INTERVIEW Il figlio della Scala, MediaSet Il tenore Juan Diego Florez può considerarsi ormai di casa al Teatro alla Scala; infatti è dal 1996 che la sua collaborazione con il teatro milanese continua senza interruzioni. Un bel traguardo per il cantante peruviano che, arrivato in Italia, giovanissimo, dopo aver debuttato al Rossini Opera Festival in Matilde di Shabran si è trovato catapultato alla ribalta tempio italiano della lirica.... "Ero appunto a Pesaro, per il mio debutto, per cantare in "Matilde di Shabran" e il dottor Carlo Fontana, sentendomi, mi ha invitato a Milano per un'audizione con il Maestro Muti. Ho fatto l'audizione e il maestro mi ha subito preso per l'inaugurazione della stagione della Scala 1996 :97 con "Armide" di Gluck; e così ho fatto il mio debutto a Milano, alla Scala". Un'occasione fulminea, dopo solo pochi mesi, da agosto a dicembre, passare da un Festival importante ad un Teatro importantissimo. Esperienza meravigliosa per un giovane che si apprestava ad intraprendere il cammino artistico. "Avevo 23 anni e può immagine la felicità. La verità è che sono stato un po' incosciente; certo c'era la consapevolezza di essere alla Scala, mito mondiale della musica, ma poi in definitiva non ci facevo tanto caso, data anche la mia giovane età; non prendevo in considerazione la grande opportunità che mi si presentava di cantare in questo teatro e soprattutto, di cantare in una inaugurazione di stagione, il 7 dicembre. Quando sono arrivato il giorno della prima e ho visto la piazza piena di gente, la Scala piena di fiori, mi sono detto "Caspita! Questo è un avvenimento veramente importante". Questa, chiamiamola così, incoscienza l'avrà certamente aiutata ad affrontare l'avvenimento con un certo distacco utile a non farsi sopraffare dall'emozione e dallo stress della prima che, solitamente, prende gli artisti. "Certo, infatti ho cantato alla prima con meno nervosismo e con assoluta calma ed è andata bene. Questo stato di cose mi ha aiutato nel mio cammino scaligero fin qui e, penso, sempre in crescendo per ogni opera che ho interpretato, fino a "La Sonnambula" dello scorso gennaio che mi ha dato tante soddisfazioni". Il maestro Muti, non c'è dubbio che abbia contribuito a questa sua maturazione artistica. "Certamente. Devo dire che il maestro mi quasi adottato come un figlio. Anzi mi dice che io sono il figlio della Scala, poiché la mia carriera è iniziata qui a Milano ed è poi vero, perché la Scala è stato il primo teatro da dove ho iniziato, il Rossini Opera lo considero un Festival. Il maestro Muti ha con me l'atteggiamento del maestro verso il suo allievo, il più giovane; infatti a lui piace molto lavorare con i giovani, educarli musicalmente, indirizzarli. C'è da dire che mi segue anche quando canto fuori dalla Scala e da Milano; lui sa tutto di come si svolge la mia carriera e sa consigliarmi". Arriviamo al "Falstaff" in scena in questi giorni e che verrà portato, con una regia diversa, a Busseto, il 10 e 12 aprile. Lei ha vestito i panni di Fenton nel 1997 e dopo quattro anni, li indossa di nuovo... "Alla Scala era il mio debutto nell'opera verdiana, ma non nel ruolo di Fenton poiché l'avevo già interpretato al'Opéra di Nizza. Penso che dopo cinque anni il personaggio lo si maturi senz'altro, anche se, a mio parere, Fenton non è un ruolo difficile, bisogna fare un po' il ragazzino; la vera difficoltà la si trova nel canto, soprattutto nel legato e nelle sfumature, nelle mezzevoci, ecco in questo penso di essere maturato molto. E' lo stesso maestro Muti che insiste molto sui "piano" e grazie ai suoi insegnamenti sono migliorato moltissimo; in questo di modo la mia aria diventa più sognante ed efficace in sintonia con quanto il maestro esegue con l'orchestra. Ecco nel canto il personaggio è senz'altro maturato e, comunque, c'è stato anche un miglioramento a livello scenico". Se dovesse dare una etichetta alla sua vocalità, come si definirebbe? "Ma, senza ombra di dubbio un belcantista, più orientato sul versante rossiniano; "La Sonnambula", "Gianni Schicchi" non sono belcanto però siamo sempre in questa sfera musicale. È chiaro che la mia "casa" rimane Gioachino Rossini ma mi piace molto esplorare altri versanti, sempre che vadano bene per la mia voce". Il suo rapporto con la Scala, penso, non si interrompe con "Falstaff".... "No, in futuro ci saranno un "Barbiere di Siviglia", una "Italiana in Algeri", un concerto con il maestro Riccardo Muti e poi vedremo. Alla Scala mi trovo sempre bene". E oltre la Scala, gli impegni dove portano Juan Diego Florez? "Soprattutto all'estero, alla Staatsoper di Vienna, al Covent Garden di Londra, al Metropolitan di New York con tanti "Barbieri" e "Italiane" e poi ancora "Sonnambula" con la brava Natalie Dessay". Rimaniamo un attimo sul suo Elvino della "Sonnambula" cantata alla Scala... "Beh, sono molto soddisfatto di come sono andate le cose; lei certamente saprà del vasto consenso sia da parte della critica che del pubblico. Penso che il mio rendimento nell'opera belliniana sia da attribuire al mio poco tempo a disposizione. Mi spiego meglio: sono un tipo che lavora bene anche con poco tempo; a volte quando c'é da studiare un'opera difficile e si ha tanto tempo a disposizone uno pensa, pensa,e a volte questo mette ansia. Io alla Scala sono arrivato, ho fatto poche prove e sono andato in scena spontaneamente ed il risultato è quello che lei ha visto. Venivo da alcune recite di "Cenerentola" al Covent Garden di Londra e devo dire che Rossini ti lascia, vocalmente, pronto per mettere in gola un'altra opera, soprattutto quando ci sono i do acuti presenti anche in "Sonnambula". Nonostante la difficoltà dell'opera, penso, che la fretta mi abbia aiutato ad affrontarla perché nel caso di Elvino ci vuole spontaneità. E' chiaro che l'opera di Bellini l'avevo già interpretata prima. Quando poi sul palcoscenico si trovano dei colleghi come quelli che ho avuto alla Scala è tutto molto più facile e bello". All'inizi della sua carriera, avrebbe mai immaginato che in pochi anni sarebbe diventato un divo della Scala? "Assolutamente no. Nel 1995 in occasione di una mia vacanza a Milano, sono arrivato davanti alla Scala, l'ho visitata e mi sono detto: spero che fra dieci, vent'anni canterò in questo teatro. Dopo un anno partecipavo già all'inaugurazione della stagione scaligera....." |
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This page was last updated on: August 26, 2002 |