REVIEWS La Fille du régiment, La Scala, Milan, February 2007 |
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Il Corriere della Sera, 21 February 2007, page 46 Scala, il bis di Flórez rompe un tabù, Il Corriere della Sera, 21 February 2007 Flòrez fa il bis Ma durante l´opera, La Repubblica, 21 February 2007 Figlia del rataplàn, Il Sole 24 Ore, 25 February 2007 _______________________________________________________________ |
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Scala, il bis di Flórez rompe un tabù Enrico Girardi, Il Corriere della Sera, 21 February 2007 Lunghi minuti di ovazione durante la «Fille du régiment»: il tenore-star si concede Ripete un'aria: non accadeva dal 1933. Poi dal loggione volantini anti-Lissner Alla fine ha vinto lui. Il «bis» di Juan Diego Flórez della celebre cavatina «Ah! mes amis», n. 6 della partitura della Fille du régiment di Donizetti è rimbalzato fragoroso tra le pareti rinfrescate ma pur sempre storiche della Scala. È successo ieri sera, alla prima di questa produzione che ha proprio nella presenza del giovane, eccezionale tenore peruviano, il principale punto di forza. Giusto? Sbagliato? Un sacrosanto diritto del pubblico? Una profanazione? Nulla di più normale nei teatri d'opera che un'aria particolarmente bella e ben cantata venga ripetuta a furor di loggione. Non alla Scala. Toscanini fu il primo a vietare il «malcostume» (l'ultima volta che un cantante aveva concesso il bis risale al 1933, Shaliapin nel Barbiere di Siviglia). Certo, il coro aveva concesso bis nel 1984 ( I Lombardi alla prima Crociata), nel 1986 e nel 1996 (Nabucco). Mai più un'aria, tuttavia. Nemmeno ai tempi della Callas e della Tebaldi, di Pavarotti e Domingo. Ora, posto che Flórez è cantante eccezionale per davvero, il punto non è se meritasse o meno tanto onore. Il punto è che fino all'altroieri ciò che gli è stato permesso, in teatro non l'avrebbero permesso a nessuno e in nessun caso. La Scala è la Scala, gli avrebbero detto: qui non usa. E una ragione ci sarebbe stata. Non che la Scala è la Scala, primato teorico che il teatro milanese deve guadagnarsi sera dopo sera, ma che la musica è più importante di chi la interpreta e persino del pubblico cui è rivolta: concetto impopolare ma che non fa una grinza. Oggettivamente. In ogni caso non è da farne un dramma. È successo. Amen. Meglio non «bissare » in futuro. Conforta apprendere che da parte del teatro il giovane tenore era stato sconsigliato di attuare il suo proposito annunciato l'altroieri in un'intervista sul Corriere. Piuttosto, son altre le cose di cui preoccuparsi. Per esempio evitare che a dirigere un titolo solo apparentemente «facile» come La fille du régiment sia invitato un direttore soporifero e superficiale come il canadese Yves Abel. Nelle sue mani l'«opéra-comique» donizettiano perde molto del suo spirito brioso e frizzante. Lo champagne si annacqua. E ciò smorza anche il «quid» dello stagionatissimo allestimento risale al '59 di Filippo Crivelli con le scene e i costumi di Franco Zeffirelli. Allora si poteva dire essere fiabesco, con i suoi fondali, le sue quinte e i suoi siparietti dipinti. Oggi sembra una caricatura degli allestimenti tradizionali: e in tal senso è paradossalmente moderno. Bene, molto bene il cast. Non solo quel fuoriclasse assoluto di Flórez, che oltre ai nove «do» della cavatina bissata esibisce timbro pastoso, omogeneità d'emissione e fraseggi perfetti. Ma anche Désirée Rancatore, con le sue colorature cristalline, Francesca Franci con il timbro scuro scuro e Alessandro Corbelli con la sua verve comica. Serata strana, comunque, che passa tra il tripudio per Flórez e una sostanziale indifferenza per tutto il resto. Dunque, un trionfo. Con «sorpresa» finale. Sono piovuti volantini: pochi «liberi loggionisti» hanno così contestato Lissner: «Vogliamo vedere Candide » (cioè lo spettacolo con Berlusconi e Blair in slip). E si leggeva ancora: «Basta con le Aide baraccone... Vattene». Flòrez fa il bis Ma durante l´opera Angelo Foletto, La Repubblica, 21 February 2007 È successo nel primo tempo. Il tenore Juan Diego Flòrez intona la celebre cabaletta "pour mon ame" e subito si guadagna gli applausi del pubblico che riempie ogni posto della Scala. Anche il coro, ritmando con il calcio dei fucili sul palcoscenico, accende gli entusiasmi degli spettatori. A sorpresa, a quel punto, il tenore concede il bis: stessa cabaletta con i famosi nove do di petto e replica anche degli applausi entusiasti. Un insolito fuori programma questo di ieri sera alla Scala (l´ultima volta che un solista faceva il bis era stato in un Barbiere di Siviglia nel 1933: le altre volte è successo solo per il coro) che ha contribuito a rendere Flòrez il vero protagonista di questo ritorno di La Fille du régiment di Gaetano Donizetti al Piermarini nello storico allestimento di Franco Zeffirelli con la regia di Filippo Crivelli. Il bis in mezzo all´opera -secondo alcuni un fuori programma dallo spirito più circense che artistico- ha segnato questa produzione accolta alla fine da ovazioni e qualche sporadico "bu". Il debutto scaligero nel ruolo di Marie di Désirée Rancatore, nonostante la sua prodigiosa facilità nel dominare il regista acuto e sovracuto, non ha altrettanto entusiasmato la platea e il loggione. Per lei applausi e qualche fischio nel secondo tempo dopo la sua aria e coro col celebre «salud a la France». L´impressione è che abbia lasciato in ombra la componente più ironica e patetica del personaggio. La direzione di Yves Abel è parsa attenta e precisa anche se estranea alla qualità della partitura di Donizetti. Di qui un´articolazione fin troppo posata soprattutto nei numeri di assieme. Grande assenso e affetto per la presenza di Anna Proclemer: giunta in scena a cavallo, accennando poi perfino qualche passo di danza, la grande attrice con la sua recitazione spiritosa ha dato voce alla parte parodistica della duchessa de Crakentorp. Affidabile il Sulpice di Alessandro Corbelli, spiritosissima la Marquise de Berkenfield di Francesca Franci, mentre naturalmente Florez ha avuto modo di esprimere la sua indole facilmente espressiva e comunicativa nell´aria del secondo atto. Fortunatamente non bissata. Figlia del rataplàn Carla Moreni, Il Sole 24 Ore, 25 February 2007 A incantare il pubblico nella «Fille du Régiment» alla Scala è stata la bravura del tenore Florez. Eccellenti la Rancatore e la recitazione di Anna Proclemer. Ma delude l'orchestra Alla Scala, martedì sera, per la prima della Fille du Régiment, si è infranto un doppio tabù: il primo, il bis della Cabaletta del tenore, di cui si poteva tranquillamente fare a meno, anche se Juan Diego Florez è bravissimo; il secondo, una buca che non avevamo mai sentito tanto sciatta e slentata. Violini che incespicavano persino sugli arpeggi, nel classico accompagnamento all'italiana,una Ouverture approssimativa, segnata da vistosi errori, con note dei legni fuori attacco, sotto il sorriso imperturbabile di Yves Abel, giovane direttore al debutto scaligero. Rataplan, rataplan: è il motto,un'ossessione, è la cifra dell'opera. Non tra le imperdibili di Donizetti. Però dovrebbe far ridere.Così almeno riportavano le recensioni entusiastiche delle recite da Londra e Parigi, dove il titolo è andato in scena il mese scorso: pubblico piegato dalle risate, dicevano. A Milano, alla premiere, si contavano parecchi posti vuoti, in platea e nei palchi. Sei pullmann parcheggiati sul lato di via Verdi. E gli unici fremiti gioiosi andavano alla parte in prosa, sostenuta dal grande professionismo di Anna Proclemer, nel ruolo parlato della Duchessa di Crakentorp. Col suo sbeffeggio aristocratico, riusciva a giustificare persino lo sciocchezzaio dei nomi degli ospiti. Un siparietto creato dal regista Filippo Crivelli, su uno spettacolo,nato 50 anni fa, con le scene colorate di Zeffirelli (mal tirate),già di suo adeguatamente datato. Il pubblico sorrideva sentendo dire Würstel e Stockhausen. Forse sollevato perché a quel punto erano almeno finite le precedenti lezioni di ballo e di musica in casa della Marchesa, tirate in lungo, musicalmente inesistenti, ferali. Rataplan, rataplan: ma c'era il tenore, perbacco! 18 do acuti di fila, nove più nove, sparati secchi (appunto),senza un'incertezza. È stato molto applaudito Florez. Certo senza che fioccasse quel delirio di richieste di bis, di cui si è letto. Ma la replica era annunciata, si doveva: e lui è acrobatico.Ha anche qualcosa di magico quando entra in scena, così sottile, leggero nel passo, da creatura immateriale. Cattura i do senza sforzo e altri ne dissemina nel corso dell'opera, come un gioco. Il suo discografico ci ha detto che in una prossima incisione, dedicata al mitico Rubini, «Dieguito de oro» toccherà persino il mi bemolle. Coraggio dunque, cosa sono al confronto i do? Col bis si è fatta un po' notizia: a Parigi e a Londra non ci sono stati. L'Aria è bruttina, una volta basta. E poi siamo a Teatro, non a Canzonissima. Molto più interessante di «Ah mes amis» è tra l'altro la seconda Aria del tenore, quella patetica.Qui andava puntata l'attenzione, soprattutto perchè Florez la risolve, pur con qualche fiato di troppo, con un manierismo di timbro e di emissione che le conferisce una tinta lunare, straniata, molto particolare. Compresa la nota tenuta finale, presa di taglio e senza un filo di increspatura: oggetto d'arte, non più romanza da salotto. L'opera però si intitola La fille, non «Il figliolo». E infatti per il soprano Donizetti scrive una parte non solo molto più estesa, ma più impegnativa rispetto al tenore. La eccellente Désirée Rancatore l'ha cantata molto bene. E un doppio merito le va riconosciuto, perchè non solo non aiutata dall'inerte direttore, ma anche messa a disagio da qualcuno indisponente del loggione, che zittiva maleducatamente gli applausi. Certo è giovane, sta in scena da Conservatorio. Una bella differenza con il disinvoltissimo Corbelli o con Francesca Franci (che non ha però la valanga delle sue note da cantare). E non è la Dessay.Perchè Natalie Dessay, prevista dalla Scala, non è poi venuta a Milano? Perchè non gradiva Crivelli Zeffirelli, mentre sta cantando in una nuova produzione del trentenne Laurent Pelly, che è stata accolta da giubilo di pubblico e critica. E che dopo Parigi e Londra, andrà a Vienna e New York. Ci sentivamo un po' rataplan, uscendo dalla Fille: Scaletta. Volantini contro Lissner compresi. |
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