REVIEWS Recital, Accademia Nazionale di Santa Cecilia, Rome, 16 December 2005 |
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Il concerto di Juan Diego Florez, acclamatissimo tenore peruviano, Il Manifesto, 18 December 2005 Ma Florez va al di là di Rossini e Donizetti, Corriere della Sera, 19 December 2005 Florez, cronaca di un trionfo annunciato, Il Tempo, 18 December 2005 Juan Diego Florez in concerto, OperaClick, 21 December 2005 [external link] Viva el conquistador!, Forum Opéra, 27 December 2005 [external link] ______________________________________________________________ |
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Il concerto di Juan Diego Florez, acclamatissimo tenore peruviano Arrigo Quattrocchi, Il Manifesto, 18 December 2005 Applausi scroscianti, ovazioni, cinque bis concessi a un pubblico che proprio non voleva smettere di manifestare il proprio entusiasmo; questo l'esito del concerto che Juan Diego Florez ha tenuto venerdì sera, con l'accompagnamento pianistico di Vincenzo Scalera, alla sala grande del Parco della Musica, per la stagione da camera dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia. Un esito prevedibile, perché le apparizioni di Florez suscitano sempre simili entusiasmi e il trentaduenne tenore peruviano può essere considerato uno dei pochi veri divi in circolazione all'interno di un mondo, come quello dell'opera, che di divismo si è sempre nutrito e che assiste oggi al declino dei divi di ieri senza che vengano alla ribalta altrettante personalità significative. Interessante dunque, ascoltare Florez in un recital da camera, per verificare se il suo carisma teatrale rimanga intatto nella sala da concerto. Il programma è tipico da cantante d'opera; non una Liederabend, ma una antologia di arie operistiche (Mozart, Cimarosa, Gluck, Rossini, Donizetti), più alcune ariette da camera, canzoni, mélodies. Questo programma però è affrontato senza eccessiva platealità, anzi con charme ed eleganza. Florez mostra subito una delle peculiarità dei grandi cantanti, il carisma, il duende. In partenza c'è una voce dal timbro morbidissimo, che, senza avere un grande peso, «corre» magnificamente per la sala. Il canto poi appare sempre di una totale naturalezza e comunicatività, sommando una tecnica ferrea e una musicalità spontanea. La disinvoltura nei passaggi di coloratura ha pochi confronti; occorre sentire, per apprezzarne la fluidità, l'aria di Alessandro dal Re Pastore di Mozart, o «L'espoir renaït» dall'Orphée di Gluck. Ma questa è solo una piccola parte dell'arte di Florez; la qualità che forse è più vincente è il modo di porgere il fraseggio, sempre espressivo, ricco di sfumature, teso a valorizzare il significato della parola. È per questo che pagine prevalentemente liriche come «J'ai perdu mon Euridice», sempre dall'Orphée e «Pria che spunti in ciel l'aurora», dal Matrimonio segreto di Cimarosa, sono restituite con una purezza di linea di canto che richiama i grandi del passato. Ma poi anche semplici canzoni, come quelle, assai interessanti, di Manuel Garcia (il primo Almaviva nel Barbiere di Rossini), o quelle di alcuni autori peruviani (Teodoro Valcarcel, Rosa Mercedes Ayarza de Morales) appaiono piacevoli, brillanti, animate da grazia e ironia. Certo, è in Rossini e Donizetti che Florez gioca le sue carte migliori; l'aria della Semiramide sembra scritta apposta per la sua voce, con la sua sintesi di espressività e virtuosismo; e quella della Fille du régiment, con i suoi nove do di petto, gli consente di sfoggiare un registro acuto lucente, sicurissimo. Ce n'è abbastanza per suscitare le ovazioni del pubblico; e, fra i bis, una elegante «Donna è mobile» lascia scorgere i futuri ampliamenti del repertorio di questo grande tenore. Ma Florez va al di là di Rossini e Donizetti Luigi Bellingardi, Corriere della Sera, 19 December 2005 Juan Diego Florez a Santa Cecilia, concerto unico Come prevedibile, era affollatissimo il recital di Juan Diego Florez con il sicuro Vincenzo Scalera al pianoforte. Un meritatissimo trionfo di ovazioni ha scandito ogni aria del programma, preparato dal trentaduenne estroso artista peruviano privilegiando le musiche più congeniali alla propria vocalità. Le doti di Florez sono risultate a chiare lettere: peculiare caratura tecnica, sbalorditiva scorrevolezza d'emissione, dizione nitidissima e strepitosa spigliatezza di fraseggio. Il clou s'è avuto con Rossini e Donizetti nell'esemplare «Speranza più soave» (dalla «Semiramide») e nelle agilità di «Ah, mes amis» (da «La fille du regiment»). Una certa sorpresa ha suscitato anche la maliosa increspatura malinconica nelle romanze di Fauré («Après un reve») e di Massenet («Oeuvre tes yeux bleus»), assieme ai fremiti gluckiani di «J'ai perdu mon Euridice». Altrettanto partecipe la sensibilità profusa in alcune canzoni popolari andine, tra cui l'assai efficace «Hasta la guitarra llora» della Moraes. Anche nei fuori programma, quasi un recital a sé, sono emerse le varie qualità di Florez: grazia e pudore espressivo nella «Furtiva lacrima», virtuosismo acrobatico nella «stretta» rossiniana di «Cessa di più resistere», intimismo in una romanza di Tosti («L'alba separa la notte»), misura stilistica in «La donna è mobile», e slancio affettuoso in «Te quiero morena» da una celebre zarzuela. Florez, cronaca di un trionfo annunciato Il Tempo, 18 December 2005 Capita di rado ascoltare cantanti più dotati del peruviano Juan Diego Florez, che ad appena 32 anni ha già calcato i più importanti palcoscenici del mondo. Pochi anni sono in fondo passati da quella storica prima rossiniana al Festival di Pesaro 1996 (era la «Matilde di Shabran»). Più che comprensibile quindi la grande attesa per la sua presenza nella Sala Santa Cecilia, al fianco del bravo pianista Vincenzo Scalera, per la stagione cameristica ceciliana confortata da un tutto esaurito e da un caloroso entusiasmo di pubblico. Certo, vocalmente Florez appare ineccepibile sotto ogni aspetto: timbro cangiante, ora squillante alla Pavarotti nei sovracuti, ora dolce e pastoso nei cantabili, ma anche tecnica sicura sin nelle più spericolate agilità, musicalità innata e dizione perfetta. Per non dire di una naturale eleganza nel porgere che ne fa un rarissimo esempio di autentico tenore di grazia di nome e di fatto, erede degli Alva, dei Gedda, dei Kraus, dei Carreras prima maniera. La prima parte era dedicata al Settecento con un'aria di opera seria tardo-barocca dal Re pastore di Mozart dal virtuosismo brillante, ma anche con il progetto di fuga amorosa di Paolino (dal Matrimonio segreto di Cimarosa) e due arie di Gluck (la speranza di Orfeo e il dolore della perdita di Euridice dal suo capolavoro in versione parigina del 1774) per culminare in una esaltante cabaletta rossiniana (Semiramide). Più leggera la seconda parte con arie gustose e spiritose di zarzuelas di autori peruviani (Valcarcel e de Moraes), con aliti di poesia da una celebre mélodie di Faurè (Après un rêve) intrisa di ricordi e nostalgia e con gli otto impossibili svettanti do acuti dell'Aria tenorile nella donizettiana Figlia del reggimento. Poi bis a raffica tra gli applausi. Insomma cronaca di un trionfo annunciato. PROGRAMME Juan Diego Flórez tenore, Vincenzo Scalera pianoforte Sala Santa Cecilia, Parco della Musica, Roma, 16.12.2005 Mozart - Il re pastore: Si spande il sole in faccia Cimarosa - Il matrimonio segreto: Pria che spunti il ciel l'aurora Gluck - Orphée et Euridice: L'espoir renait / Je perdue mon Euridice Rossini - Semiramide: La speranza più soave Garcia - El riqui riqui / Floris / Las nadadoras Valcárcel - Campanita de mi pueblo De Morales - Malhaya / Hasta la guitarra llora Fauré - Après un rêve Massenet - Ouvre tes yeux bleus Donizetti - La fille du régiment: Ah! mes amis, quel jour de fête! Encores: Donizetti - L'elisir d'amore: Una furtiva lagrima Rossini - Il barbiere di Siviglia: Cessa di più resistere Tosti - L'alba separa dalla luce l'ombra Verdi - Rigoletto: La donna è mobile Serrano - El trust de los tenorios: Te quiero morena |
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