REVIEWS Recital, Rossini Opera Festival, Pesaro, 15 August 2003 Florez, magìa di una voce, Il Resto del Carlino, 17 August 2003 Florez trionfa al "Rossini" e non dimentica la "sua" Pesaro, Il Messaggero, 17 August 2003 Triunfo del tenor Juan Diego Florez en Festival Italiano, Ansa Latina, 16 August 2003 Recital de Juan Diego Flórez, CD Compact, October 2003 _______________________________________________________________ |
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Florez, magìa di una voce Ivana Baldassarri, Il Resto del Carlino, 17 August 2003 PESARO - Sarebbe stato bene che tutti i registi delle opere liriche con la loro mania di infarcire arbitrariamente il melodramma di gesti, invenzioni anomale, gag e riempitivi vari, a scapito dell'attenzione dovuta alla musica, fossero stati presenti al primo dei «Concerti di Belcanto» del Rossini Opera Festival. Pomeriggio di Ferragosto, caldo come da copione, il Teatro Rossini stracolmo e straesaurito in ogni ordine di posti: canta il tenore Juan Diego Florez. Il programma spazia dalle arie antiche di Andrea Falconieri a Rossini, passando per Gluck, Mozart e per i musicisti francesi Massenet e Bizet. Niente di più belcantistico e di raffinata cifra specialistica: sul palcoscenico del Rossini oltre le solite ninfe neoclassiche del sipario Monticelli, la musicista che gira le pagine e il Maestro Gigi Rizzi al pianoforte, non c'è che lui, anche se bello, giovane e ben vestito: il tenore Juan Diego Florez, cantante strepitoso. Tutti gli appassionati sanno che un concerto è spesso più impegnativo di un'opera intera per quel cambiare ad ogni brano e ad ogni autore espressività, stile e impegno vocale: ma Florez è scivolato deliziosamente dai «O bellissimi capelli» di Falconieri, all'aria da concerto di Mozart «Misero! O sogno o son desto», alla dolce passionalità delle arie di Gluck, per affrontare poi con raffinata sensualità, perfetta intonazione e lirico trasporto, le arie francesi di Massenet e di Bizet. E poi di Rossini «Beltà crudele», un'aria da camera giovanile, e la lancinante e bellissima aria di Rodrigo da «Otello». Nient'altro! Gli applausi, che avevano già sottolineato entusiasticamente la fine di ogni brano, sono scoppiati lunghi, sonori e irrefrenabili. Un teatro straripante in delirio. Generosamente, nonostante i prossimi e ravvicinati impegni del tenore con «Le Comte Ory» (ieri sera, il 19 e 23 Agosto) Florez ha concesso tre splendidi bis: la mitica e perigliosissima cabaletta di Tonio da «La figlia del reggimento» di Donizetti, l'aria di Don Ramiro dalla «Cenerentola» di Rossini e, ancora di Donizetti, «Una furtiva lacrima», in cui tutte le morbidezze romantiche ottocentesche hanno portato il pubblico ad uno stato di ammirazione e di entusiasmo raro. Niente distrazioni, nessuna aggiunta, solo e soltanto musica divinamente interpretata da Juan Diego Florez, tenore peruviano. Florez trionfa al "Rossini" e non dimentica la "sua" Pesaro Il Messaggero, 17 August 2003 Che sarebbe diventato una stella di prima grandezza lo si era già intuito al suo debutto al Rof nella Matilde di Shabran (1996). Juan Diego Florez , l'amatissimo tenore di Lima quest'anno protagonista de Le Comte Ory , è stato l'altra sera l'applauditissimo interprete del primo dei tre concerti di belcanto. Un vero e proprio trionfo quello ottenuto al Teatro Rossini che lo affida alla storia di questo festival e lo consacra nell'olimpo dei migliori cantanti di tutti i tempi. Un fenomeno del belcanto salito alla ribalta mondiale proprio a Pesaro e forse anche per questo così legato alla città di Rossini. La sua performance dell'altra sera è stata inappuntabile, entusiasmante e coinvolgente. Passando leggero dal "Misero! O sogno o son desto" di Mozart alle evoluzioni acrobatiche di Gluck (o Bertoni?) e Massenet, a "L'Ouvre ton coeur" di Bizet fino all'aria di Rodrigo dall' Otello di Rossini, Florez ha dato prova di saper cantare con una naturalezza disarmante. Peccato per quel sottile atteggiamento divistico, per il resto il ragazzo peruviano è in grado di sfoderare una voce da brivido. E lo hanno sottolineato gli applausi scroscianti ai quali Florez ha risposto con tre bis tra i quali da incorniciare la seconda aria del Conte di Almaviva (Barbiere) e "Una furtiva lagrima" dall' Elisir d'amore di Donizzetti [sic]. Triunfo del tenor Juan Diego Florez en Festival Italiano Ernesto Pérez, Ansa Latina, 16 August 2003 PESARO, 16 (ANSA) - Apoteosis más que triunfo del tenor peruano Juan Diego Flórez en el primero de los tres recitales de belcanto programados por el Rossini Opera Festival (ROF) para su 24a. edición. Un recital que esquivó hasta el final el amado Rossini para pasearse desde una villanella del siglo XVII hasta dos canciones de puro romanticismo francés (de Jules Massenet y de Georges Bizet) pasando por un aria de concierto de Wolfgang Amadeus Mozart y dos de ópera de Christoph Willibald Glück para terminar con una canción de Gioacchino Rossini y el aria de Rodrigo de "Otello" del mismo autor a los que sucedieron nada menos que tres bises exigidos por un público que se negaba a dejar el teatro Rossini lleno hasta lo inverosímil. Acompañado por el pianista Carlo Rizzi, Flórez se dió un paseo por toda la historia de la música de los siglos XVII al XIX demostrando variedad de acentos, estilo y manera de afrontar páginas que espaciaban de la pura expresión del sentimiento a la más clara voluntad de asombrar con fiorituras vocales al límite de la acrobacia vocal. Recital de Juan Diego Flórez 15 de agosto de 2003 Josep Subirá, CD Compact, October 2003 De nuevo en el Teatro Rossini el día 15 a las 6 de la tarde, Juan Diego Flórez desgranó un recital de compromiso, tal y como señaló el tenor peruano, consciente de que no debía fatigar el instrumento ya que al día siguiente tenía otra función de Le Comte Ory. Ante un teatro abarrotado Flórez cantó con esa naturalidad en la impostación de la voz "O bellisimi capelli" del Libro Primo di Vilanelle, de Andrea Falconeri. El aria de concierto de Mozart "Misero! O sogno, o son desto?" K431, le sirvió para dar mayor variedad a su fraseo, aunque no entró a fondo en la interpretación, algo que también se trasladó al aria de Orfeo en su versión parisina de 1770 "L' espoir renaît dans mon âme", donde demostró su control respiratorio en la alambicada agilidad de la conclusión del aria, aunque su canto pecó bastante de mecánico. Mejor estuvo en la otra aria gluckiana, "O del mio dolce ardor", de Paride ed Elena. Derrochó pianísimos en las dos romanzas francesas, "Ouvre tes yeux bleus, ma mignonne" y "Ouvre ton coeur", de Massenet y Bizet, respectivamente, aunque el hecho de que las cantara con la partitura a vista, denotaba poca preparación a pesar de su "bel canto": una cosa no quita la otra. Afortunadamente, el colofón, con dos Rossini como "Beltà crudele" y el aria de Rodrigo de Otello "Che ascolto!...Ah come mai non senti" volvieron a poner las cosas en su sitio, al desplegar no sólo esos sobreagudos que tantas adhesiones consiguen sino todo un juego de sfumature que dieron distinción a una voz que acaricia los oídos. En los bises que se arrancaron, no salió de su costumbre, con el aria de Tonio de los nueve Do de pecho de La Fille du régiment, la cabaletta del rondò "Cessa di più resistere" de Il barbiere y "Una furtiva lagrima", cincelada con gran delicadeza, si bien le falta aún algo de cuerpo para estar a la altura de tenores que han bordado el aria de L´elisir d´amore. En suma, un recital algo "light", salvo los bises pero realzado por el oro en barra del instrumento del mejor tenor rossiniano del momento. |
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