REVIEW La Traviata, Macerata, July 2003 |
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Macerata: La Traviata Renato Olivelli, Opera Click, July 2003 Si è aperta la trentanovesima stagione lirica dello Sferisterio di Macerata nel segno di Josef Svoboda. Il famoso scenografo e regista ceco, creatore per eccellenza di illusioni sceniche, scomparso di recente all'età di 81 anni, è stato ricordato dalla città marchigiana con la presenza in cartellone, per questa stagione, di due spettacoli da lui creati negli anni '90 cioè "Traviata" e "Lucia di Lammermoor." Sabato 19, serata inaugurale, è andata in scena la "Traviata degli specchi", spettacolo insignito del premio Abbiati della critica, e che ha trionfato a Cagliari e altrove in Europa, e qui giunto alla quinta riproposta. Il magico teatro all'aperto era esauritissimo, come da anni non si vedeva. L'immenso muro su cui ogni regista e scenografo è chiamato a sbizzarrire le proprie capacità creative era un enorme specchiera che si innalzava durante il preludio, e su cui si stagliavano delle immagini preziose e bellissime, dipinte a mano, stese a terra. La scenografia diventava quindi protagonista inattesa del dramma, lo specchio ci coinvolgeva, ci abbracciava, ci piegava ai suoi voleri ci faceva vedere ciò che decideva, in esso, noi pubblico incredulo, ci siamo specchiati, forse abbiamo ritrovato un po' di noi stessi, per poi ripiegarsi lentamente nel finale e lasciarci con una sensazione di finito, di perduto, di morte. Il primo atto era una festa stanca, quasi al termine, un bordello in cui ogni piacere è stato consumato, in cui tutti ubriachi di champagne e stanchi della serata trascorsa si muovevano barcollando, i costumi liberty ci riportavano ad un società decadente, mitteleuropea quasi primo decennio del secolo passato, alla vigilia della prima guerra mondiale, una società quindi annoiata, pronta ad essere sconvolta dai forti avvenimenti bellici che di lì a poco avrebbero cambiato gli equilibri politico-sociali del continente. Molto forte doveva essere quindi Violetta, per muoversi in questo ambiente e affrontare il suo dolore interno e fisico, però forte non era abbastanza, ella era fragile, delicata, una farfalla trafitta che si è spenta lentamente, persa nel grande spazio dello Sferisterio, in balìa di due uomini molto più forti di lei, quasi incosapevole di quello che le succedeva attorno, schiacciata dalla sua immagine riflessa nell'enorme specchio alle sue spalle. Nel secondo atto, i protagonisti cercano di affrontare i loro drammi, il loro personale dolore, ma l'intimità non è raggiunta, è impossibile, lo spazio vuoto li circonda, li avvolge li soffoca, lo specchio è sempre lì che incombe, che tutto riflette, quasi a ricordare che il loro destino è ormai segnato. Meglio tornare alla solita vita piena di illusioni e di piaceri, meglio ributtarsi nei vorticosi sollazzi delle feste parigine, tutto pero è scritto, tutto corre verso la morte. Il terzo atto, il più bello, scenograficamente, è nella musica del maestro Verdi una lentissima marcia funebre che ha visto un 'arena illuminata completamente, all'improvviso, mentre Violetta intonava "Se una pudica vergine..." e tutti allora, stupiti e incantati, ci siamo specchiati nella grande parete di fronte a noi... chi non riconosce in fondo, un po' di sè nella musica verdiana, musica dell'anima e musica dell'uomo? Eva Mei, gentile protagonista, è bella e giovane, marchigiana di origine.Rossiniana e Mozartiana, di rango, vuole cantare Traviata, che è pur sempre scrittura verdiana onerosa, anche se affrontata nel passato e nel presente da voci di soprano leggero come la sua (vedi la Gruberova, vedi la Serra, e molte altre). Prima volta Violetta in Italia, primo ruolo all'aperto, prima volta allo Sferisterio. Insomma un debutto. Leggera, pulita, dolce, scorrevole. Un bicchiere di cristallo che si infrange nell'enorme spazio maceratese che pur possiede acustica perfetta. Il primo atto è stato scontatamente brillantissimo ,la puntatura finale era all'appello, i re bemolle di "gioir "erano belli e sicuri , tutte le "roulades" erano gradevolissime. ll secondo atto è un po' "troppo" pesante per la Sig.ra Mei nonostante un "amami Alfredo" molto intenso, seppur troppo forzato, e un attacco del concertato finale quasi magico. Il terzo atto è stato ricamato a dovere di mezzevoci e suoni dolcissimi, eterei, che svanivano nel nulla, una Violetta, molto suggestiva, una bomboniera, anche se più adatta ad affrontare, saltuariamente, il ruolo in un teatro al chiuso. La critica: perchè rovinare il tutto con quel orripilante risataccia prima del "sempre libera" e perchè in punto di morte concludere la propria prestazione invece che con un acuto spezzato dal dolore, con un urlaccio? Inspiegabile. Giuseppe Sabbatini, è Alfredo da tanti anni, il ruolo è suo totalmente, cantante di grande stile e classe anch'egli debuttante all'aperto e nonostante l'ingrato timbro, ci ha regalato un personaggio sfumatissimo, cantato come si deve, rendendo giustizia ad un ruolo troppo sottovalutato, la cabaletta del secondo atto è stata eseguita, ripetuta e variata, alla perfezione, "Parigi o cara" è stato attaccato in maniera impeccabile, quasi sospeso nel nulla, la sua emissione è da manuale e la voce all'aperto non ha avuto alcun problema, anzi... Stefano Antonucci, ha sostituito all'ultimo momento il baritono indisposto Vratogna, ed è stato un Germont deciso, forte, robusto, con bella voce che un po' spinta riempiva tutto lo Sferisterio, soffocando, però, troppo Violetta nel secondo atto. Il regista Brokhaus invece di ridurre al minimo le azioni e le movenze dei personaggi in un allestimento già sul nascere molto coinvolgente, pur di dire qualcosa di nuovo a introdotto orribili novità per le azioni dei protagonisti come Flora Bervoix che a cavalcioni di un festaiolo lo incita all'allegria con frustino sulle natiche. Daniele Callegari ha fatto quello che ha potuto, onesto mestiere con onesta orchestra. Coro lirico marcigiano molto ben preparato. La Sig.ra Ricciarelli, neo Sovrintendente, elegantisssima e senza marito, in compagnia del maestro Pizzi faceva gli onori di casa ad un pubblico che oltre a tutte le autorità del luogo era composto da parecchi stranieri. Bella serata, non magica. Locandina 19 luglio 2003 Violetta Valèry - Eva Mei Alfredo Germont - Giuseppe Sabbatini Giorgio Germont - Stefano Antonucci Flora Bervoix - Cinzia De Mola Annina - Mirela Cisman Barone Douphol - Lucio Mauti Marchese d'Obigny - Marcello Mosca Direttore - Daniele Callegari Regia - Henning Brockaus Scene - Josef Svoboda |
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