REVIEWS Lucia di Lammermoor, Teatro Lirico Cagliari, June 2004 |
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Giuseppe Sabbatini & Mariella Devia «Lucia», il melodramma ritrovato, La Nuova Sardegna, 6 June 2004 Due grandi per Lucia di Lammermoor, L'Unione Sarda, 5 June 2004 _______________________________________________________________ |
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«Lucia», il melodramma ritrovato Daniela Sari, La Nuova Sardegna, 6 June 2004 Al Comunale di Cagliari l'opera di Donizetti diretta da Gerard Korsten CAGLIARI. Agosto del 2000. Al Comunale andava in scena «Lucia di Lammermoor» di Gaetano Donizetti. Ad attenderla, un pubblico di appassionati disposti a restare in città sopportando la calura estiva. Ne valeva la pena perché fu una sorpresa rara, un momento di grazia che segnò la storia recente del Teatro Lirico, conquistando addirittura il prestigioso "Premio Abbiati". Ed ora quell'allestimento è tornato in scena: stesso teatro, stesso pubblico e quasi stesso cast. Sul podio Gerald Korsten e alla regia Denis Krief, autore anche di scene, costumi e luci. In palcoscenico lei, la grande Mariella Devia, voce femminile tra le più autorevoli nel panorama lirico internazionale. L'Edgardo al suo fianco non è più il Marcelo Alvarez dell'edizione 2000, ma il carismatico Giuseppe Sabbatini, erede delle imponenti voci della tradizione italiana. E se Raimondo conquista l'interpretazione di Carlo Colombara e Arturo ha il volto inedito di Blagoj Nacoski, immutati restano i ruoli di Enrico (Vladimir Stoyanov), Alisa (Damiana Pinti) e il normanno (Enrico Cossutta). Come allora, «Lucia di Lammermoor» dimentica le atmosfere storiche di Walter Scott messe in libretto da Salvatore Cammarano. Non è dato sapere tempo e luogo, in questo universo scenico tagliato da geometrie improvvise e segnato da luci livide, filtrato da un velo scuro e improvvisamente spalancato sul mare d'inverno. Uomini in stile Grande Guerra, donne sbiadite nell'anonimato. Masse trattenute per lunghi istanti di musica evocano segni pittorici di tanto Novecento. Vincono i simboli, i tratti lucidi di un'interpretazione che vuol essere visivamente gelida, improntata al distacco per definire realtà parallele, al confine tra verità e sogno, tra ragione e pazzia. È il ben noto minimalismo di Krief, qui riuscito meglio che altrove. E ha motivo di esistere soprattutto in relazione alla lettura che la bacchetta di Korsten offre per questa musica. Il direttore, quando affronta la partitura di "Lucia", dimentica l'ostinata prudenza che il pubblico ha ormai imparato a conoscere. E decide che questi sono temi vitali, pulsanti, assolutamente appassionati pur nel rigore virtuosistico. Così spinge l'orchestra, puntuale e attenta, a dipingere un affresco sonoro dai colori vividi, intensi, carichi di pathos ma anche dolcemente elegiaci, regolati da un fraseggio discorsivo e scanditi da prove solistiche di pregio. La musica incalza e ferisce, sussurra e accarezza. Plasma una storia d'amore e di morte, di potere e di follia. Plasma la storia di Lucia, che Donizetti pensò con voce d'usignolo e che Mariella Devia illumina con un'interpretazione commovente. Aldilà dell'aspetto tecnico, così solido e limpido da farsi dimenticare, la sua Lucia è davvero un personaggio che sembra vivere di sola musica, vibrare all'unisono con un'orchestra che svela tutto il piacere di sostenerne il volo. È voce dai mille affetti, intensa e coinvolgente, importante come quella delle storiche signore della lirica. Il suo canto di follia, che strappa applausi a scena aperta e anche qualche lacrima nel buio della sala, è un capolavoro di grazia e di bellezza, un cammeo di squisita fattura. Regala emozioni, contando sia sull'affidabilità di una compagine corale sempre più efficace e sensibile, sia su compagni di scena di valore. Il più intrigante è l'amato Edgardo, cui Giuseppe Sabbatini offre un'interpretazione da manuale. Ha voce possente e raffinata negli effetti, sa porgere un canto ora fiero ora voluttuoso, sempre tornito e accompagnato da una presenza scenica decisamente convincente. All'altezza del ruolo anche Stoyanov, che dipinge un Enrico arrogante e insieme fragile toccando corde intime e profonde, e Colombara consegna a Raimondo la sua voce solida e senza forzature, punto d'equilibrio nelle scene d'insieme. Calorosissimi applausi, meritati anche dai comprimari, e qualche fischio per Krief, punito per l'eccesso di simbolismi che segnò un'intera stagione. Si replica oggi alle 17, martedì, mercoledì e venerdì 11, alle 20.30, sabato alle 19 e domenica 13 giugno alle 17. Due grandi per Lucia di Lammermoor L'Unione Sarda, 5 June 2004 Mariella Devia e Giuseppe Sabbatini entusiasmano al Lirico Grande successo ieri sera al Teatro Lirico di Cagliari per la prima dell'opera Lucia di Lammermoor di Donizetti portata in scena dopo quattro anni dal regista Denis Krief. Impareggiabile Mariella Devia, che ha superato se stessa così come il nuovo Edgardo: non più l'irruento (e bravissimo) Marcelo Alvarez, ma il grande Giuseppe Sabbatini, «l'Edgardo italiano assoluto», che negli anni ha creato con la Devia un duo insuperabile. Il regista italo-tunisino ammette di provare un senso di estraniamento nel rivedere il suo lavoro. «Sei tu, ma sei anche un altro, perché sono passati quattro anni. E perché le emozioni che ti hanno portato a fare quella regia oggi non le senti più». |
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This page was last updated on: June 7, 2004 |