REVIEW La Favorite, Vienna Staatsoper, February 2003 |
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Donizetti, un omaggio naturale Juri Giannini, Giornale della Musica, 27 February 2003 La Favorite, Grand-Opéra in 4 atti di Gaetano Donizetti, libretto di Alphonse Royer e Gustave Vaëz prima rappresentazione: Paris, Opéra, 2 dicembre 1840 Edizione Ricordi (edizione critica a cura di Rebecca Harris-Warrick) 25 febbraio 2003 Domenica pomeriggio si è spento all'età di 92 anni Marcel Prawy, colui che ha amato l'opera più di qualsiasi altra cosa.al mondo, ma soprattutto, colui che meglio di qualsiasi altro ha saputo comunicare questo amore e trasmettere questa passione a un numero sterminato di persone, uguale a quale fascia sociale appartenessero. Ioan Holender, il sovraintendente dell'Opera di Vienna, è salito di persona sul palcoscenico dell'istituzione viennese per ricordare prima della rappresentazione colui che simpaticamente veniva chiamato "la guida operistica della nazione", il viennese che spesso si incontrava per le strade della città o nella metropolitana con in mano buste di plastica piene zeppe di partiture, appunti e foglietti vari. Quelli della mia generazione - complicati per natura e troppo giovani - non hanno risentito più di tanto del suo influsso, sebbene tutti ammirassero la dote - unica dei grandi maestri - di saper trasmettere in maniera democratica e priva di compromessi la propria passione, la capacità di far apparire l'opera come quello che in definitiva è ed è sempre stata, un'arte non elitaria, ma per tutti. Anche l'orchestra ha voluto omaggiare Pravy prima dell'apertura del sipario, eseguendo una marcia funebre di Mozart. Questo forse non era necessario, poiché la rappresentazione è stata veramente splendida. Peccato solamente che lui non c'era. Dopo questa introduzione risulta difficile procedere alla recensione, eppure mi sono proposto di rimanere nella semplicità, provando anch'io a comunicare a tutti perché la rappresentazione è stata bella. Perché una freccia di energia scoccata nel primo atto - quando ancora Giuseppe Sabbatini e Violeta Urmana sembrano insicuri prima di abbandonarsi definitivamente alla naturalezza della musica; quando l'orchestra si impone a volte sopra le voci coprendole; quando regia e scenografia risultano ancora incomprensibili - vola su tutta l'opera e culmina alla fine in toni d'intensità drammatica e espressiva estremi che trascendono il fenomeno "Opera" nella sua fisicità, trasportandolo in una dimensione spirituale. L'orchestra sfrutta a pieno tutte le dinamiche; l'agogica fluttua accompagnando e cullando il canto. Luisi è sicuro nel saper alternare i differenti toni emozionali presenti nella complessa partitura: toni solenni ad esprimere la fede; suoni pieni e corposi per l'orgoglio; una miriade di sfumature per le varie tipologie dell'amore fino ai flautati vibranti del quarto atto. La voce di Giacomo Prestia è penetrante e corposa fin dall'inizio e il suo gesto rende in un unico tratto l'idea del dogma e del perdono. Alvarez è sempre sicuro e incisivo; la sua recitazione domina su tutti gli altri, sempre pacata, ironica, perfida come si addice al re che l'interprete deve inpersonare. Una menzione speciale alla giovane Genia Kühmeier al suo esordio viennese ma già nota al pubblico italiano per via del suo debutto scaligero. La sua voce è agile e fresca, ma non teme di arrischiarsi con disinvoltura nei registri drammatici. Le incertezze iniziali della Urmana e di Sabbatini sono forse comprensibili: fanno parte dell'opera, che si avvolge su sé stessa e solo nell'atto finale - quello lodato e esaltato da Toscanini - trova una risoluzione e solo a quel punto si comprende come e perché gli interpreti abbiano agito in maniera coerente. A volte il canto è sospiro, a volte pianto e nel quarto atto (nel libretto si legge: sono passati alcuni anni) gli interpreti rendono in maniera plastica l'idea del passare del tempo, e in armonia con le note sempre più mistiche e intime della partitura, aggiungono alla paletta delle emozioni un'intensa sensazione di nostalgia, che si sente sotto la pelle, che porta alle lacrime. In tutto domina l'economia e la semplicitá dei mezzi impiegati. Nulla è parossismo. Gli stessi elementi della scenografia vengono riutilizzati nei vari atti con significato diverso. Ripetuti e omnipresenti i riferimenti ad una dicotomia tra mondo religioso e mondo della corte, in cui a volte l'amore può fuoriuscire dai limiti e dai canoni del devoto e del puro. Lo scorrere intenso degli atti, la perdita della sensazione del tempo reale, il susseguirsi delle emozioni, delle sensazioni, delle suggestioni, tutto questo è "Opera" , opera per tutti. |
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This page was last updated on: March 5, 2003 |