INTERVIEW: Io Nemorino puro e semplice Filippo Poletti, Il Nuovo, 13 April 2001 Ritorna alla Scala un'opera pura, con al centro un personaggio puro come Nemorino: L'elisir d'amore. MILANO - Ritorna alla Scala un'opera pura, con al centro un personaggio puro come Nemorino: e cioè un giovane contadino disposto anche ad arruolarsi pur di racimolare i soldini per l'acquisto di una miracolosa pozione contro le pene del cuore. Parliamo de L'elisir d'amore di Donizetti, dal 13 al 24 aprile nell' allestimento del 1998 firmato dalla coppia Tullio Pericoli e Ugo Chiti. Nuovo, invece, il cast dei cantanti, ad eccezione del soprano Patrizia Ciofi, già applaudita nei panni di Adina: nel ruolo di Nemorino esordirà il tenore quarantatreenne Giuseppe Sabbatini (già protagonista alla Scala in ruoli però drammatici e in ben undici titoli d'opera), in quello di Belcore il baritono inglese Simon Keenlyside (già interprete scaligero del Flauto magico, delle Nozze di Figaro e di Armide), in quello di Dulcamara Roberto de Candia nel 1998 Belcore. Sul podio Roberto Rizzi Brignoli, un tempo maestro collaboratore e suggeritore della Scala, fin a quando - era il 1998 - fu chiamato a sostituire il maestro Gelmetti nella Lucrezia Borgia. Un ritorno - quello de L'elisir d'amore - infuocato dalle polemiche di Sabbatini e Pericoli. "Non avrei mai accettato - dice il tenore con uno spiccato accento romano - un cambio di scena durante la romanza Una furtiva lacrima. Al collega, che interpretò nel 1998 la parte di Nemorino, probabilmente non dava fastidio. Per fortuna, la Scala è una struttura eccezionale e nel giro di poche ore è riuscita a sistemare tutto". Oggetto del contendere proprio una scala, spostata a scena aperta. "Una furtiva lacrima - aggiunge Sabbatini alla sua quinta esperienza come Nemorino (nel 1992 a Parma, nel 1995 a Napoli, nel 1996 a Vienna, nel 1999 in Giappone) - è un momento magico che tutti aspettano con ansia, desiderosi di ascoltare una cosa bellissima. Non era possibile rovinarla". Maestro Sabbatini, allora, pace fatta con lo scenografo Pericoli? Le scene sono poetiche, divertenti e scherzose, adattissime a rendere l' idea della favola donizettiana. Non mi sono mai permesso di criticare le scene, i colori o il taglio fiabesco. Non ero e non sono contento dello spazio scenico. Cosa vuol dire alla Scala la presenza di uno spazio scenico aperto, forse "una brutta opera"? Alla Scala uno spazio scenico troppo aperto danneggia i cantanti che, non sentendosi, sono costretti a urlare, a scapito del prodotto artistico. A tal proposito, Pericoli ha risposto che i cantanti della prima produzione non si erano lamentati. Mi fermo qui, perché dovrei andare a tirare in ballo cose spiacevoli. Ambiente paesano, motivi semplici e tanti sentimenti. Cos'è L'elisir d' amore, una commedia agrodolce? Dietro a quest'opera c'è la speranza dell'amore e il desiderio di realizzare i propri sogni. Nemorino è la purezza, Belcore il desiderio, Dulcamara la sete di soldi a spese della povera gente, Adina la donna altolocata desiderata da tutti. Oltre all'amore c'è tanta malinconia. In fin dei conti sono tutti uomini soli: lo è Nemorino, lo è Adina, lo è il dottor Dulcamara che va in giro a fregare la gente, lo è Belcore alla ricerca dell'anima gemella. Momento clou dell'opera è la romanza Una furtiva lacrima, introdotta dall'arpa, dal fagotto e dagli archi. Perché mai una strumentazione tanto "povera" in un momento così importante? Donizetti intese lasciare spazio alla melodia. Bello è anche il fatto che al momento della ripetizione le parole cambiano. Nemorino dice di sé che è "un idiota". Il maestro Sabbatini come si definirebbe, un grandissimo tenore? Se lo sono, lo lascio dire agli altri. Nemorino si definisce un idiota ma non è un idiota: è un puro, un ingenuo, un semplice, un entusiasta. Ha un unico sogno: avere accanto a sé una donna per il resto della sua vita. La sua arma è la purezza d' animo. Nel momento in cui Adina gioca con lui e capisce che è disposto a vendere la sua vita, realizza che non è più il caso di giocare. Quell' espressione, "idiota", ha dato lo spunto a certi colleghi per rappresentare, erroneamente, Nemorino come uno scemo. Cos'è alla fine dei conti il "magico liquore" di Dulcamara, un modo per riuscire a confessare i propri sentimenti? Certamente. Personalmente, cercherò di essere il più fedele possibile allo spartito. Da ultimo, una considerazione extramusicale. Non le sembra stonato proporre un'opera giocosa in tempo di Pasqua? Non credo proprio. Una fiaba non fa mai male, specie questa di Donizetti nella quale non c'è cattiveria ma amore. Cristo è morto per amore dell' umanità, Nemorino beve il "magico liquore" per amore di una donna. |
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