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Dom Sébastien, Bergamo, December 1998

«Dom Sébastien» di Donizetti con un ottimo cast a Bergamo
Carlamaria Casanova, Gazzetta del Sud, 3 December 1998

BERGAMO - «Dom Sébastien, roi de Portugal» ultima opera di Donizetti, ha
chiuso le celebrazioni del biennio donizettiano (200 anni dalla nascita,
150 dalla morte) in attesa di inaugurare la stagione del Teatro Comunale
di Bologna il 6 dicembre. Ultima opera non intenzionalmente, e quindi
non da considerarsi testamento artistico. Molti, però, i dati, le
circostanze, gli accadimenti, gli aneddoti che la riguardano, tanto da
farne un titolo di estremo interesse. Fu scritta per Parigi nell'anno
(1843) forse più denso di impegni dell'intera carriera di Donizetti; ma
il compenso ne valeva la pena: 16.000 franchi. E quindi tutto è messo in
moto per venire incontro ai desideri dell'Opéra: si tratterà di uno
spettacolo grandioso, 5 atti comprendenti le suggestioni sceniche e
musicali più sfarzose; battaglie, parate, funzioni religiose, cortei,
duelli e tradimenti, colpi di scena, disfatte. L'amore è un capitolo
importante, centrato su un'unica figura femminile; eroina creduta
schiava e in realtà principessa, come Aida. Al Portogallo tenebroso
dell'Inquisizione si oppone il mondo esotico del Mori, nel cui contesto
viene inserito l'immancabile balletto (20 minuti!). La partitura fu
sottoposta a rimaneggiamenti, tagli, aggiunte fino alla vigilia
dell'andata in scena. Si racconta che la Stolz, prima interprete,
avrebbe preteso la soppressione della Barcarola del baritono, perché
minava il successo a lei e la furia di Donizetti fu tale che molti
ritengono sia iniziato da lì lo squilibrio mentale che lo portò alla
pazzia e alla morte. La Barcarola rimase. E una grande aria hanno il
tenore («Deserto in terra»), il soprano e il basso. Duetti eccellenti,
tre finali da maestro. Non però l'ultimo, che conclude l'opera «a coda
di topo» (come ammise lo stesso Donizetti) un po' in fretta, un po' in
sordina. A Bergamo, Daniele Gatti era sul podio per gestire questo
grandioso tormentone musicale, con i suoi squarci ineffabili,
sottolineati da squisite sottigliezze lessicali (la lingua è il
francese). Un direttore, Gatti, dalla meticolosa preparazione che ha
portato l'Orchestra e il Coro del Comunale di Bologna a un risultato
ottimale. Il cast non poteva essere scelto meglio: Giuseppe Sabbatini è
tra i pochissimi a poter accedere a ruoli come quello di Dom Sébastien,
dalla tessitura altissima e virtuosistica; Sonia Ganassi (Zayda) è un
contralto emergente con doti tecniche e interpretative che le hanno
consentito una superba affermazione; di grande statura Giorgio Surjan
(Inquisitore); splendido Roberto Servile (Camoëns) e ancora Luciano
Leoni, Riccado Zanellato, Nicolas Rivenq. Per il balletto sono
intervenuti addirittura Carla Fracci, Cheorghe Jancu, Roberto Bolle. Lo
spettacolo scenico è affidato a Pierluigi Pizzi: un po' costretto al
Teatro Donizetti, a Bologna sarà più arioso. Ma il successo è stato
vibrantissimo.



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