«I miei idoli? Kraus e Pavarotti» Carla Maria Casanova, Il Giorno, 22 August 2001 NUOVE STELLE: Juan Diego Florez, ventottenne peruviano con casa a Bergamo, è il tenore del momento BERGAMO - Può ancora permettersi di indicare sul curriculum l'anno della sua nascita: 1973. A 28 anni, Juan Diego Florez (nella foto), - in questi giorni protagonista maschile de La donna del lago (domani l'ultima recita), accanto a Mariella Devia, al Rossini Opera Festival di Pesaro - è uno dei tenori più richiesti a livello internazionale. Peruviano, trapiantato in Italia da cinque anni, vive vicino a Bergamo dove (caso raro in verità) ha imparato un italiano pressoché senza accento. E' bruno, alto, smilzo, elegante, con quelle fattezze e gesti aristocratici che in scena sono di così bell'effetto. Ha, soprattutto, una voce svettante, limpida, con favolose agilità. (Nel 1999 ha vinto il "Premio Abbiati" quale miglior cantante dell'anno). Il percorso? Inizia proprio al Rossini Opera Festival, nel 1996, per caso: Florez (ventitrè anni) sostituisce il titolare in Matilde di Shabran ed è subito rivelazione. Seconda tappa: la Scala. Lo ricordiamo come Fenton nel Falstaff storico e «padano» di Strehler ripreso da Riccardo Muti, nell'ottobre '97; e come Fadinard nel Cappello di Paglia di Firenze di Nino Rota, direttore Campanella (gennaio '98). Poi tutti gli altri: grandi Teatri e Festival. Come gestisce la carriera, Florez? «Ho un uomo di fiducia che è Ernesto Palacio - dice - Un agente non basta, occorre qualcuno che ti dica come hai fatto, come devi fare. Che ti indichi i dettagli, in palcoscenico, nel comportamento professionale. Palacio è tenore, ha fatto una carriera internazionale. Conosce tutto questo». E il successo così immediato, non le ha portato traumi, scompensi? «No. Sono molto controllato, non mi lascio mai prendere dal panico. E poi, ho un'autocritica bestiale e quindi non mi espongo al di là delle mie forze. Studio molto. Negli ultimi anni mi sono parecchio migliorato». Rossiniano per eccellenza, qual è il suo genere preferito? Il serio o il buffo? «Se si tratta di canto, dico serio. Ma, in palcoscenico, il personaggio dell'opera buffa è un gran divertimento». Ha incominciato a cantare in Perù o in Italia? «In Perù: musica leggera. Mio padre è cantante di musica tradizionale peruviana, io suonavo la chitarra. A quattordici anni componevo canzoni per la mia "fidanzata". Poi ho incominciato a esibirmi come tenore leggero. A sedici anni ero un personaggio. Ma avevo il pallino di conoscere la musica: come la si legge, come la si concerta, e così mi sono iscritto al Conservatorio». I suoi idoli, se ne ha? «Alfredo Kraus e Pavarotti». Il suo ultimo disco, il vol.2 delle Cantate di Rossini è già un successo. Lei preferisce cantare dal vivo o registrare? «Dal vivo. Ma i dischi sono per un cantante il lasciapassare più efficace e possono dare molte soddisfazioni». Che cosa l'aspetta nel prossimo futuro? «Sono impegnato fino al 2006.Dopo La donna del Lago vestirò soprattutto i panni del conte di Almaviva: da dicembre e fino al giugno 2002 canterò il Barbiere a Verona, al Metropolitan, a Bologna, alla Scala.Nel 2004 debutto ne La figlia del reggimento (a Bologna) e in Guglielmo Tell (a Pesaro)." Un ruolo che vorrebbe cantare? «Il Duca di Mantova, in Rigoletto». Uno che non canterà mai? «Werther, purtroppo». |
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