FLOREZ MAIN PAGE
FLOREZ ARTICLES INDEX
FLOREZ REVIEWS INDEX
VOCE DI TENORE SITE MAP
SITE NEWS & UPDATES
Production Photos
REVIEWS

La fille du régiment, Teatro Carlo Felice, Genova, February  2005
Photo from Il Secolo XIX, 13 February 2005


Florez, applausi a scena aperta, Il Secolo XIX, 13 February 2005
Donizetti, la marcia trionfale, La Repubblica, 13 February 2005
Al Carlo Felice una Fille du régiment riuscita e coerente, Gli Amici della Musica, February 2005
E' il grande trionfo dei cantanti, Il Corriere Mercantile, 12 February 2005
Fille du Regiment Genova February 20 Stephen Cutler, Opera-L, 24 February 2005 [external link]
______________________________________________________________

Florez, applausi a scena aperta
W. Edwin Rosasco, Il Secolo XIX, 13 February 2005

Genova, alla prima di "La fille du régiment" nell'allestimento del Comunale di Bologna, ovazione per gli interpreti

Il tenore "costretto" al bis nel primo tempo I suoi fan arrivati da Europa e Giappone

"Divino", scandiva il pubblico della prima di Donizetti, venerdì sera, al Carlo Felice di Genova all'indirizzo di Juan Diego Florez, star ormai consacrata del belcanto mondiale. Florez, applaudito più volte a scena aperta, è stato "costretto" al bis addirittura alla fine del primo tempo. Per 'La fille du régiment' il teatro era gremito da melomani non solo italiani: tra il pubblico anche spagnoli e giapponesi. E alla fine dieci minuti di applausi per tutti.

Il boato di acclamazioni che venerdì sera al Carlo Felice, alla prima della Fille du régiment di Gaetano Donizetti si è riversato su Juan Diego Florez al termine della fatidica serie di "do" acuti nel 1° atto, costringendolo al bis, sembrano riportare il teatro d'opera a epoche in cui il divismo del cantante andava a costituire spesso il perno attorno al quale si costruivano le fortune di una produzione o anche le sorti di una stagione; e inducono a riflettere se sia o meno un bene che la personalità di un interprete "costringa" su di sé l'attenzione degli appassionati in maniera così imperativa.

Forse sì, verrebbe da pensare, se questo può servire a catalizzare sulle vicende complessive della lirica - e della musica in generale - l'interesse di molti; se la stupefazione per l'exploit di puro atletismo vocale si accompagna , quando è il caso - e per Florez certamente lo è - a una uguale ammirazione per le qualità interpretative; e, infine, se l'entusiasmo per il "divo" non distoglie da una giusta valutazione di tutte le altre componenti - sceniche, musicali, ecc. - della complessa messa in scena di uno spettacolo d'opera.
Cosa che, del resto, si è verificata in occasione di questa "prima" al Carlo Felice, dove il folto pubblico che ha entusiasticamente applaudito Florez non ha mancato di riservare vive acclamazioni, anche a scena aperta, alla protagonista Patrizia Ciofi, splendida "Marie", al resto della compagnia e a tutto l'insieme di questa divertente ripresa dell'opera donizettiana, qui nell'allestimento del Teatro Comunale di Bologna.

Divertente è la regia, firmata da Emilio Sagi e ripresa da Javier Ulacia, che sposta il tempo dell'azione in avanti, all'epoca della seconda guerra mondiale, trasformando i soldati francesi in americani (con relativo cambio dei nomi: un "Pierre" che diventa "Ryan", ecc.): da cui si deduce che Tonio, che qui è francese e non tirolese, è inizialmente sospettato di collaborazionismo con il regime di Pétain, mentre il celebre "Salut à la France" va dunque immaginato rivolto alla Francia resistente del generale De Gaulle.

Annotazioni, in fin dei conti, superficiali e che restano solo implicite, perché la vicenda è rispettata, con puntuali e sorridenti sottolineature che in più punti, con piccole simmetrie, ne pongono in evidenza i meccanismi già"operettistici", giustamente additando la svolta successiva di buona parte del teatro musicale comico ottocentesco; e con ammiccanti concessioni all'occasione presente, quando alla festa finale vengono annunciati improbabili "Duchi di Montoggio", "Marchesi di Péntema" e simili. Il tutto avvalendosi della partecipazione del coro che, oltre alla positiva prova musicale, si è dimostrato disinvolto e divertito anche nel cimento scenico, e dell'impianto gradevole e funzionale delle scene di Julio Galan, che ha firmato anche i costumi.

La direzione musicale di Riccardo Frizza dimostra tutta l'esperienza già accumulata dal giovane direttore in questo repertorio: massima attenzione alla scena e alla calibratura del sostegno al canto, assecondato con sensibilità e ben coadiuvato dall'orchestra, e proporzionata visione d'insieme.

Opera eminentemente basata sui valori del canto, questa Fille du régiment si è dimostrata fortunata anche sotto questo aspetto. Patrizia Ciofi si conferma con la sua "Marie" come una delle più spiccate personalità della scena lirica attuale: intonazione impeccabile, straordinaria espressività di un fraseggio prontamente mutevole dalla malinconia alla vivacità e viceversa, presenza scenica disinvolta e coinvolgente, ne svelano in ogni momento un'intelligenza musicale e scenica di assoluto livello.

Di Juan Diego Florez ben poco si può aggiungere al giustissimo tributo del pubblico, se non che la personalità dell'interprete pareggia senza ombre la superlativa luminosità della bellezza vocale, con un'interpretazione caratterizzata da istintiva e commovente immediatezza poetica nell'aderire alla sentimentale espressività del personaggio. Il "Sulpice" di Nicola Ulivieri si distingue per simpatia e vivacità, e la "Marchesa di Berkenfield"è stata realizzata da Francesca Franci con disinvoltura e musicalità. Bene, nelle rispettive parti, gli altri: Dario Benini, Filippo Bettoschi, Manuel Pierattelli, Maurizia Burlando e, "maestra al pianoforte", Cristina Giardini. Tutti accomunati nel successo dagli oltre dieci minuti di applausi finali.


Donizetti, la marcia trionfale
Roberto Iovino, La Repubblica, 13 February 2005

Ovazione del pubblico a orchestra e cantanti per "La fille du regiment" al Carlo Felice

Florez trascina il cast, un allestimento impeccabile

Un´ovazione incredibile quale da anni non accadeva al Carlo Felice. Un applauso interminabile, richieste pressanti di bis, atmosfera incandescente e il grido di un´appassionata quasi commossa: "Sei divino!". Così il pubblico genovese (che qualcuno, di tanto in tanto, dipinge freddo e distaccato?) ha accolto, venerdì, il tenore Juan Diego Florez, autentico trascinatore nella splendida Fille du regiment di Donizetti.

Un entusiasmo come quello suscitato l´altra sera è francamente difficile ricordarlo: le prime esibizioni genovesi dello straordinario Marcelo Alvarez; alcune, giovanili, saltellanti esibizioni di Daniel Oren. E fra i bis concessi a scena aperta, a parte il coro del Nabucco (quasi una regola) un Sì vendetta di Leo Nucci in un Rigoletto non strepitoso ma ben studiato del 1997.

Con Florez il pubblico genovese si è riconciliato con il "canto puro". Senza nulla togliere a grandi artisti che sono passati sul palcoscenico del Carlo Felice, il giovane tenore peruviano rappresenta probabilmente la più straordinaria realtà del nostro tempo, tale da far passare in secondo piano le pur eccellenti note interpretative dei suoi colleghi di venerdì.

Florez ha una voce splendida che corre in maniera strepitosa. Ma questo non basterebbe, naturalmente, a fare di lui un fuoriclasse. Di tenori con voce se ne contano a decine. Ma i tenori che sanno essere duttili, che conoscono la dolcezza d´emissione, che hanno acuti incredibili (i suoi do, perfetti) ma non assordano, che fraseggiano con gusto, che in scena stanno, gestualmente, come a casa loro, sono francamente rari. Ecco perché, sin dal suo apparire, Florez (attesissimo, naturalmente, tanto che il teatro era pienissimo) ha magnetizzato l´attenzione di tutti e suscitato un consenso inarrestabile. Bella, bellissima Fille, grazie a Florez, ma non solo.

Il Teatro ha proposto un allestimento di Bologna con la regia di Emilio Sagi e la direzione di Riccardo Frizza, nome ormai ricorrente nei nostri cartelloni. Buon abbinamento, visti i risultati.

La fille du regiment è un gioiello straordinario. Quel diavolo di un Donizetti ("Dozzinetti" per quanti gli rimproveravano una fertilità pari solo ai conigli!) quando voleva sapeva scrivere, eccome. E nel repertorio francese ha lasciato delizie incredibili per vena lirica, trattamento strumentale, vivacità e freschezza inventiva. Nella Fille c´è tutto: il brio trascinante, la marzialità militaresca, la leggerezza delle danze, il fascino dell´eleganza melodica. Un armamentario espressivo che Frizza sul podio ha saputo dominare egregiamente. Il direttore si è rifatto alla prima edizione a stampa ottocentesca, non esistendo il manoscritto della versione originale francese. Si è attenuto a quella aprendo anche qualche taglio: è il caso del fugato del finale del primo atto che, alquanto grazioso, dà il senso del precipitare degli eventi. Frizza ha saputo sostenere le voci con garbo, ha regalato una lettura vivace, colorita, duttile, destinata a maturare ancora (eliminando qualche leggero squilibrio fonico negli ensemble) nelle recite successive.

La regia di Sagi è parsa divertente. L´opera (le scene, belle, sono di Julio Galan) è ambientata più o meno nella seconda guerra mondiale, ma la "modernizzazione" (l´annuncio della fine della guerra arriva via radio!), non dà fastidio, passa quasi del tutto inosservata. E sul palcoscenico si sviluppa un´azione spigliata, allegra, sostenuta da un ritmo narrativo efficace, che coinvolge i protagonisti, ma anche il coro (encomiabile come l´orchestra) e le comparse (il cameriere che danza nel secondo atto). Cast eccellente. Non solo Florez, si diceva. Marie ha avuto la voce bella e duttile, la presenza scenica spiritosa e gradevole di una Patrizia Ciofi in grande forma. Francesca Franci è stata una divertentissima Marchesa, Nicola Ulivieri ha pienamente convinto in Sulpice. Completavano il cast Maurizia Burlando, Dario Benini, Filippo Bettoschi, Manuel Pierattelli e Cristina Giardini. Applausi, si è detto. Spettacolo da non perdere.


Al Carlo Felice una Fille du régiment riuscita e coerente 
Massimo Crispi, Gli Amici della Musica, February 2005

[...]Alla Ciofi si accoppiava uno strepitoso Juan Diego Flores, Tonio, di cui non si può urlare che al miracolo: le ovazioni ricevute nel corso dell'opera (più di dieci minuti d'applausi dopo "Ah! Mes amis", di cui è stato obbligato a bissare la seconda parte colla sfilza di do sovracuti!) erano meritatissime. Il respiro sospeso della sala, durante le belle mezzevoci dell'aria del second'atto, era testimonianza della magia e della comunicazione che il grande artista sa intrecciare col pubblico. Seconda ovazione. Tenerissimo il suo Tonio sempliciotto e campagnolo, ma deciso a tutto pur di ottenere Marie.[...]


E'  il grande trionfo dei cantanti
Giorgio de Martino, Il Corriere Mercantile, 12 February 2005

E' stata l'opera "dei cantanti", com compreso: quanto di meglio ci abbia ad oggi regalato la stagione lirica genovese in corso. Una "fille du régiment" magnifica per voci coinvolte, ma anche per direzione (grandissimo il podio di Riccardo Rizza: mano salda e generosa per inventiva e per capacità scultorea degli impasti fra le sezioni. Lo si è avvertito dalle prime note dell'ouverture, in una strada "virtuosa" che non ha più lasciato!).

Juan Diego Florez è amialmente "il" tenore per questo repertorio. Anche ieri ne ha dato eclatante conferma. Un boato ha salutato il defilé di do acuti nell'aria del primo atto, con tanto di bis (''Ah! Mes amis, quel jour de fete") a furor di popolo (bis peraltro invocato anche nel 2" atto). A controprova che il "non ci sono più le voci di una volta" è una sciocchezza che si è condannati periodicamente a sentire (...ma forse succede in ogni campo), Florez sembra incarnare la perfezione. Fra cinquant'anni saremo (saranno) a rimpiangere una voce come quella di questo formidabile trentenne peruviano. Che ieri ha incantato Genova, e che ha - bontà sua - proprio tutto: strumento d'oro, gusto sopraffino (onore anche, quindi, al suo maestro, Ernesto Palacio), legati superbi, personalità scenica... Il suo "Tonio" non fa sospirare nostalgicamente per epoche passate: nulla da invidiare al Pavarotti giovane, né alle smaglianti interpretazioni di Kraus, che Florez (anche per affinità di strumento) prende a riferimento.

La "Marie" di Patrizia Ciofi è anche lei superlativa: ciò che rischia di offuscare lievemente la prova (acuti vagamente affaticati, ma un pizzico di fatica anche neìl'emissione.. . Forse è in un periodo di superiavoro?), viene supplito dalla personalità scenica assolutamente catturante (a livello di.. . "a me gli occhi!" Accentra persino quando c'è Florez in scena) e da una musicalità sopraffina: Ciofi grande,grande musicista. [...]


GO TO TOP OF PAGE

This page was last updated on: February 25, 2005