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Recital, Teatro San Carlo, Naples, 28 & 30 December 2004
  Photo from Il Mattino, 30 December 2004


Diego Florez il trionfo della voce, Il Mattino, 30 December 2004
Florez recital, San Carlo, Naples, Stephen Cutler on Opera-L, 4 January 2005 [external link]



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Diego Florez il trionfo della voce
Stefano Valanzuolo, Il Mattino, 30 December 2004

Successo al San Carlo

Se è vero che quella dei tenori è una razza in via di estinzione, allora uno come Juan Diego Florez bisogna tenerselo stretto, tenuto conto della voce e, soprattutto, dell'età che ha. A trentuno anni, infatti, i margini di miglioramento sono ampi, specie se si ha la fortuna di poter partire da uno strumento affascinante e da un'impostazione ragguardevole: al cantante peruviano, non v'è dubbio, si aprono orizzonti assai gratificanti. Di gratificante, intanto, c'è il successo che ha premiato, martedì scorso, il suo esordio in recital al San Carlo (oggi alle 18 la replica): quasi un piccolo trionfo, diremmo, mosso dal fascino del divo emergente e da una voce sempre gradevole.

Florez sorprende piacevolmente per la disinvoltura con la quale sale verso lo squillo fino a sparare i nove do acuti previsti dalla temibile aria «Ah, mes amis», da «La fille du régiment», senza perdere scioltezza. Semmai è nel registro grave che il timbro avrebbe da guadagnare spessore, anche in considerazione della cura importante che il cantante concede, con intelligenza, alla definizione del fraseggio e, più in generale, alla dizione. I volumi contenuti ne guidano le scelte di repertorio, esaltando i molti pregi di un approccio accattivante che fa leva sulla possibilità di tirare fuori nuances timbriche pregiate e rendere avvolgenti i toni, grazie a uno strumento agile e ricco di armonici. Con Vincent Scalera al pianoforte, Florez modella un programma su misura per i propri mezzi. Il Mozart d'apertura («Misero! O sogno!») vale a scaldare la voce e sfoderare varie finezze di espressione. Con Gluck («L'espoir renait dans mon ame») si apprezza già, invece, un bel repertorio di virtuosismi.

E poi il Cimarosa de «Il matrimonio segreto», rifinito nelle colorature quasi a tratteggiare l'archetipo del tenore di grazia: chi non sa fare a meno del riferimento storico, ripenserà al garbo di Schipa. Nel solco del belcanto s'inserisce «È serbata a questo acciaro» da «I Capuleti e i Montecchi», quindi Rossini («Principe più non sei»), vera specialità della ditta: il fascino, qui, è dato dal controllo dei mezzi e da un aplomb da tenore ottocentesco, associato ad un'espressività assai stilizzata. Col gesto, con lo sguardo, con una brillantezza da primattore latino Florez affronta tre canzoni peruviane di Rosa Mercedes Ayarza de Morales, sfoderando buon gusto e verve teatrale. Quindi, quasi inevitabilmente, accede alla romanza di Tosti, che ne esalta il gusto salottiero e volutamente old fashion. Tre i bis, concessi a raffica e a furor di popolo: «Una furtiva lagrima» ha un lirismo elegante alla Schipa; «La donna è mobile», sacrifica un pizzico di freschezza alla cura del dettaglio; infine il rondò di Almaviva ne «Il barbiere di Siviglia» (diventato «Non più mesta», ne «La Cenerentola») è uno strepitoso pezzo di bravura.

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This page was last updated on: January 8, 2005