancora bambina e non sapeva che cos'erano l'amore e la passione; senza rendersi conto della rinuncia che stava facendo. Cercheremo di rappresentarla come una ragazza fragile e timida, legata a una questione d'onore che la distrugge completamente».

Frédérico: «Al confronto Werther è un personaggio più maturo: nel dramma sembra emergere in lui una frustrazione che possiamo immaginare derivi dalla sua infanzia e che lo spinge verso l'autodistruzione. È un aspetto interiore di Werther, non deve essere esagerato nella recitazione: ma è chiaro che a un certo punto lui cerca la sofferenza, l'annichilimento, lei invece assolutamente no».

David: «E alla fine la vittima, quella che soffre maggiormente è proprio Charlotte, che nella nostra lettura assomiglia a sua sorella Sophie... No, non sarà la Charlotte della tradizione verista».

La vicenda del Werther si svolge nella seconda metà del Settecento: la vostra ambientazione invece?

David: «Abbiamo deciso di spostare la messa in scena leggermente più avanti, cioè nell'Ottocento, evitando però riferimenti a mode o anni precisi».

Quando affrontate una regia vi dividete i compiti?

David: «No, lavoriamo in totale simbiosi: il che comporta un continuo confronto: su alcune cose naturalmente siamo subito d'accordo, su altre discutiamo. Ma la concezione generale, le scene, i costumi nascono grazie a un lavoro collettivo».

Frédérico: «Semmai durante le prove in teatro David segue gli attori sul palcoscenico, mentre io guardo la scena dalla platea: riusciamo così ad avere una visione d'insieme e di dettaglio»

(Durante le recite di Werther, nel Foyer del Toro sarà allestita una mostra di sculture bronzee di David e Frédérico Alagna.)


Alagna, attacco a Muti «Ha distrutto la Scala»
Armando Caruso, La Stampa, 10 June 2005

«In Francia la lirica sta vivendo una sorta di rinascimento, che lascia sperare in un buon futuro. In Italia c'è una decadenza totale. Come si può permettere che un direttore come Riccardo Muti distrugga la grande tradizione della Scala, che non sia capace di comprendere l'orchestra, che non permetta ad altri musicisti celebri di salire sul podio? Perché un grande come Levine non ha potuto dirigere alla Scala?» Non usa mezze misure Roberto Alagna, divo e tenore, protagonista sul palco del Teatro Regio di Torino del «Werther» di Massenet che debutta mercoledì 15 giugno alle 20,30. Mentre critica aspramente il maestro Muti e il suo modo tirannico di gestire l'orchestra e il teatro più famosi del mondo, Alagna loda il direttore torinese Evelino Pidò con cui sovente lavora: «E' sempre attento ai cantanti, ad adattare i tempi a seconda del loro stato d'animo, della loro condizione fisica. Non si possono tenere sempre gli stessi tempi incalzanti come fa Riccardo Muti. Che pena per una situazione così pesante. Oggi La Scala è l'ultima al mondo tra i grandi teatri lirici. Tutti dovrebbero avere il coraggio di denunciare queste situazioni. Io non ho alcun timore a dire ciò che penso».

Roberto Alagna e i suoi fratelli (David e Frédérico, compositori, scultori, pittori scenografi, registi) sono una inesauribile macchina teatrale: tenacia, consapevolezza del proprio valore artistico, attenti osservatori del mondo che li circonda, incontenibile entusiasmo, creativi esperti di marketing, suscitano l'idea che tutto sia incredibilmente perfetto. Una famiglia di origine siciliana che ama la Sicilia, la Francia e l'Italia con incondizionato affetto, ma anche con spirito aspramente critico soprattutto quando parla della Scala e del suo ex direttore Riccardo Muti. I due fratelli, più giovani di 12 e 11 anni, ammirano Roberto, lavorano con lui e per lui, condividono (non sempre, dicono) le sue idee, ma alla fine sono tutti e tre concordi nell'osservare che il risultato artistico dev'essere la sintesi del loro pensiero. Dal mese scorso la «famiglia Alagna» lavora al «Werther» Fanno tutto in sintonia: regia, scenografia, rivendicano alcune osservazioni sul libretto di Edouard Blau, Paul Milliet e Georges Hartmann tratto da Goethe, espongono loro sculture nel foyer del teatro «tra il classico e l'arte contemporanea», lodano il Regio «l'unico in Italia che lavora con serietà assoluta in tutti i settori», ma subito dopo Roberto dice senza mezzi termini al sovrintendente Walter Vergnano: «Il palcoscenico del Regio ha l'acustica peggiore che mi sia capitato di valutare durante la mia carriera. L'aria è secca, bisogna inumidirla, non si sente che cosa cantino i colleghi, la voce sembra non "bucare" l'orchestra, è un palcoscenico sordo. Il pubblico in sala sentirà bene, ma in scena è un castigo di Dio. Dobbiamo trovare una soluzione, altrimenti sarà difficile per me tornare a cantare qui e sarebbe un gran peccato perché amo lavorare con voi».

Il tenore, che l'altra sera se l'è vista brutta a causa di un incidente stradale, è in gran forma: parla a ruota libera, con David e Fréderico analizza nota per nota l'opera, i sentimenti forti, l'umanità dei due personaggi principali Werther e Charlotte, ma anche quello della sorella di Charlotte, Sophie, anch'essa innamorata di Werther, della sua ingenuità, della passione che lo condurrà al suicidio. Alagna, che differenza di stile c'è tra il suo Werther e quello di Alfredo Krauss? «Per me lo stile non esiste. Lo so che dico un'eresia, ma lo stile cambia con i tempi. Ciò che conta sono i sentimenti e nella musica di Massenet e nel libretto i sentimenti mutano col mutare delle situazioni. E anche la musica francese non è quella italiana, in cui a volte si cercano effetti vocali, ma mira più all'essenza del dramma. Ciò che mi interessa è cantare facendo comprendere che sto vivendo la mia contemporaneità. E questo avviene sia che canto in francese, sia ch'io canti in italiano». David e Frédérico sono un'anima sola: «Quando mettiamo in scena un'opera analizziamo i caratteri di tutti i personaggi. Non pensiamo a un protagonista, ma al dramma nel suo contesto. Nel "Werther" Charlotte e Sophie sono due tenere fanciulle coscienti che qualcosa cambierà la loro vita». I fratelli Alagna stanno scrivendo un libro sulla saga della loro famiglia («Nostro nonno cantava in teatro a New York, era amico di Enrico Caruso»), hanno prodotto il DVD del «Werther» («che sarà una meraviglia»), stanno componendo l'opera «L'ultimo giorno di un condannato» tratta dal romanzo di Victor Hugo, ed altre melodie per canto e pianoforte. E ripensano alla sceneggiatura del film «I pagliacci» che vorrebbero realizzare («se il mercato ce lo permettesse»). Infine, la ricetta di Alagna per salvare la lirica: «Bisogna tornare al divismo». Lei si sente un divo? «Certo, ma con il sale in zucca, un divo moderno, cosciente del proprio valore artistico e delle esigenze sociali della sua epoca».


Alagna attacca Muti "Oscura i cantanti"
Susanna Franchi, La Repubblica, 10 June 2005

«L´opera ha bisogno di divi per riconquistare pubblico, ma il divo deve essere il cantante, non il direttore d´orchestra, come è stato il caso di Riccardo Muti alla Scala». Il tenore Roberto Alagna, che il 15 giugno canterà al Regio di Torino il suo primo Werther di Massenet in Italia, ha criticato in una conferenza stampa l´atteggiamento "divistico" dell´ex direttore musicale del teatro milanese: «Perché Muti non invitava altri grandi direttori a dirigere alla Scala? Perché doveva esserci solo lui. Così la Scala, che era il primo teatro al mondo, ora non lo è più. Un direttore deve respirare con il cantante, capire le sue esigenze, le differenti personalità; quando abbiamo fatto Traviata alla Scala su ciò che lui decideva non c´era possibilità di dialogo. L´opera è fatta da gente che lavora insieme per un risultato comune, non da un divo sul podio».

 
Alagna, una famiglia all´Opera
Susanna Franchi, La Repubblica, 12 June 2005

Werther secondo gli Alagna, ovvero Roberto (tenore), David e Frédérico (registi e scenografi). Mercoledì prossimo al Teatro Regio va in scena Werther di Jules Massenet diretto da Alain Guingal e con Roberto Alagna come protagonista, il tenore che quest´anno ha inaugurato la stagione cantando in Bohème, Charlotte è Monica Bacelli, Albert è Marc Barrard, Sophie è Nathalie Manfrino, i costumi sono di Louis Désiré. Regia e scene sono affidate ai due fratelli minori del tenore che sono anche scultori (nel corso delle recite il Foyer del Toro ospiterà una loro mostra di sculture in bronzo, legno e calcestruzzo intitolata «Autour des premiers bronzes»), chitarristi e compositori: «Loro sanno tutto di me, capiscono cose che un altro regista non può capire  racconta Roberto Alagna  Noi ci capiamo al volo. Tra di noi c´è un´armonia contagiosa, ma io non tendo a imporre le mie idee perché sono il maggiore, parliamo, discutiamo e ognuno cerca di convincere gli altri due, e sappiamo riconoscere quando un altro ha ragione. Poi, per fare un accordo, ci vogliono almeno tre note!».

Com´è il suo Werther? «È molto realista, quando entra in scena è un giovanotto felice che canta un inno alla natura, non è subito uno depresso come troppo spesso si vede, gli piace tutto, vede Charlotte ed è subito un colpo di fulmine, ma lei è già promessa ad Albert e quindi da lì nasce la sua "malattia" che lo porterà ad uccidersi. Forse se andava a letto con Charlotte nel primo atto si salvava!».

Werther diventerà un dvd, il primo nella storia del Regio. «La nostra regia teatrale è già molto cinematografica, nel senso che pensiamo già subito alla sua realizzazione cinematografica  spiegano all´unisono David e Frédérico  Abbiamo curato ogni particolare, ogni personaggio, non solo il triangolo amoroso Werther-Charlotte-Albert, ad esempio Sophie, la sorella minore di Charlotte, è molto importante, anche lei ama Werther e non ne è ricambiata, tra le due sorelle ci sarà una grande complicità, si aiuteranno molto perché entrambe soffrono. Werther è votato alla morte, ma per lui la morte non è la fine, è come se cercasse da sempre questa autodistruzione che lo deve portare in un´altra dimensione. Così lo abbiamo vestito di nero, all´inizio, come se fosse più "materiale", mentre man mano che si avvicina alla morte è vestito sempre più chiaro, fino al bianco finale, perché è come se lasciasse la materia e si trasformasse in uno spirito».

I fratelli Alagna hanno in cantiere un altro importante progetto: una prima mondiale di un´opera tratta da L´ultimo giorno di un condannato a morte di Victor Hugo, David ha scritto la musica, Roberto e Frédérico il libretto: la prima è fissata per il 2007 a Montpellier.

GO TO TOP OF PAGE

This page was last updated on: June 12, 2005