FLOREZ MAIN PAGE
FLOREZ ARTICLES INDEX
FLOREZ REVIEWS INDEX
VOCE DI TENORE SITE MAP
SITE NEWS & UPDATES
INTERVIEWS & ARTICLES
February - March 2005
«Quanti sacrifici per il successo», Il Corriere Mercantile, 9 February 2005
Florez, ecco il suo Donizetti, Il Secolo XIX, 13 February 2005
Juan Diego Flórez, el nuevo García, Diario de Sevilla, 7 March 2005
«Tengo muy claro que mi repertorio es el belcanto rossiniano», ABC, 5 March 2005
Entrevista al tenor Juan Diego Flórez, La Vanguardia, 6 March 2005
«Me he acostumbrado a la responsabilidad», Diario de Sevilla, 10 March 2005
______________________________________________________________

«Quanti sacrifici per il successo»
Anna Parodi, Il Corriere Mercantile, 9 February 2005

Juan Diego Florez: «Io sex-symbol? Trovate giornalistiche»

Juan Diego Florez è una vera star della lirica. Un tenore apprezzato dalla critica e adorato dal pubblico. Per vederlo e ascoltarlo a Genova, da venerdì prossimo al Carlo Felice nell'opera di Donizetti La fille du régiment, con la direzione di Riccardo Rizza, si stanno mobilitando spettatori anche dall'estero.

Le fa piacere tornare a Genova?

«Si, è dal 1997 che vengo a cantare al Carlo Felice e ho avuto tantissime soddisfazioni, cantando in opere del mio repertorio come Le Comte Ory».

Per "La Fille du regiment" al Carlo Felice ci sono richieste anche da fuori Italia.

«Sì, so che arriverà gente dalla Spagna, dal Giappone, dalia Germania...».

Genova ha contribuito a lanciarla?

«Sì, è stato uno dei primi teatri in cui ho cantato. Ho esordito nel 1996 al Rossini Opera Festival di Pesaro, quindi sono venuti Milano, Trieste e Genova.»Che cosa può dire del suo ruolo nell'opera di Donizetti?
«Ha delle arie bellissime, ma alla fine non mi lascia stremato. Non e come un Barbiere di Siviglia, che ti stanca quanto una partita di calcio. La parte tecnimenente non è così difficile.»

Ci parli del personaggio.

«Tonio è un sempliciotto, disposto a entrare in un reggimento che non è il suo, in un paese lontano, per amore di Maria. Assomiglia un po' al Nemorino dell'Elisir
d'amore. Per me l'aria più difficile è la seconda, anche se normalmente si pensa il contrario. Il mio maestro mi dice sempre: ciò che per gli altri e difficile per te e
facile, e viceversa!.»

Che progetti ha?

«Tra poco farò I puritani a Vienna. E' un'opera importante nel mio repertorio. vocalmente difficile. Poi sto preparando La donna del lago" di Rossini a Lisbona. Quindi sarò alla Scala con Cenerentola, e in estate al Rossini Opera Festival.»

Questa vita sempre in giro per il mondo ha degli svantaggi?

«Certamente, legati soprattutto al fatto di cambiare continuamente case,. alberghi. di modificare l'alimentazione. In piu l'aereo e un mezzo che è nemico della voce: è un ambiente molto secco, mentre la voce ha bisogno di ambienti umidi. Porto sempre con me l'umidificatore. Inoltre, visto che mi piace mangiare alimenti biologici, cerco sempre di trovarne nelle città dove vado. In questo modo. riesco a mantenere costante l'alimentazione».

E nella vita privata, che riflessi ha quest'esistenza un po' nomade?

«Io sono fortiinato perché viaggio sempre insieme alla mia fidanzata.»

Lei è considerato uno dei protagonisti delia lirica più affascinanti.

«Non credo che sia vero. I giornalisti sono sempre alla ricerca di qualcosa su cui puntare. Se uno non è brutto, diventa cubito Tom Cruise.»

Ci sono persone che la seguono non solo per il talento ma anche per il fascino?

«Sicuramente sì, perché quando uno ha successo, le persone tendono a rimanere affascinate da lui; questo vale non solo per i can- tanti nia anche per gli attori, i pittori e così via.»

La fidanzata è gelosa?

«No.»

Il successo è sempre una combinazione di elementi. Talento, impegno, fortuna ...

«Ci sono momenti della carriera in cui occorre fare certe cose. A me e successo di sostituire un tenore al Covent Garden di Londra cinque giorni prima del debutto. Ho corso dei rischi. Ho fatto altre sostituzioni, anche l'esordio al Rof e avvenuto così. Adesso, è diverso, ma devo sempre impegnarmi al massimo perché la gente si aspetta molto da me e io devo essere all' atezza. Sono sempre sacrifici, anche se diversi da quelli degli inizii.»

Dove vive quando non viaggia?

«A Bergamo.»

Torna spesso nel suo paese, il Peru?

«Una volta l'anno. Cerco sempre di cantare lì, è una responsabilità che mi sono preso. In Peru trovo la famiglia e gli amici.»

E un paese dalla situazione non facile, tanti emigrano ...

«Sì, e vero.»

Quali sono le sue passioni, al di fuori della lirica?

«Mi piace molto il caicio, sia giocato. che seguito in tv.»

La squadra del cuore?

«L'Inter. Un'altra mia passione e ia cucina. Preparo principalmente piatti peruviani, ma a volte anche italiani. Ieri, per esempio, ho fatto il risotto ai carciofi.»


Florez, ecco il suo Donizetti
Il Secolo XIX, 13 February 2005

Domani sera la prima al Carlo Felice. Nel ricco cast anche il soprano Patrizia Ciofi

Un grande tenore per "La figlia del reggimento"

Due stelle del firmamento lirico internazionale saranno protagoniste della Fille du régiment di Gaetano Donizetti in scena al Teatro Carlo Felice domani sera alle 20.30: Juan Diego Florez, nella parte di "Tonio", e Patrizia Ciofi - recente protagonista della Traviata che ha riaperto il Teatro La Fenice di Venezia - come "Marie". A dirigere Coro e Orchestra del Teatro sarà Riccardo Frizza, mentre nelle altre parti canterano, fra gli altri, Nicola Ulivieri, "Sulpice" e Francesca Franci, "Marchesa di Berkenfield".

Juan Diego Florez si è rivelato nel 1996 a Pesaro, in una Mathilde di Shabran di Rossini che lo consacrò internazionalmente, e in seguito alla quale è stato subito richiestissimo nei maggiori teatri di tutto il mondo per le sue straordinarie doti vocali e interpretative. Fra i suoi numerosi riconoscimenti, il Premio Abbiati e il Rossini d'Oro. A Genova è stato finora tre volte, sempre in Rossini: Il conte Ory, La Cenerentola e, l'anno scorso, La donna del lago.

Come descriverebbe la parte di "Tonio"?

«È molto particolare dal punto di vista vocale, soprattutto per l'aria alla fine del primo atto, molto difficile, che contiene la famosa serie di "do": sono proprio questi "do" che fanno della Fille un'opera per tenore. Ma anche l'aria del secondo atto è molto bella, più sentimentale, mentre la prima è più brillante. Un'opera che faccio molto, perchéè molto adatta alla mia voce».

E come racconterebbe il personaggio?

«Molto carino e semplice: un giovane di paese, innamorato e disposto ad arruolarsi volontario per poter stare vicino alla sua Marie. Tonio si lascia trascinare, ha un carattere sentimentale, come una donna: in realtà, è più"morbido" lui di Marie, che invece ha un carattere più vivace; fra i due, più maschile».

Della "Fille" esiste anche la versione italiana, un po' diversa da quella originale francese che viene ripresa anche qui: quale preferisce?

«Quella francese, che ho fatto spesso, mentre non ho mai cantato la versione italiana. È sempre meglio riprendere la versione originale.»

Quali differenze ci sono fra lo stile di canto di Rossini, nel quale lei si è rivelato, e quello di Donizetti?

«Rossini ha un canto più fiorito e guardava indietro: aveva cominciato a scrivere prima del Romanticismo e anche se è lui a porre le basi dell'opera romantica - la sua Semiramide fu di esempio sia per Bellini che per Donizetti - stenta poi a cambiare stile e si ferma. Donizetti invece guarda in avanti, al nuovo stile romantico: viene meno la coloratura e la voce è più libera di espandersi».

La regia di Sagi traspone la vicenda in tempi più recenti: come ci si trova?

«È una regia che mi piace molto: siamo durante la seconda guerra mondiale, io sono francese e i soldati sono americani. Ma il libretto è rispettato e la vicenda è sempre quella».


Juan Diego Flórez, el nuevo García
Andrés Moreno Mengíbar, Diario de Sevilla, 7 March 2005

El tenor peruano, que en la actualidad vive el momento álgido de su carrera, regresa el jueves al Teatro Maestranza, donde ya actuó en 1998

Suele ser destino inexorable de los teatros de provincias, por muchas ínfulas que se den, el de tenerse a menudo que conformar con acoger a estrellas de la música en sus horas bajas, cuando ya la edad peina canas hace años y cuando sus virtudes artísticas son ya cosa del pasado; glorioso, sí, pero pasado al fin y al cabo. Salvo excepciones muy esporádicas que, además, se saldaron con una fría respuesta del público (recuérdense los recitales de Edita Gruberova, Karita Mattila o Bo Skohvus), estamos por estos lares acostumbrados a las crepusculares apariciones de las antaño admiradas figuras de la lírica que, a menudo con fines benéficos (también para ellas mismas), se dignan recalar por estas tierras tan alejadas de los circuitos musicales más prestigiosos y consolidados. El resultado suele ser, las más de las veces, que el oyente tenga que hacer un verdadero y arduo ejercicio de nostalgia sonora para reconocer en estos artistas a las voces admiradas de otras décadas. Un ejercicio de caridad, benéfico también, para perdonarles estos pecados de vejez y este claro abuso de nuestra bondad.

Por todo esto, el que un cantante de la categoría de Juan Diego Flórez venga a Sevilla en el momento más alto de su carrera, cuando es la voz de tenor más demandada por los mejores teatros del mundo, no puede dejar de ser una noticia y un motivo de alegría y de expectación. Añádase que su actuación servirá de esplendoroso broche al homenaje que en estas semanas brinda el Maestranza a Manuel García y tendremos los ingredientes para uno de los recitales más esperados de los últimos años.

Flórez es hoy día la punta del iceberg de un fenómeno canoro sin precedentes, cual es el de la emergencia de toda una generación de magníficas voces hispanoamericanas que copan hoy día los más altos puestos del escalafón. La voz del peruano se une, así, a la de personalidades como las de José Cura, Ramón Vargas, Aquiles Machado (protagonista masculino de la Madama Butterfly del próximo mayo en el Maestranza), Rolando Villazón, Francisco Casanova o Marcelo Álvarez (Cavaradosi en la Tosca que abrirá la próxima temporada de nuestro principal teatro), por citar tan sólo a representantes de la cuerda tenoril. Tenores eminentemente líricos, de suave y aterciopelado timbre y que han dado un verdadero vuelco a un panorama que hasta hace diez o quince años parecía un paisaje desolado habitado tan sólo por el espectro de los Tres Tenores.

La historia artística de Juan Diego Flórez es la de una especie de Cenicienta del canto. Se acostumbró a la música y al canto escuchando a su padre, Rubén Flórez, conocido intérprete de música criolla y de las canciones de Chabuca Granda. Fue éste el primer tipo de música que Juan Diego cantó y desde entonces no le ha abandonado su pasión por estas canciones, no desaprovechando recital alguno para incluir canciones como La flor de la canela como bises, como es de esperar haga en Sevilla el próximo jueves. Tras años de cantar de forma espontánea y de oído, en 1990 entró en el Conservatorio de Lima, pasando en poco tiempo a ser solista del Coro Nacional. Con el apoyo de profesores y familiares pudo perfeccionar su formación en el prestigioso Curtis Institute de Philadelphia, desde donde, tras tres años de estudios, fue animado a continuar su instrucción en la Academia Rossiniana de Pesaro. Y allí surgiría, en el verano de 1996, la oportunidad de su vida: una indisposición del tenor Bruce Ford le permitió sustituirlo a última hora en el prestigioso Festival Rossini en la ópera Matilde di Shabran. "Yo tenía sólo 23 años y apenas tres meses de carrera, así que me ayudó mucho la inconsciencia y no darme completamente cuenta de lo que me estaba sucediendo", ha confesado el propio cantante. Era la función de apertura del festival y allí se daba cita la flor y nata de los teatros y las agencias artísticas de medio mundo, que inmediatamente concordaron en que allí estaba el tenor rossiniano por excelencia y tan esperado por tanto tiempo.

En Sevilla pudimos escucharlo, cuando aún no era la estrella actual, en octubre de 1998 a propósito del despropósito de la recuperación de Alahor in Granata de Donizetti. Aunque su fuerte sigue siendo el repertorio rossiniano, para el que está inmejorablemente dotado merced a su voz potente, sus espectaculares agudos y su insultante facilidad para las agilidades (con pleno dominio de algo tan difícil como el canto martellato), Juan Diego Flórez viene en los últimos tiempos adentrándose, conforme su joven voz va ganando anchura y seguridad en la zona grave, en territorios de tenor lírico o lírico-ligero, como los de óperas de Donizetti o Bellini, con títulos como Rigoletto en perspectiva.

Una buena muestra de sus actuales intereses la tendremos en este recital sevillano en el que se beneficiará del siempre eficaz acompañamiento de Vicenzo Escalera.


«Tengo muy claro que mi repertorio es el belcanto rossiniano»
Pablo Meléndez-Haddad, ABC, 5 March 2005

Juan Diego Flórez debutará el próximo mes de abril en el papel de Nemorino de «L´elisir d´amore», de Donizetti, en el Festival Alfredo Kraus de Las Palmas

El ciclo «Lírica de Barcelona» ha traído hasta la capital catalana a las mejores voces jóvenes de España e Hispanoamérica, y Juan Diego Flórez no podía ser una excepción. Convaleciente de una gripe que le obligó a cancelar una ópera en Lisboa, a punto estuvo de aplazar el recital que ofrece hoy en el Palau de la Música Catalana, en el que ofrecerá un programa dedicado a arias operísticas.

Al tenor peruano la palabra «divo» le suena muy ajena, pero reconoce que la vida le ha cambiado en estos dos últimos años. «Ahora siempre se crea una gran expectativa ante mis actuaciones y todo lo que haga se transforma en importante. Esto me obliga a vivir con una responsabilidad continua, lo que se traduce en una enorme presión». Con la agenda repleta de proyectos («este año no tendré vacaciones, pero sí el próximo»), entre sus citas se encuentra la ya habitual con el Festival Alfredo Kraus de Las Palmas. «Comencé allí hace cinco temporadas cantando una «Italiana in Algeri» y en estos años hemos estrechado mucho esa relación. En abril cantaré «L´elisir d´amore»».

Las Palmas le ha servido de trampolín para los teatros y festivales españoles . «Hay teatros que programan con mucha antelación, como Bilbao, y otros con mucha menos, como el Real. En general, el nivel profesional es muy alto y el trato al artista es fantástico, sobre todo en Madrid: diría que es la mejor que he experimentado en mi carrera», dice. Al público español le dedica una mención, «porque me irradia un calor muy especial. He quedado incluso a cenar con grupos de fans, algo que no me sucede ni en Italia».

Pero antes de llegar a la ópera, sus primeros contactos con la música fueron con el folclore. «Mi salto fue inesperado, pero gradual: en mi casa nunca se escuchó ópera, pero nos gustaba la música popular. En el conservatorio comenzó a gustarme la ópera y la música clásica y me fui a Filadelfia a perfeccionarme; allí pensaba quedarme unos seis años, pero a los tres conocí a Ernesto Palacio y me dio muy buenos consejos. Marilyn Horne me dijo que ya estaba a punto para comenzar una carrera y me fui a Italia, aunque para entrar en un taller o en un teatro. Desde entonces no he parado...»

No más Verdi

En cuanto al repertorio verdiano, Flórez asegura que «aparte del Duca no cantaré nada más de Verdi en toda mi carrera, aunque ya hice un «Falstaff». Las óperas verdianas no se ajustan a mi vocalidad, ni siquiera «Traviata». Tengo claro que mi repertorio es el belcanto rossiniano, aunque también he querido explorar en Bellini y Donizetti, porque creo que es bueno combinarlos». Aunque en su próximo disco firma algunos arreglos. no tiene ambiciones de compositor. «Es un disco de canciones latinoamericanas que está dedicado a mi mundo y a mi tierra. Yo crecí con esta música». Sobre la intención de amplir su repertorio, adelanta que por ahora sólo tiene el Duca en Lima y el Nemorino de «L´elisir» en Las Palmas, «aunque siempre estoy sondeando en el repertorio rossiniano...»


Entrevista al tenor Juan Diego Flórez
Marino Rodríguez, La Vanguardia, 6 March 2005

La gran sensación de la ópera de los últimos años, el tenor peruano Juan Diego Flórez (Lima, 1973), ofrece mañana (Palau de la Música, 21 h) su primer recital en Barcelona, tras haber cantado dos veces en el Liceu, la primera en un concierto de la orquesta y coro de la Scala dirigido por Muti y la segunda en la versión de concierto de Maria Stuarda de la pasada temporada. El programa del recital, promovido por Lírica de Barcelona y en el que Flórez estará acompañado por el pianista Vincenzo Scalera, incluye arias de óperas de Mozart, Cimarrosa, Gluck, Bellini, Rossini y Donizzetti.

-Antes de acudir al conservatorio su pasión fueron el pop-rock y la música tradicional latinoamericana...

-Es cierto. De chico no tuve ningún contacto con la música clásica, pero sí con la peruana -mi papá es cantante de esta música- y con el rock y el pop. Componía mis propias canciones y actué en varios piano bares de Lima cantando un poco de todos esos géneros. Mis ganas de aprender música, canto y de tocar un instrumento me llevaron a entrar en el Conservatorio de Lima, aunque siempre con la música pop en la cabeza. Pero comencé a interesarme poco a poco por la música clásica. Entré en el Coro Nacional, comencé a desarrollar más la voz y empecé a preguntarle a mi profesor a todas horas: "¿Crees que tengo talento para ser tenor?".

-Y ahora que ya está en la elite de la ópera, ¿qué opina del pop-rock?

-Me continúa gustando la llamada música popular. Me gusta toda la música siempre y cuando sea buena. No me importa el género.

-Su debut oficial se produce en el Festival Rossini de Pesaro en 1996, con Matilde de Shabran, donde obtuvo ya un enorme éxito, pero ¿cuáles fueron sus primeros contactos con la ópera?

-Como dije antes, en el Conservatorio de Lima me fui inclinando poco a poco hacia el canto lírico. La ópera la comencé a descubrir donde continué mi formación, en el Curtis Institute de Filadelfia. El programa de estudios allí incluía que se hicieran óperas completas. Como no tenían otro tenor para afrontar ciertas obras, pues las cantaba yo todas. Esto me dio una muy buena dosis de experiencia, que me sirvió muchís imo para mi debut profesional.

-¿Qué es lo que más estima del mundo de la ópera? ¿Y lo que más odia?

-Lo que me encanta es la magia de la función. La ópera es algo único cuando esa magia brota, lo que no siempre ocurre. Esa magia, cuando está allí, la siente el público, la percibe la orquesta, los cantantes... Lo que más odio es cuando algún director de orquesta o de escena se comporta con arrogancia. En ese caso el trabajo es imposible.

-El 95% de los cantantes critica el trabajo de buena parte de los directores de escena actuales ¿Qué tiene usted que decir al respecto?

-Yo he tenido suerte con el 90% de los directores de escena con los que me ha tocado trabajar hasta hoy. En el repertorio que yo hago no se llevan a cabo tantas barbaridades en los montajes.

-No pocos le definen como el mejor cantante belcantista de la actualidad o el tenor del siglo XXI. ¿Cree usted que exageran?

-Sí.

-Pero Pavarotti le señala como su sucesor y otros dicen que es el sucesor de Kraus. ¿Se identifica con ellos?

-Me halagan mucho esas declaraciones. Ambos son mis ídolos. El cantante con quien más me identifico es Kraus, pues yo también soy lírico ligero -aunque nuestro repertorio difiere un poco- y siempre he admirado su línea de canto y su elegancia, su voz timbrada y siempre alta. Admiro también el respeto que tuvo por la profesión. Pavarotti es un lírico pleno, su repertorio es diferente, pero ha sido una de las voces más bellas del siglo pasado, si no la más bella.

-De pocos cantantes se dicen hoy en día tantos elogios. ¿Qué se siente más: abrumado, feliz, temeroso...?

-Trato de no creerme demasiado los elogios; soy muy perfeccionista, nunca estoy contento. Esta cualidad -o defecto- me ayuda a mantenerme con los pies en la tierra.

-Terminará su recital en Barcelona con Ah, mes amis,de La fille du régiment.Se dice que ésta es una de las arias más difíciles para tenor por sus nueve dos de pecho, pero sin embargo usted parece cantarlos con suma facilidad.

-Hace poco canté la ópera en Génova, en todas las funciones tuve que bisar el aria. Para mí el aria más difícil es otra de La fille... la del segundo acto, Pour me rapprocher...

-Junto a las arias de óperas ha incluido tres canciones peruanas, como la famosa La flor de la canela...

-Canto esos temas a mi manera. Quizá no sea la más adecuada, pues los cantantes de ópera cantamos con la voz lírica, pero yo lo hago con todo el amor por mi música. En otoño, por cierto, sacaré un disco de canciones latinoamericanas.

-En noviembre hará su primera ópera escenificada en el Liceu, Semiramide. ¿Tiene más compromisos con el teatro para próximas temporadas?

-Sí, una Cenerentola,me parece que en el 2008


«Me he acostumbrado a la responsabilidad»
B. Fernandez, Diario de Sevilla, 10 March 2005

El tenor peruano Juan Diego Flórez llenará hoy el Teatro de la Maestranza con un programa dedicado al hispalense Manuel García

"Me he acostumbrado a la responsabilidad, a la presión afirma el tenor de 32 años Juan Diego Flórez. Hay que estar al cien por cien, no importa que estés en una ciudad pequeña o grande, no te puedes relajar. Pero eso me gusta, porque cuando trabajo con esa responsabilidad doy más. Hace que me prepare mejor".
El tenor peruano, que protagoniza esta noche un recital lírico en el Teatro de La Maestranza dentro del ciclo Grandes Intérpretes, acompañado al piano por Vincenzo Scalera, responde así ante la expectación suscitada por su presencia: apenas quedan localidades; una situación que, en actuaciones de este tipo, no se daba en el coso hispalense desde los ya lejanos tiempos de la Exposición Universal de 1992. Nada raro, si se atiende a la enorme popularidad alcanzada entre los amantes del bel canto por el cantante, nacido en Lima en 1973, durante los últimos años. "El 96, el 97, el 98... Eran mis primeros años y todo ha cambiado en todos los sentidos dice. Vocalmente, interpretativamente, he mejorado. He ido a muchas ciudades, tengo mucho más trabajo, también descanso menos...".

Flórez señala como capital "el hecho de tener un contrato en exclusiva con una discográfica desde 2001, algo que ha sido muy bueno para mí. La promoción consigue que llegues a muchos sitios, incluso a Suramérica, donde la ópera no entra tanto. Ahora cuando voy a hacer un concierto a Chile o a Brasil la gente ya sabe quién soy".

El tenor, que dedicará buena parte del programa de hoy a una selección de canciones de Manuel García, confiesa que "no sabía" que el Maestranza le acaba de dedicar un ciclo. "Ha sido una coincidencia, pero viene como anillo al dedo. García es una figura importante y muy interesante en la historia de la música, tanto como compositor, cantante, maestro o empresario. Cada vez me interesa más", comenta del sevillano.

"Tenía un rango de voz increíble continúa, aunque la mayoría de estas canciones no presentan grandes dificultades técnicas. Las he elegido porque son bonitas o picardías divertidas, alguna hecha incluso como para tomar el pelo".

Rossini, Bellini y Donizetti completan un programa al que, menos usual en él, también se suman Gluck y Mozart. "Hago un repertorio bastante diferente al de las masas. Claro que a la gente le gusta Verdi y Puccini y que yo hago un repertorio más selectivo, pero me encanta Mozart, y quizás esté presente en el futuro", avisa.


GO TO TOP OF PAGE

This page was last updated on: March 10, 2005