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Omaggio a Franco Corelli, Teatro delle Muse, Ancona, 12 June 2004
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REVIEWS
Sullo schermo Corelli "lancia" Florez Le Muse prenotano l'idolo del futuro, Il Messaggero,14 June 2004
Le Muse incoronano Florez erede di Corelli, Il Resto del Carlino, 14 June 2004
Juan Diego colma il vuoto Corelli Il Messaggero, 13 June 2004
Le Muse per Corelli... ovvero... "Un prodigioso terzetto", OperaClick, 13 June 2004 [external link]

BACKGROUND ARTICLES
Florez: ecco il bello della lirica «Corelli, un brivido per me», Il Messaggero, 27 May 2004
Sabato alle Muse il récital del tenore peruviano..., Il Messaggero, 9 June 2004
Il talento e la faccia tosta del giovane Juan Diego, Il Messaggero, 9 June 2004
«Che emozione quando Corelli mi abbracciò», Il Resto del Carlino, 11 June 2004
Florez: io peruviano, testimonial di Corelli, L'avvenire, 11 June 2004

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Florez: ecco il bello della lirica «Corelli, un brivido per me»
Il Messaggero, 27 May 2004

«Cantare per Franco Corelli, nella sua città natale è un'emozione fortissima. Come quando si alzò per applaudirmi». Voce di tenore, pacata e musicale all'altro capo del telefono, Juan Diego Florez è una delle stelle nascenti ma già brillanti della lirica internazionale che il palco delle Muse accoglierà per l'omaggio a Franco Corelli il 12 giugno. Una serata attesa visto che in un solo giorno di prevendita sono stati staccati 400 biglietti. Richieste piovono da tutta Italia e persino dal Giappone. Per tutti, il tenore anconetano è «un idolo» ammette lo stesso trentenne peruviano.

Quindi Maestro Florez, lei e Corelli vi siete incontrati?

«All'Opera Awards che vinsi nel 2002. Cantai l'aria da La fille du regiment. Corelli era presente e si alzò per applaudirmi. Lo raggiunsi al tavolo e mi abbracciò. Non ci fu molto tempo per parlare ma lo ricordo con grande amore».

Un omaggio dunque particolarmente sentito...

«Quando mi hanno chiesto di cantare per lui sono rimasto molto sorpreso. Poi ho provato una grande felicità e un grande onore. Sento un nesso tra il fatto che ho amato il modo in cui cantava e che anche lui apprezzava me».

Come cantava?

«A parte la bellezza, l'unicità della sua voce per il timbro, il colore, il volume, Corelli aveva acuti brillantissimi e solari. Un fraseggio incredibile e la finezza dei diminuendo. Ho delle incisioni a casa e credo sia insuperabile in Ernani, il Trovatore, Carmen».

Voce diversa, repertorio diverso. Come ha scelto il programma?

«Mostro quello che è mio. Il meglio per il migliore. Dal Rossini del rondò di Almaviva dal Barbiere di Siviglia (Florez è stato la rivelazione del Rof di Pesaro nel 1997 dove quest'anno sarà in Matilde di Shabran, ndr) ai Puritani di Bellini in cui ho debuttato proprio due settimane fa, dall'aria pucciniana di Rinuccio, alla verdiana La donna è mobile fino a Cimarosa. Ho scelto insieme alla direzione delle Muse tra pezzi un po' più lirici e arie un po' più popolari».

In questo viaggio musicale, Juan Diego Florez sarà accompagnato al pianoforte dal Maestro Vincent Scalera. La serata "Le Muse per Corelli" organizzata dal Comune di Ancona sarà aperta da ricordi di colleghi e diretta da Enrico Stinchelli e Michele Suozzo, voci radiofoniche de La Barcaccia su Radio Tre.


Sabato alle Muse il récital del tenore peruviano che lascia per una sera il suo repertorio
Giulia Visci, Il Messaggero, 9 June 2004

ANCONA - Qualcuno aveva storto il naso: cosa c'entra Florez con Corelli? L'uno bravissimo nel repertorio fra Sette e Ottocento, l'altro tenore romantico per eccellenza, star carismatica del melodramma più potente. Qualcun altro aveva risposto che bello era Corelli bello è Florez, e tanto basta. Ma se Juan Diego Florez fra qualche giorno salirà sul palco delle Muse di Ancona per rendere omaggio a Franco Corelli non sarà solo per l'innegabile appeal di cui il giovane e osannato tenore peruviano è indubbiamente fornito. Florez canterà "per" Corelli. Il suo sarà un omaggio vero e proprio, di sostanza. Per una sera lascerà i lidi sicuri del repertorio che lo ha reso celebre nel mondo per varcare la soglia dell'Ottocento di Verdi, Puccini, Bellini, regalando anche qualche gemma che mai fino ad ora aveva interpretato in Italia. E di Rossini, autore prediletto del quale è sommo interprete, Juan Diego Florez presenterà solo un brano, Cessa di più resistere da Il barbiere di Siviglia , pagina di estremo virtuosismo raramente eseguita.

«All'inizio doveva essere una serata dedicata solo in parte all'esibizione di Florez - ha sottolineato Alessio Vlad , direttore artistico della stagione lirica delle Muse - siamo riusciti invece a mettere su un récital vero e proprio, con un programma molto impegnativo concordato con l'artista che prevede anche alcune sue prime interpretazioni per l'Italia». Il concerto si apre con Pria che spunti in ciel l'aurora da Il matrimonio segreto di Cimarosa (prima esecuzione italiana). Segue Vincenzo Bellini con A te o cara da I Puritani , prima esecuzione per l'Italia dopo il debutto di poche settimane fa a Las Palmas, ed E' serbato a quest'acciaro da I Capuleti e i Montecchi .

«Questo récital è un autentico tour de force - spiega Vlad - per l'estrema difficoltà vocale delle pagine in programma, alcune dalla tessitura acutissima ( A te o cara ) altre di estremo virtuosismo (il rondò finale del Conte di Almaviva dal Barbiere di Siviglia ). A queste prove di arduo virtuosismo Florez ha scelto di affiancare anche il lato più scopertamente sentimentale, lirico, suadente del brano di Cimarosa che apre il concerto; o quello pittoresco e folcloristico delle arie tratte dalle due zarzuelas, Bella enamorada da El ultimo romantico di Reveriano Soutullo e Juan Vert, e La jota da El trust de los tenorios di José Serrano, entrambe in prima esecuzione italiana». L'ultima parte del concerto sarà dedicata a Verdi e alla sua La donna è mobile dal Rigoletto , a Puccini e al Gianni Schicchi di Firenze è come un albero fiorito e infine al Rossini del Barbiere di Siviglia . Accompagna al pianoforte Vincent Scalera . La serata sarà introdotta da Enrico Stinchelli e Michele Suozzo , melomani animatori del programma culto di Radio Tre La Barcaccia che assicurano anche la presenza di alcuni famosi colleghi d'arte di Franco Corelli. Ma ai due lirici trascinatori è stato chiesto di contenersi: l'omaggio, quello vero, passa attraverso la voce di Juan Diego Florez. E chi sarà alle Muse, sabato sera alle 20.45, avrà voglia soprattutto di ascoltare quella voce. Chi, sabato sera, non sarà di fronte alla tv perché, come ha ricordato il sindaco e presidente della Fondazione Muse, Fabio Sturani, «il 12 giugno iniziano gli Europei». Il cda cosa sceglierà stavolta?


Il talento e la faccia tosta del giovane Juan Diego 
Claudia Gentili, Il Messaggero, 9 June 2004

Il ritratto. Il sovrintendente del Rof, Gianfranco Mariotti, ricorda l'esordio dell'artista

ANCONA - Una stella per una stella. Sarà il tenore peruviano Juan Diego Florez a cantare sabato alle Muse di Ancona nella serata di omaggio a Franco Corelli organizzata dalla Fondazione del teatro. Considerato il numero uno nel suo registro a livello internazionale, Florez ha spiccato il volo nel 1996 dal Rof di Pesaro. Da allora ci torna regolarmente e quest'anno sarà di nuovo nella Matilde di Shabran con cui debuttò ma con la regia di Mario Martone . «Un favoloso inizio, il suo» racconta il sovrintendente del prestigioso festival rossiniano, Gianfranco Mariotti . Individuato durante un'audizione, Florez fu infatti scritturato per il ruolo del secondo tenore in Richard e Zoraide . Poi, il tenore impegnato nella prima moderna di Matilde di Shabran si ammalò.

«Cademmo in una nera depressione - ricorda Mariotti - Dove trovare un sostituto all'ultimo momento per un'opera mai rappresentata prima?».

E invece?

«Ci ricordammo di Florez che ci aveva così impressionato e lo convocammo. Lui arrivò con lo spartito e se ci penso ancora mi sorprende la sicurezza con cui lesse a prima vista. La sua faccia tosta, la freschezza... che poi Juan Diego è anche fisicamente simpatico. Dopo una settimana sapeva tutta l'opera».

Questo carisma può essere il punto di incontro tra lui e Corelli che hanno voci e repertori così diversi?

« Nel senso del carisma, sì. Ma per il resto, e per il ricordo che ho di Corelli, sono due cantanti profondamente diversi. Il loro eroismo, la prestanza fisica sono di una grana diversa».

Cioè?

«Florez ha un fascino di grazia, Corelli di potenza. Lo squillo eroico, la lucentezza di Corelli e la sua potenza tenorile sono estranee a Florez che canta invece sullo stile, che non appena entra illumina il palcoscenico. Una dote rara. Florez è baciato dalla sorte e per un regista è un'autentica benedizione. Senza dubbio, è il tenore che sarebbe piaciuto a Rossini».

E di Rossini sabato proporrà il suo cavallo di battaglia. Il Rondò di Almaviva da Il Barbiere di Siviglia . Che ne pensa del programma?

«Le scelte che l'artista fa in questo tipo di occasioni rappresentano il meglio dell'artista stesso. E Juan Diego è un fuoriclasse del belcanto».


«Che emozione quando Corelli mi abbracciò»
Carlamaria Casanova, Il Resto del Carlino, 11 June 2004

ANCONA  Juan Diego Flórez arriva ad Ancona per la prima volta. Ma preceduto da una fama già solida: è di fatto il tenore rossiniano e belcantistico più noto in campo internazionale. In Italia nel 1999 ha vinto il Premio Abbiati della critica come miglior cantante dell'anno.

Si esibirà domani sera al Teatro delle Muse in un recital (al pianoforte Vincent Scalera) dedicato al ricordo di Franco Corelli.

L'abbinamento può stupire. Lo stesso Flórez, quando gli fecero la proposta, si domandò: «Ma perché io?». I caratteri vocali dei due, infatti, non hanno nulla in comune. Inoltre Flórez, nato a Lima nel 1973, non ha nemmeno avuto modo di ascoltare Corelli dal vivo.

Eppure un filo rosso c'è. Il 31 ottobre del 2002, a Milano, in occasione dell'annuale Opera Award, il premiato Juan Diego Flórez  che si esibì nell'aria "dei 9 do" della Figlia del reggimento aggiudicandosi un'ovazione  ebbe ad applaudirlo anche Franco Corelli, salito sul palco per consegnargli il premio. Fu l'ultima apparizione in pubblico del leggendario tenore.

«Quando mi abbracciò  ricorda il giovane Juan Diego  ebbi un'emozione fortissima. Certo, conoscevo la voce di Corelli in disco. Una voce che mi ha sempre lasciato stupito per il volume e la potenza. E poi acuti facili, timbrati, frase sempre bella Uno dei più grandi della lirica».

Lei ha un repertorio più leggero, ma non privo di insidie. Anzi. Ha appena debuttato a Las Palmas in uno dei ruoli più arditi: Arturo dei Puritani di Bellini. Ha faticato molto, per questa parte?

«Io canto soprattutto Rossini e il Bellini meno eroico. Nei Puritani, diciamolo, il momento condizionante è quel 're naturale' che bisogna fare e finché non lo si è fatto si sta, è il caso di dirlo, con il fiato sospeso. Oltre a tutto, arriva proprio nell'ultimo atto, quindi si resta tesi fino in fondo».

Ha riservato questo re anche al recital in Ancona?

«No, dai Puritani canto "A te o cara": c'è un re, ma è un re bemolle. Ci vuole meno adrenalina per affrontarlo. Qui mi hanno chiesto anche arie molto popolari, quindi canterò "La donna è mobile" dal Rigoletto e il Rondò di Almaviva dal Barbiere di Siviglia».

Le note svettanti del belcanto sono certo di grande effetto e soddisfazione, però riducono le possibilità interpretative

«È vero quando sussistono problemi di tecnica: liberi da questi, ci si può permettere di pensare al personaggio, alla scena. E comunque, l'emozione di cantare una cabaletta, una coloratura, non è da sottovalutare».

Il suo genere preferito è il serio o il buffo?

«Se si tratta di canto, dico serio, ma in palcoscenico il personaggio dell'opera buffa permette di sbizzarrirsi di più. Con un regista che senta il comico, vedi Ronconi, si fa divertire e ci si diverte».

La sua è stata una carriera fulminea, iniziata al Rof di Pesaro nel '96 con Matilde di Shabran. Un successo così grande e inaspettato le ha portato traumi?

«No. Sono molto controllato, non mi lascio mai prendere dal panico, né per paura né per gioia. E non mi espongo al di là delle mie forze. Studio molto».

Ed è proprio con Matilde, nel nuovo allestimento diretto da Mario Martone, che Juan Diego Flórez tornerà in agosto al Festival pesarese dove, dopo quel lontano felice esordio, è stato presente in tutte stagioni. Da qui a là, ancora recite della Donna del lago a La Coruña e a Madrid e un po' di vacanza al mare, vicino a Barcellona».
Prepara qualche debutto?

«Sì, sto studiando per la prima volta una zarzuela».


Florez: io peruviano, testimonial di Corelli
Chiara Sirk, L'avvenire, 11 June 2004

Il mondo del belcanto non può vivere senza miti: non resiste senza qualcuno che sappia regalare musica perfetta ed emozioni. Juan Diego Florez, giovane tenore trentenne d'origine peruviana, pare abbia tutto questo. La sua voce, il talento e la personalità ci fanno tornare ai fasti dell'opera. Domani sera, ore 21, sarà al Teatro delle Muse di Ancona, dove proporrà un recital in ricordo di Franco Corelli, il grande tenore anconetano scomparso di recente e famoso per il controllo della voce, che era tale da permettergli di prendere un do di petto a piena voce, come di gestire gli acuti più impervi smorzandoli fino al sospiro. Secondo Karajan, la sua voce «era dotata di un potere eroico».

Maestro, perché hanno invitato lei, giovane e non italiano, celebrare il grande Corelli?

Devo dire che la richiesta mi ha stupito: ho una voce e un repertorio diversi da Corelli. Però hanno insistito e mi sono ricordato di quando lo incontrai, due anni fa, alla consegna degli Opera Awards. Cantai l'aria da La fille du regiment e, alla fine, Corelli mi abbracciò. Mi emozionò molto questo riconoscimento, tanto caloroso, da parte di un interprete così importante. Fu la sua ultima apparizione in pubblico.

Corelli cos'ha rappresentato per lei?

È sempre stato un mio idolo. Mi impressionava il suo bellissimo modo di fraseggiare. Comunicava il gusto di cantare e la sua voce aveva un potere straordinario.

Questo concerto significa per lei raccogliere l'eredità del tenore anconetano?

Sì, in un certo senso. La serietà con cui lavorava sul fraseggio, sulla limpidezza, il suo rigore nello studio e nella preparazione sono un esempio forte. In questo senso siamo tutti suoi eredi.

Che programma proporrà?

Ho preparato un nuovo repertorio. Per la prima volta presenterò in Italia alcune arie, come A te, o cara dai Puritani di Bellini (opera in cui ho da poco debuttato a Las Palmas), Pria che spunti in ciel l'aurora dal Matrimonio segreto di Cimarosa e due Zarzuelas. Poi canterò brani da I Capuleti e i Montecchi di Bellini, da Gianni Schicchi di Puccini, La donna è mobile dal Rigoletto di Verdi e, per finire, il rondò di Almaviva dal Barbiere di Siviglia di Rossini.

Come si fa, partendo dal Perù, ad arrivare ai vertici della lirica?

La lirica da noi non si ascolta molto, eppure, proprio in questo momento, ci sono diversi cantanti latino americani che dominano la scena, come Marcelo Álvarez, argentino. Non è una novità. Dal Perù vengono altri tre famosi tenori: Alessandro Granda, che negli anni Trenta ha cantato spesso alla Scala con Toscanini, Luigi Alva, uno dei migliori cantanti rossiniani della sua epoca, ed Ernesto Palacio, protagonista della Rossini Renaissance. Quindi è un fenomeno che è sempre esistito. Forse perché il nostro modo di parlare è acuto, da questo punto di vista siamo tutti un po' tenori, e la nostra musica (in Argentina il tango, in Messico la canzone rancera) è molto lirica. Da quella all'opera il passo è breve.

Vista da uno straniero, l'Italia che si vanta d'essere la patria del Belcanto, lo è ancora realmente?

Sì. In Italia ci sono tanti teatri importanti e ben tredici enti lirici: una situazione unica. Molti cantanti vengono a perfezionarsi nei vostri conservatori, altri preferiscono l'America. Negli Stati Uniti ci sono poche scuole, d'ottimo livello, con possibilità di borse di studio, dove si fanno opere complete, con allestimento, orchestra e direttore. Prima di fare il mio debutto a Pesaro, otto anni fa, avevo già cantato in sette opere al Curtis Institute di Philadelphia dove ho studiato dal 1993 al 1996. Mi è servito molto fare "tablas", come diciamo noi, calcare le tavole del palcoscenico.


Le Muse incoronano Florez erede di Corelli
Il Resto del Carlino, 14 June 2004

Il giovane tenore peruviano si è esibito in otto brani che hanno rappresentato un omaggio vero e generoso al collega la cui carriera raggiunse livelli incredibili

ANCONA  Con otto brani (quattro mai presentati prima in Italia), che hanno spaziato da Cimarosa a Puccini, da Verdi a Bellini, fini alle Zarzuelas (opere di tradizione folcloristica spagnola) e a Rossini, il tenore Juan Diego Florez ha celebrato al teatro delle Muse il grande collega Franco Corelli, cui la città natale ha voluto dedicare un concerto a pochi mesi dalla morte.

Florez ha cominciato in tono minore con l'aria «Pria che spunti in ciel l'aurora», da il «Matrimonio Segreto» di Cimarosa, «scusate  ha detto  vengo da un tour de force lavorativo e da 6 ore di viaggio che influiscono negativamente sul fiato, ma si è ripreso immediatamente rivelando subito dopo nel brano «A te, o cara», dai Puritani di Bellini, tutto il suo virtuosismo belcantistico, unito ad una straordinaria tecnica vocale.
Il suo è stato un omaggio vero, generoso che non lo ha risparmiato in nessuna delle aree in cui si è esibito, quasi un banco di prova offerto a se stesso e al pubblico, di essere degno di raccogliere l'eredità di un maestro così diverso da lui per fisicità e vocalità, ma eppure così vicino nel perseguire quasi maniacalmente la strada della perfezione interpretativa.

Come hanno evidenziato i musicologi Enrico Stinchelli e Michele Suozzo, storici conduttori del programma radiofonico «La Barcaccia» che hanno introdotto il recital mostrando spezzoni televisivi di Corelli, il tenore scomparso e Florez, hanno interpretato l'uno l'eroe romantico ed eroico per eccellenza del melodramma, l'altro l'elegante spirito belcantistico, aderendo però entrambi ai personaggi rappresentati con straordinaria maestria.
L'affettuosa stretta di mano con cui Corelli fece le sue congratulazioni a Florez, miglior tenore dell'anno 2002 al Premio Opera Award sono state interpretate dal pubblico come un ideale passaggio del testimone da un grande del passato ad un grande del futuro scandendo con applausi ed ovazioni il termine di ogni esecuzione.
Passaggio di testimone che non poteva che verificarsi al teatro delle Muse di Ancona.


Juan Diego colma il vuoto Corelli 
Claudia Gentili, Il Messaggero, 13 June 2004

Pronti a innamorarci per sempre

ANCONA - Corelli l'aveva abbracciato nel 2002 all' Opera Award , un battesimo ideale del tenorissimo al giovane talento peruviano riproposto ieri sera alle Muse. E ieri sera, alle Muse, il "divino" Florez ha contraccambiato, cantando per il "divino" Corelli. Un astro che nasce per un astro già indimenticabile. Quella di ieri alle Muse è stata la serata in onore di Franco Corelli che Ancona tanto attendeva, dalla notizia della morte del tenorissimo lo scorso 29 ottobre. Perché c'è tutta una città, quella più attenta e sensibile, che aspetta di colmare il vuoto lasciato dalla scomparsa del suo figlio più grande. E forse il giovane e strepitoso Florez può aiutare a percorrere il cammino verso la consolazione. Una serata di qualità altissima, studiata dalla Fondazione del teatro anconetano perché rappresentasse al meglio la grandezza di Corelli a livello internazionale. Per questo il neodirettore della stagione lirica Alessio Vlad ha scelto di affidare questo omaggio a Juan Diego Florez , tenore peruviano che sta incantando le platee di tutto il mondo e che alle Marche deve il suo debutto. Fu al festival rossiniano di Pesaro infatti che nel 1996 iniziò la sua ascesa dopo l'interpretazione di Matilde di Shabran . Ad Ancona non era mai stato prima, se non di passaggio. Eppure, proprio grazie al programma concordato con Vlad, ieri sera Florez ha abbracciato le Muse con un récital eccezionale, regalando a Corelli e ad Ancona perle di belcanto mai eseguite prima in Italia insieme ad alcuni dei suoi cavalli di battaglia. Arrivato all'hotel Jolly la sera prima del concerto, Florez è poi rimasto in albergo per tutta la giornata prima di raggiungere il teatro intorno alle 19 per le prove. «Vengo da Vienna e sono arrivato verso mezzanotte dopo 5 ore di auto - racconta - Ho fatto in tempo a prendere il frac e sono ripartito immediatamente per Ancona. Devo concentrarmi moltissimo per la serata. Non è come eseguire un'opera. In un récital canti "di botto", diciamo così, ed eseguirò cose che non faccio di solito». Da Bella enamorada tratta da El ultimo romantico di Soutullo-Vert a La jota tratta da El trust de los tenorios di Josè Serrano, da Pria che spunti in ciel l'aurora di Cimarosa ( Il matrimonio segreto ) a brani più cantabili e popolari di Verdi, Puccini, Rossini. La serietà, il fascino e il carisma in scena accomunano Florez e Corelli colmando ogni distanza. Ad attendere il peruviano in teatro c'erano già Enrico Stinchelli e Michele Suozzo , i due melomani radiofonici de La Barcaccia arrivati da Roma per condurre la prima parte della serata, e il Maestro Vincent Scalera sensibilissimo accompagnatore al pianoforte che ha già lavorato con cantanti come Raina Kabaivanska o Josè Carreras.


Sullo schermo Corelli "lancia" Florez Le Muse prenotano l'idolo del futuro 
Giulia Visci, Il Messaggero,14 June 2004

Nella sera dell'omaggio al tenorissimo proiettata la storica stretta di mano nel 2002, complice Baudo: il passaggio del testimone

ANCONA - Franco Corelli che applaude un giovane dotato di talento straordinario. Un applaudire "convinto", così convinto e sincero da spingere un astuto Pippo Baudo a compiere un capolavoro storico: Corelli il grande che battezza Juan Diego Florez. Era il 2002, un anno dopo Corelli avrebbe lasciato questo mondo mentre Florez accelerava il ritmo della sua corsa verso le vette eccelse della lirica mondiale. A Milano andava in scena il rituale del Premio Opera Award . Pippo Baudo c onduceva. Juan Diego Florez, neppure 30 anni, cantava. Un'esibizione che Franco Corelli sottolineò con un applauso lungo, lunghissimo. Baudo che coglie l'entusiasmo del tenorissimo, prende il giovane Florez e lo accompagna dal Maestro. Corelli gli stringe la mano, Florez cattura fra le sue quella di Corelli. E' l'inizio di una nuova storia. Che sabato sera alle Muse ha assunto i contorni di un'emozione in fermo immagine. Proiettata su maxischermo, la nuova epoca del belcanto ha cominciato il suo corso.

E' così che la Fondazione del Teatro delle Muse ha voluto sottolineare il suo omaggio al figlio illustre Franco Corelli. Prima i filmati delle più belle interpretazioni di Corelli, poi quella stretta di mano.c E' così che il direttore artistico della stagione lirica Alessio Vlad ha voluto introdurre Juan Diego Florez, come se a presentarlo al pubblico di Ancona fosse lo stesso Corelli. Florez, giovane e di una bellezza quasi timida, mano destra a cercare sostegno sul pianoforte del Maestro Vincent Scalera, impiega pochi istanti per prendere possesso dello spazio sonoro fino ad allora occupato dalle prodezze corelliane. Pria che spunti in ciel l'aurora è il primo omaggio che il cantante peruviano vuol donare al pubblico delle Muse. Un gioiello di Cimarosa da Il matrimonio segreto , tanto prezioso quanto escluso dal repertorio più usuale. Ma Florez ha voluto rendere davvero omaggio a Franco Corelli. E l'ha fatto donando gemme di rarissima esecuzione al pubblico di quel teatro che a malapena Corelli riuscì a inaugurare; l'ha fatto mettendosi in gioco come solo un grande professionista può permettersi di fare: lui, il migliore tenore rossiniano del mondo, che canta Verdi, Puccini, Bellini. «Scusate - ha detto - stasera non sono molto in forma. Un viaggio lungo, arrivo da Vienna, un tour de force». Ed è vero che Juan Diego Florez non era al massimo delle sue capacità, eppure quanta differenza tra lui e la millantata arte di troppi cantori della lirica contemporaneità.

Da Cimarosa a Bellini. Prima con l'aria, splendida, A te, o cara da I Puritani , andata in scena il mese scorso a Las Palmas - un successo che ha scosso la Spagna ed è rimbalzato in tutto il globo - poi con E' serbato a quest'acciaro da I Capuleti ed i Montecchi . Florez è bravo. Gli applausi sono esplosioni di entusiasmo sincero da parte di un pubblico che affolla il teatro dalla platea alla terza galleria. Eppure Florez sembra incredulo. «Non sto dando il massimo» pensa, e lo dice. E si scusa anche alla fine del concerto. Nonostante la delizia delle due zarzuelas spagnole che non sono come l'operetta no, niente a che fare con La vedova allegra. La zarzuela è un po' come l'opera buffa italiana, come l' opera comique dei francesi o il Singspiel dei tedeschi. Pezzi di musica che con tenerezza lambiscono cuori e soddisfano l'udito. E Florez è bravissimo anche in questo. Bravissimo prima del gran finale. Preludio dalle dovute concessioni nazionalpopolari con La donna è mobile dal Rigoletto verdiano, quindi Puccini del Gianni Schicchi per chiudere con il suo capolavoro, Cessa di più resistere da Il barbiere di Siviglia di Rossini. Le Muse sono tutte per lui. Sembra abbiano persino "dimenticato" Corelli. Juan Diego Florez, stanco e sudato, si scusa per non aver dato il meglio. La sala gli risponde con un Bravissimo e un applauso interminabile. Se è vero che non ha dato il meglio sabato sera, Florez potrà rifarsi presto. La stagione lirica delle Muse lo aspetta.

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This page was last updated on: June 14, 2004