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Don Giovanni, La Scala, October 1999


Don Giovanni, Teatro alla Scala, ConcertoNet.com, November 1999
L'immutabile fascino del «Don Giovanni» riconquista la Scala, La Gazzetta del Sud, 24 October 1999
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Don Giovanni, Teatro alla Scala, 30 October 1999
Laurence Varga, ConcertoNet.com

[...] Le 30, à l'occasion de la soirée de célébration du Centenaire de San
Pellegrino la distribution a été modifiée et c'est sous un signe "
italianissime "-direction, mise en scène et interprètes- que s'est
déroulée cette cinquième représentation.

Le Don Giovanni de Michele Pertusi est d'emblée un cavaliere plein d'
ironie, un homme de plaisirs qui saisit, avec insolence, l'instant
présent et se dirige vers l'abîme sans un regard en arrière. C'est avec
une gourmandise indicible que, tous ses sens en éveil, il dit " sentir
odor di femmina " et, dans sa cour à Zerline, son " vieni " est déjà une
caresse. Plein de panache dans un brillant " Fin ch'han dal vino ", il
focalise l'attention dans une " Sérénade " susurrée au public et la
mort, qu'entraîne son refus de se repentir -des " No " fermes et non
hurlés comme souvent-, ressemble davantage à un regret de quitter la vie
et ses plaisirs que la peur d'un juste châtiment.

Giuseppe Sabbatini venge Don Ottavio de tous les interprètes qui l'ont
affadi et inscrit son personnage dans l'action, comme un authentique
rival de Don Giovanni. Le soin qu'il porte aux récitatifs montre en Don
Ottavio un noble chevalier qui, en comprenant le crime de Don Giovanni,
exprimera son courroux par des formes opératiques en adéquation avec son
statut : ce sont les arias " Dalla sua pace " et " Il mio tesoro " qui,
ainsi amenées, trouvent une certaine assise dramatique en général
inexistante. La conduite de la ligne et son aisance dans les sons mezza
voce permettent au ténor italien de respecter le tempo mozartien adopté
par Muti (Andantino sostenuto à 2) dans un " Dalla sua pace " d'un
raffinement sans faille, et placent insensiblement Don Giovanni sous le
signe de Così. Le périlleux " il mio tesoro infanto ", composé pour
celui qui sera le premier Tito de Mozart, Antonio Baglioni, et sa longue
vocalise après les interminables Fa tenus et renforcés voit, quant à
lui, la métamorphose du fervent chevalier en " annonciateur de massacres
et de mort ".

Adrianne Piedconzka est une belle Donna Anna émouvante -bien qu'un peu
placide- à la voix ronde et ample. Elle souscrit à la vision de Riccardo
Muti en renonçant à des effets trop tragiques dans " or chi sai l'onore
" ; sa Donna Anna s'abandonne petit-à-petit dans un magnifique "Non mi
dir ", où l'on admire ses respirations, à sa propre plainte avant de se
ressaisir et d'achever son air sur une victorieuse détermination.
La Zerline d'Angelica Kirchschlager est troublante dans sa
demi-acceptation de " Là ci darem la mano", au cours duquel Don Giovanni
et elle paraissent tous deux jouer à un jeu dont ils connaissent les
ressorts, celui de la Séduction. Vocalement et scéniquement présente,
elle trouve des accents d'une grande tendresse dans " Vedrai carino ",
éclairé par Muti comme le dernier instant d'équilibre de l'opéra, avant
que les modulations de l'orchestre n'annoncent l'approche inexorable de
la mort et, par un jeu de rappels musicaux, n'entraînent Don Giovanni
dans une évocation vertigineuse d'un passé dont il s'obstinera à nier l'
existence jusqu'au bout.

Eccessi de tempo, de raffinement, subtil mariage du velours des sons et
des lumières, une ovation pour le maestro chaque soir.Toutes les
représentations affichent complet, nul doute que le passionné parviendra
à pénétrer dans la Scala.mais au prix de bien d'autres eccessi!


L'immutabile fascino del «Don Giovanni» riconquista la Scala
Carlamaria Casanova, La Gazzetta del Sud, 24 October 1999

MILANO - È tutto talmente bello che, nonostante le varie riprese (lo
spettacolo è nato per l'apertura della stagione '87-'88) riesce ancora a
mozzare il fiato. È il «Don Giovanni» di Mozart, in scena dall'altra
sera alla Scala per la prima volta dopo la scomparsa di Strehler che,
con Ezio Frigerio (scene), Franca Squarciapino (costumi) e Riccardo Muti
(direzione d'orchestra) aveva dato il via a uno degli spettacoli più
felici del repertorio scaligero. (Ora la regia è stata ripresa
dall'assistente Marina Bianchi. Repliche fino al 7 novembre). Il tempo
non ha datato questo «Don Giovanni» che risulta ancora freschissimo, di
incontaminata bellezza. L'appunto (se si può fare) è proprio in questo
senso: in una certa ovvietà, nella ricostruzione più storica che
teatrale, con un predominante senso dell'estetica che a volte cade nella
leziosaggine. L'impianto architettonico nobilissimo e arioso (sono
profili, loggiati e scaloni di ville venete), i due piani di azione
(nero e specchiante il boccascena, panoramico e sfumato il fondale), le
luci magistrali (dorate, intense, carnali, ma anche i controluce da
figurine settecentesche), le feste vivaci che sanno di Tiepolo, tutto
forma un quadro ineccepibile. Poi c'è un certo manierismo che alla lunga
può stancare: la gestualità da statuine Capodimonte o quel rotolarsi per
terra tipico delle regia di Strehler e il gran smantellare con troppa
compiacenza. Ma guai lamentarsi per spettacoli come questo: è grande
teatro, se non grande invenzione. Le novità, comunque, non sono mancate:
riguardano il cast, che ha registrato persino una sostituzione
all'ultimo minuto: Barbara Frittoli nel ruolo di Donna Elvira al posto
di Anna Caterina Antonacci indisposta. Debuttante alla Scala il
protagonista: Carlos Alvarez, baritono dalla bella e calda voce,
elegante nella dizione. Un don Giovanni - anche secondo suo dire - «più
burlone che malvagio» con il quale sente una certa affinità. Strehler
vedeva Don Giovanni e Leporello come la sdoppiatura di uno stesso
personaggio a livelli diversi. L'interprete del servitore, Ildebrando
d'Arcangelo (anche lui debuttante alla Scala), lo asseconda con un
Leporello di gran classe. Barbara Frittoli «mozartiana e mutiana» ha
potuto inserirsi nello spettacolo agevolmente anche grazie alle recenti
interpretazioni di Donna Elvira a Vienna. (Dopo questa, passerà al ruolo
di Donna Anna). Adrianne Pieczonka (Donna Anna) e Angelika Kirchschlager
(Zerlina) non sempre comprensibili nella dizione, hanno tuttavia solidi
percorsi mozartiani alle spalle. E così Lorenzo Ragazzo (Masetto) e
Franz-Josef Selig (commendatore). Menzione speciale per il don Ottavio
di Giuseppe Sabbatini, tenore che davvero ha fatto fruttare i suoi
talenti naturali al mille per cento. Il suo modo di cantare, su un
impianto vocale non eccezionale, è, quello sì, straordinario. Applausi a
scena aperta per l'aria «Dalla tua pace» esecuzione da antologia.
Immutata la direzione, di Riccardo Muti. Dall'87 a oggi ha trovato
risvolti più intimi, eleganza più vissuta. La cura di mantenere la
sovrana bellezza del suono è inalterabile. Stamattina Riccardo Muti
riceverà la cittadinanza onoraria a Reggiolo, paesino della Bassa
Reggiana.

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This page was last updated on: July 6, 2003