Review Le Comte Ory, Florence, May 1998 Un delizioso dove trionfa lo spirito di geometria Francesco M. Colombo, Corriere della Sera, 20 May 1998 Il prodigio di Rossini, sessualmente scorretto LE COMTE ORY di Gioachino Rossini Firenze, La Pergola fino al 30 maggio Delizia delle delizie, questo Comte Ory che, fra tanto Rossini riesumato e disimbalsamato, si esegue così poco. La storia del falso eremita che penetra, con annesso manipolo di monache-omaccioni, nei segreti recessi e financo nel boudoir della Con tessa Adèle; e vi intreccia, complici le tenebre, furtivi contatti a loro volta ingannatorii: sicché la liason congiunge tra loro due maschi (uno dei quali è vestito da donna, e l'altro da una donna è interpretato) in una specie di erotìa indistinta, lieve e sexually uncorrect - la storia, dunque, è brillantissima. Il prodigio di Rossini è che, invece di applicarvisi con il consueto spirito di geometria, tutto fascia di una musica che mai è stata così morbida, insinuante, sensuale (ma d i una sensualità sfiorata, quasi un piccolo brivido che si avverte quando è già fuggito); con una verve melodica stemperata in minima malinconia. Andrebbe ascoltata più spesso: o forse no, perché le rare occasioni ogni volta appaiono una riscoperta Adesso Le Comte Ory è in scena fino al 30 maggio nella sala, adattissima, della Pergola fiorentina, in una messa in scena carina e funzionale di Lorenzo Mariani e Pasquale Grossi, dove i personaggi giocano tra un capolettera e l'altro di codice r inascimentale, fattosi plastica insegna; e dove spunta un castello come l'avrebbe dipinto Simone Martini ingaggiato da Walt Disney. Alla prima ci sono stati fischi, che non riusciamo a spiegarci. Tanto più che i protagonisti erano (finalmente!) credi bili in quanto attori. Perdoniamo volentieri una voce acerba nei panni di una bella donna, laddove le meraviglie vocali eruttate da certe racchie incoronate ci danno solo fastidio. Ad Annick Massis, per altro, non c'è da perdonare niente: è una don na stupenda dai modi elegantissimi, e canta con magnifico dominio la parte difficile di Adèle. Juan Diego Florez è un Conte Ory simpaticissimo, enfant terrible per nulla diabolico, e come tenore rossiniano ci sembra più charmeur, con un filo di naturalissima sprezzatura, di tanti capponi americani. Laura Polverelli è un bravo Isolier; e Roberto Abbado dirige con un certo piglio e bella chiarezza gli ottimi complessi del Maggio. |
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