SABBATINI MAIN PAGE
SABBATINI REVIEWS INDEX
SABBATINI ARTICLES INDEX
VOCE DI TENORE SITE MAP
SITE NEWS & UPDATES
REVIEWS
La damnation de Faust, Teatro Regio di Parma, January 2007
Giuseppe Sabbatini as Faust
Photo by Roberto Ricci - Teatro Regio di Parma


Berlioz e il Faust dissacrante di De Ana, Libertà, January 31, 2007
Il trionfo visionario di Faust, Gli Amici della Musica, 30 January 2007 [excerpt]
Faust trionfa, applausi senza fine, La Gazzetta di Parma, 26 January 2007 [excerpt]


______________________________________________________________
Berlioz e il Faust dissacrante di De Ana
Daniela Bigliardi, Libertà, January 31, 2007

Al Regio ottimi Sabbatini e Pertusi

In scena con successo a Parma

Simbolistica, immaginifica, dissacrante e soprattutto "diabolica": è l'imponente lettura registica con cui Hugo De Ana, autore anche di scene, costumi e luci, risolve l'azione teatrale di La Damnation de Faust -musica e libretto di Hector Berlioz che per comporla aveva rispolverato le sue precedenti "otto scene di Faust di Goethe -, al debutto al Regio di Parma in un nuovo allestimento frutto della collaborazione fra il massimo teatro parmigiano e la Fondazione Arena di Verona.

E se è inusuale iniziare la cronaca di uno spettacolo lirico ponendo l'accento sulla regia, in questo caso l'inusualità s'impone, perché ciò che si compie in scena è perlomeno frastornante.
Lì è la notte delle tenebre nefande che ha il sopravvento, e, non con l'indistinto che si accompagna al buio, ma con l'inesorabile circolarità di elementi primordiali che tutto dominano e inglobano - perfino l'apoteosi finale e salvifica - fino all'infernale dissacrazione del limite fra Bene e Male, in un laido, scomposto agitarsi di passioni e di corpi senza volto.

Ciò che vi si rappresenta è il marasma di Sodoma, o più in generale, il potere tridimensionale del regno infernale, "raccontato" tra realtà virtuale - sempre in primo piano le proiezioni sul velario - e un'affolatissima realtà scenica, in cui, fra provocazioni claunistiche, esibizioni funamboliche e coreografie - quelle di Leda Lojodice - trovano spazio le interpretazioni dei protagonisti: Faust, un Giuseppe Sabbatini praticamente in scena per l'intero spettacolo; Mefistofele, un Michele Pertusi appena insignito del Premio S.Ilario e in gran forma; Marguerite, al secolo Nino Surguladze; e Brander (Paolo Battaglia).

In quest'ottica così visibilmente rappresentativa e visivamente fin troppo rilevante, la cui eleganza scenografica sembra ricomporsi compiutamente solo in alcuni quadri e in cui la cifra musicale diventa accompagnamento, sia pur significativo, risalta la linea direttoriale di Michel Plasson, profondo conoscitore della partitura la cui forma scenica venne proposta per la prima volta a Parigi nel 1846, che alla guida dell'Orchestra del Regio, ha saputo delineare magistralmente, il non facile percorso astrattivo dell'appassionata pagina berlioziana.
Quasi un prender fiato dalle troppe sollecitazioni, in favore di una più intima e discreta consapevolezza delle umane contraddittorietà: stimoli, ai quali hanno saputo dare risposta e buon impulso sia gli interpreti principali che la compagine corale del Regio diretta da Martino Faggiani, questa volta in collaborazione con Sebastiano Rolli, direttore del coro di Voci Bianche.

Al termine, molti consensi da un pubblico in vena di applausi.
BACK


Il trionfo visionario di Faust [excerpt]
Roberta Pedrotti, Gli Amici della Musica, 30 January 2007

[...] La fantasmagoria  incredibile la resa della course à l'abîme  non è mai fine a se stessa e De Ana conferma la sua grandezza con un impressionante lavoro sugli interpreti. Michele Pertusi, dopo essere stato l'ironico demone di Gounod sempre con il regista argentino, incarna l'altra faccia del Mephisto goethiano, quella, prediletta da Berlioz, dello spirito della terra e della vita. Truccato come un elfo malvagio, appare animalesco anche nei gesti, in un moto perpetuo inumano e materico, amorale e misterioso come la Natura di Leopardi, sensuale e maligno come un satiro o un coboldo.

Come sempre il canto è tutt'uno con il gesto e la pastosità della voce, sempre impeccabile, il fraseggio squisitamente francese sanno caricarsi di violenza, di malizia, d'ironia, di quell'iperbolica negazione dello spirito in favore del senso. Una prova superlativa, ma, d'altra parte, da Semiramide a Lucrezia Borgia, da Faust alla Damnation, il talento teatrale di Pertusi è sempre stato particolarmente esaltato da De Ana. Giuseppe Sabbatini incarna, all'opposto, lo Streben inappagato con ammirevole profondità e ampiezza di canto e declamazione: il Dottore di Berlioz, sconfitto, indeciso, innamorato, condivide così, anche nel fallimento, parte dell'animo dell'eroe goethiano. La voce è quella che conosciamo, un timbro non classico che ben si adatta alla pensosità della lettura, grande finezza musicale, anche se il tempo ha reso più difficoltoso qualche passaggio all'acuto, reso comunque con classe. [...]
BACK


Faust trionfa, applausi senza fine [excerpt]
La Gazzetta di Parma, 26 January 2007

Faust trionfa, applausi senza fine Piace l'originale e tecnologica regia di De Ana. Svettano Sabbatini e Pertusi, consensi al Coro e all'Orchestra II Otto minuti di applausi, con ovazione e tanti «bravo» per i tre protagonisti principali - il tenore Giuseppe Sabbatini (Faust), il basso Michele Pertusi (Mefisto­fele) e il mezzosoprano Nino Surguladze (Margherita): è piaciuto - e tanto - al pubblico della prima «La damnation de Faust» di Hector Berlioz. [...]
BACK

This page was last updated on: February 3, 2007