BACKGROUND ARTICLES Le Comte Ory, Rossini Opera Festival, Pesaro 2003 Flòrez, la stella: «Al festival devo tutto», Il Resto del Carlino, 19 August 2003 Intervista al tenore protagonista del "Comte Ory", Corriere Adriatico, 19 August 2003 Rof "in mutande" Il pubblico contesta, Corriere Adriatico, 12 August 2003 Un re nella terra dei melomani, La Repubblica, 20 August 2003 La regina del costume incorona la star Florez, Il Resto del Carlino, 21 August 2003 _______________________________________________________________ |
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Flòrez, la stella: «Al festival devo tutto» Beatrice Terenzi, Il Resto del Carlino, 19 August 2003 PESARO «Al Rof devo tutto». Così Juan Diego Flòrez che ha debuttato al Rossini Opera Festival nel '96 a soli 23 anni con «Matilde di Shabran» quasi per caso: «Mi assegnarono la parte di Corradino 10 giorni prima per una defezione improvvisa», dice il tenore di Lima e da allora è diventato una stella, nonostante la sua giovane età. «Pesaro mi ha dato la possibilità di farmi conoscere, Rossini mi ha portato fortuna, il resto è venuto da sè». Dal '96 Flòrez non ha salto un'edizione della kermesse pesarese e anche quest'anno è presente, ma questa volta con un'opera buffa «Il Comte Ory», (stasera alle 20.30 al Rossini). «E' stata l'esperienza più divertente racconta , in quest'opera c'è molta libertà e movimento, non è statica e momentale, ma gioisa e dinamica. Con il Comte ho avuto l'occasione di far conoscere il mio lato più leggero e ironico. L'atmosfera è straordinaria, spensierata, in ogni rappresentazione c'è una novità, a volte improvvisiamo e ci facciamo degli scherzi tra noi attori. Il gruppo è giovane e mi sento a mio agio. Con il Comte ho ritrovato la verve dell'imitazione di quando ero bambino e amavo fare il buffone in famiglia e con gli amici. Con quest'opera non si canta solo, ma si recita e si balla: è teatro nella sua completezza e per me fare teatro è il massimo». E pensare che tutto era cominciato con il rock... «Sì, da piccolo ero fissato con la musica leggera, poi sono entrato in Conservatorio e lì ho conosciuto la musica lirica, ma non è stato amore a prima vista, c'è stato un coinvolgimento lento, ma inesorabile». Lei è consapevole di essere bravo, molto bravo? «Prendo sempre sul serio tutto quello che faccio, a costo di sacrificarmi e chiudermi in casa giorni per studiare. Ma il segreto del mio successo è rimanere sempre con i piedi per terra. Credo che il cantante debba essere al servizio del pubblico, non inseguo la fama, disdegno i poster con il mio faccione e gli articoli sui giornali con la mia intervista sono secondari. La prima cosa è fare bene per quelli che vengono a teatro, poi viene il resto: i dischi e i concerti. Prima dell'Opera viene solo l'amore. Io sono felice quando canto a teatro». Oltre Rossini... «Io sono prima di tutto un tenore rossiniano. Oltre al Rof, ogni anno c'è molto Rossini nei miei impegni lavorativi (il prossimo anno tornerà al Rof, sarà Corradino in Matilde di Shabran, ndr), ma nel 2006 debutterò a Salisburgo con Mozart». Tra i suoi programmi futuri c'è anche un cd di musica latinoamericano? «Mio padre è un cantante di musica popolare peruviana, nei miei sogni c'è anche un disco fatto con a lui». Lei è molto legato alla sua famiglia... «Sì, quando vengo a Pesaro porto sempre mia madre, le mie sorelle e i miei nipoti. Loro vanno al mare ed io canto». Quando non canta cosa fa? «Mi piace conoscere le città dove vado per lavoro, a Pesaro vado in spiaggia a rilassarmi e a volte gioco a calcio, ma soprattutto mi riposo». E' vero che non ama rilasciare interviste? «Quella che stiamo facendo è l'unica che ho rilasciato da quando sono a Pesaro. Ero molto concentrato, avevo bisogno di stare tranquillo e poi fino all'altro giorno c'era mia madre e quando è con me devo occuparmi di lei, altrimenti si arrabbia». Intervista al tenore protagonista del "Comte Ory" Laura Guidelli, Corriere Adriatico, 19 August 2003 Florez: "Devo tutto al Rof" PESARO - La stella del Rof si racconta. Juan Diego Florez, il tenore peruviano che interpreta "Le Comte Ory" e applauditissimo protagonista del concerto di belcanto a Ferragosto, ha concesso ieri la sua prima intervista a Pesaro. "Volevo salire sul palco nelle migliori condizioni vocali e ho dovuto risparmiare la voce. Il ruolo del Comte Ory è molto impegnativo vocalmente, in più c'era il concerto il giorno prima dell'opera". Così Florez spiega la trepida attesa a cui ha costretto i giornalisti e aggiunge: "Qui con me c'era la mia famiglia: mamma, sorelle, nipotino. Ho voluto trascorrere del tempo con loro. Adesso mi posso dedicare alle interviste". Si rende conto Juan Diego di essere un étoile? "Mi fa piacere", risponde e si entusiasma quando parla delle possibilità "teatrali" che offrono i ruoli comici delle opere rossiniane. "Mi piace recitare e far ridere quando sono sul palco. In Le Comte Ory c'è molto movimento. Il regista ci ha lasciati grande libertà d'interpretazione e tutti noi del cast ne abbiamo approfittato per creare nuovi scherzi ad ogni rappresentazione. Io sono veramente soddisfatto solo quando canto in teatro. I concerti e i dischi sono importanti, ma vengono dopo. Amo la magia del teatro". Un animale da palcoscenico, Florez che si definisce "tenore rossiniano", ma ha cantato con successo anche "Rigoletto" di Verdi. Nel 2006 farà il suo primo Mozart al Festival di Salisburgo in "Così fan tutte". "A Pesaro e al Rof devo tutto", dice il tenore che ha debuttato nel 1996 in "Matilde di Shabran", nel ruolo di Corradino. Una sorpresa anche per lui, allora ventireenne. Florez accettò di sostituire il tenore che aveva dato forfait e in dieci giorni si studiò la parte. Fu un successo. Da allora è tornato a Pesaro cinque volte di seguito, dal '97 al 2001. Nel 2004 lo rivedremo al Rof nell'opera del debutto. "Sto approfondendo l'aspetto psicologico del personaggio di Corradino. Ho una voce più matura rispetto al '96 e l'allestimento sarà diverso. Dunque sarà un'esperienza importante per me", spiega il tenore. Florez ricorda gli studi al Conservatorio di Lima, dove si iscrisse non per fare lirica, ma musica leggera. L'amore per il canto lo portò su un'altra strada. "Quando non canto, esco per conoscere il posto in cui sono. a pesaro ho anche giocato a calcio. le donne? non sono secondarie.. prima però viene il pubblico. voglio fare bene i miei spettacoli a costo di rinunce e sacrifici. sono a servizio della musica e dei miei spettatori". Rof "in mutande" Il pubblico contesta Luciano Murgia, Corriere Adriatico, 12 August 2003 Lluis Pasqual tra fischi e applausi PESARO - E il Rof restò in... mutande. La regia di Lluis Pasqual sconcerta una parte del pubblico. E a fine recita, tra l'uragano di applausi che sommerge i protagonisti, con la prevista standing ovation per Juan Diego Florez, con straordinari successi personali di Stefania Bonfadelli, Bruno Praticò, Marina De Liso, Rossella Bevacqua, ma soprattutto per i sorprendenti Alastair Miles, basso inglese, e Marie-Ange Todorovitch, mezzosoprano francese, qualche dissenso. Il Rof restò in mutande, con i protagonisti maschili, travestiti da suore in versione "Full Monty". Non è una novità. L'hanno fatto il sindaco di Milano, Albertini, immediatamente imitato dal suo clone Teocoli, e Gianni Morandi. Streep-tease peraltro già visto, a Pesaro, nella "Gazzetta", ma in versione femminile. Vero è che "Le comte Ory" è vicenda molto sensuale e che a non pochi non è piaciuta la scelta di Pasqual di trasformarla in storia di "Ramblas". Fischi, muggiti indirizzati al regista. Un'altra parte del teatro ha reagito, accentuando gli applausi. Si sono particolarmente distinti una bionda accompagnata da un signore con giacca a righe, poi visti cenare in compagnia di Pasqual e di Wolfgang Zoubek, il suo lighting designer. "Il festival delle mutande", ha commentato una nota melomane pesarese, esprimendo dissenso. "Non capisco il significato di certe scelte. Non sono tradizionalista, anzi sono pronta a recepire novità, ma qui si è andati oltre" ha aggiunto un'altra melomane, proveniente da Bologna, mentre gli invitati accorrevano a bordo piscina dell'hotel Vittoria, "orfano" del conte e della contessa Marcucci Pinoli. L'assenza più spiacevole, nel dopo "Le comte Ory". La "spanish connection", guidata dalla compagna di Alberto Zedda, ha provato ad alleviare le pene di Pasqual, quando Alastair Miles aveva già da tempo salutato la compagnia. Florez, invece, con madre e sorella, ha fatto un altro pieno di applausi, compresi i "bravo, bravissimo" di tre giapponesi estasiate. A bordo piscina, accompagnata dai familiari, ha cenato un'elegantissima Marie-Ange Todorovitch. Ovvero, la classe francese non è acqua... ma il Rof finito in mutande potrebbe attirare nuovi sponsor... Grigio Perla, Julipet, Cagi... avanti c'è posto. Un posto speciale, l'ha trovato Richard Sporka, corista di Praga alla 20ª presenza al Rof, assurto al ruolo di solista protagonista. Applausi anche per lui. Pesaro e musica, Pesaro e Rossini, ma non solo. Qui si fa anche politica. Notata la frugale cena prima dell'opera consumata, ai tavoli di Harnold's, da Sergio Cofferati, candidato sindaco a Bologna, e Luigi Ferrari, ex direttore artistico del Rof, ma soprattutto, in chiave felsinea, ex sovrintendente del Teatro Comunale bolognese. Consigli per il voto? Un re nella terra dei melomani Natalia Aspesi, La Repubblica, 20 August 2003 La rassegna di Pesaro da anni è la nostra Salisburgo: frequentata da masse di appassionati, devoti e spietati, che arrivano per la maggior parte dall´estero. Il giovane tenore peruviano Juan Diego Florez è l´idolo del pubblico pesarese che ha mandato esaurite, con mesi di anticipo, le repliche del "Comte Ory" e il suo recital E attorno alla kermesse crescono feste sontuose con gli ospiti più illustri, piccoli scandali, persino faide politiche. Lo scenografo dà forfait dopo un litigio con il regista, il figlio di Pollini rinuncia a dirigere il "Viaggio a Reims" perché non gradisce alcuni cantanti, Forza Italia accusa di nepotismo Mariotti, l´inventore della manifestazione PESARO - Nel teatro Primo Ottocento dove la persona di Gioacchino Rossini, non una sua opera, fu villanamente fischiata dai sostenitori di Carolina di Brunswick, il pubblico è in piedi, delirante di applausi, per un giovanotto di massima classica bellezza e per la sua voce di tenore di belcanto, aggraziata, possente e infiorata, come, dicono gli intenditori, non si sentiva da decenni. Allora, era il 1819, il giovane compositore era già una celebrità a Napoli, a Bologna, a Roma, a Milano, ma l´anno prima, arrivato nella sua città natale per inaugurare il teatro, aveva offeso mortalmente la moglie ripudiata del futuro re d´Inghilterra Giorgio IV, rifiutando un suo invito nella villa pesarese, con la scusa di un mal di schiena che gli avrebbe impedito il doveroso inchino. Rossini si spaventò per gli sberleffi e non tornò mai più nella sua città, lasciandola però erede di tutte le sue vistose ricchezze. Oggi Juan Diego Florez, 30 anni, riccioli e occhi neri, profilo e corpo da bronzo di Riace, nato a Lima ma abitante a Bergamo, figlio di un cantante peruviano di musica folk, è ormai la star assoluta dell´immenso e spietato popolo dei melomani rossiniani. Lo ha lanciato nel 1996 proprio il Rossini Opera Festival, come succede nei film: arrivato ragazzo per lo stage all´Accademia rossiniana, mancò per qualche ragione il tenore della "Matilde di Shabran", e lui lo sostituì, incantando tutti, non una critica, non un dubbio, solo baci e deliqui. Da allora ci sono colonie di smaniosi che lo seguono, ovunque la sua voce si dispieghi con effetti di cristallo, e i suoi occhi di velluto dardeggino, e le sue mani si porgano cariche di lusinghe a intrappolare cuori: femminili, di cui lui è grande conquistatore, ma anche gay, che ne hanno fatto una adorata ma irraggiungibile icona. Ha già gorgheggiato anche alla Scala, dove tornerà nel 2005, divo ormai supremo che forse il cinema rapirà, con tre opere rossiniane, "Barbiere", "Cenerentola", "Italiana in Algeri". Questa volta, applausi, urla e calpestar di piedi, un finimondo da far venir giù il teatro, stipato all´inverosimile per il suo concerto, lui tutto vestito di bianco, impegnato con una certa ironia a far piangere i robusti macho aggrappati ai palchetti dorati, ricamando "O del mio dolce ardor bramato oggetto" di Gluck e "Amori scendete propizi al mio core, d´un laccio, d´un fiore, deh! Fatemi don!" di Rossini. Oggetto ugualmente bramato, il bel belcantista in "Le comte Ory", ovviamente in francese. Le cinque rappresentazioni erano esaurite da mesi anche per la sua virile presenza, impossibile trovare un buco persino nei retropalchi, neppure supplicando dalla Nuova Zelanda: zeppa della musica che il compositore aveva distolto dal "Viaggio a Reims", quindi sublime, l´opera è diretta da Jesùs Lòpez Cobos, regia scene e costumi di Lluìs Pasqual, che con furbizia, mettendo nel secondo atto in mutande i cantanti uomini travestiti da monache, sapeva di poter contare, oltre che sulla bellezza alta e sottile da modella di Stefania Bonfadelli, la contessa concupita, elegantemente vestita come Kristin Scott Thomas in "Gosford Park", sull´agile giovinezza balneare di Florez che tutto sbaraglia cantando rapito: "Sachez le feu qui me dèvore! C´est un amant qui vous implore". Il XXIV Rossini Opera Festival chiude il 22 agosto con l´opera in mutande, dopo due settimane di total immersion musicale: oltre a "Le comte Ory", l´ultima edizione critica della Fondazione Rossini (in collaborazione con Casa Ricordi) di "Semiramide", lunghissima perché arricchita da brani che lo stesso Maestro aveva eliminato, direttore Carlo Rizzi, regia di Dieter Kaegi, molto Kubrick-Ang Lee, scene e costumi di William Orlandi, in stile Matrix-Terminator (applausi e schiamazzi) e la farsa "Adina", sempre in edizione critica, direttore Renato Palumbo, regia di Moni Ovadia, scene e costumi di Giovanni Carluccio. Poi concerti di Belcanto, farse, conversazioni di alta cultura filologica rossiniana, un concerto di giovani e l´esaltante "Viaggio a Reims" nella forma originale di cantata, data dai migliori allievi dell´Accademia, con un successo strepitoso. E´ attorno a questo spettacolo che si è consumato un piccolo scandalo musicale, una ferita per il Festival, mentre un altro strappo avveniva con minor clamore: se infatti Luciano Damiani, in contrasto col regista, abbandonava scene e costumi di "Le Comte Ory" (forse per via delle troppe mutande?), il 24enne Daniele Pollini, pianista in grande ascesa, figlio del venerato Maurizio, rinunciava alla sua prima prova di direttore d´orchestra: avrebbe dovuto dirigere lui il "Viaggio a Reims" dei giovani, ma non gli andavano alcuni cantanti consigliati da Alberto Zedda, direttore dell´Accademia e pare massima autorità in fatto di voci rossiniane. Così è stato all´ultimo sostituito, con rimpianto ma con successo, da Christopher Franklin, altro giovane che era lì per caso, fresco sposo di una cantante. La moltitudine rossiniana arriva in massa, ogni anno, ed è la sola a non curarsi di terrorismi o crisi economiche. Niente la ferma, troppo ha patito durante l´anno a studiare spartiti, a prepararsi all´agognato incontro con un sogno musicale di grande ricchezza, con esecuzioni, allestimenti, voci, ogni volta diversi (da Gavazzeni ad Abbado, da Pierluigi Pizzi a Gae Aulenti, da Fo a Ronconi) da gustare e giudicare, in una manifestazione che ormai i melomani ritengono, per Rossini, quello che Bayreuth è per Wagner e Salisburgo per Mozart. Il 60% viene dall´estero, anche Giappone e Australia, il 30% dall´Italia, il 10% da Pesaro stessa, che intanto apre i suoi palazzi segreti per festeggiare gli ospiti più illustri: tra cui Sergio Cofferati, grande habitué con la sua bella moglie, sempre invitato nelle belle case, ma quest´anno non in quelle dove un candidato sindaco per il centrosinistra a Bologna avrebbe potuto inquietare qualcuno. Il ricevimento più sontuoso e ambito (anche a causa di una crème caramel di 200 uova da ricordare Escoffier) è quello nel giardino della villa di Paola Tittarelli, presidente di Tanti Affetti, l´associazione di amici e sostenitori del Festival, che raccoglie ogni anno una bella cifra da aggiungere ai finanziamenti pubblici e privati. Ma intanto, anche un Festival inattaccabile come quello rossiniano, di massima aristocrazia musicale e di sempre più vasto successo, vanto di una città governata dalla sinistra, sta suscitando meschini appetiti partitici. Che si concretizzano nei continui attacchi a Gianfranco Mariotti, geniale inventore e sovrintendente della manifestazione. Gli attacchi partono naturalmente da Forza Italia e dal suo coordinatore comunale dal nome operistico, Almerindo (Donati), che non potendo aggredirlo sui risultati della sua conduzione, lo accusa di piccolo nepotismo e di essere, orrore, addirittura iscritto ai Ds. Gli appassionati tremano, in nome di Rossini: dicono, se va via Mariotti il Festival muore. La regina del costume incorona la star Florez Luigi Luminati, Il Resto del Carlino, 21 August 2003 PESARO Schierata a sostegno del «geniale» Gianfranco Mariotti, sollecitata dopo un paio di settimane di trascurata lontananza (non a caso avevamo sottolineato che El Pais aveva dato al Rof più spazio dei grandi giornali italiani), Repubblica aveva calato uno dei suoi assi. Nientepopodimeno che Natalia Aspesi, giornalista principe di costume e moda, per consacrare definitivamente a livello di star system Juan Diego Florez e dare lustro ad un'edizione, la 24ª del Rof, moderatamente frequentata da critica e quotidiani. «Un re nella terra dei melomani», era titolato il paginone e, a parte il sostegno dichiarato al sovrintendente nella battaglia contro Forza Italia («Senza di lui il festival muore», la chiusura dell'articolo), il «racconto» era basato tutto su Florez, sulla sua bellezza da star del cinema più che sulla sua indiscutibile capacità di tenore. Natalia Aspesi si regalava un florilegio immaginifico di fanciulle ai suoi piedi, lo battezzava come «icona gay, adorata ma irraggiungibile» e intravvedeva dei «robusti macho» piangenti al suo concerto da tutto esaurito. Insomma un'apoteosi di ambiguità rafforzata dalle scelte del regista de «Le Comte Ory», che metteva «in mutande cantanti uomini travestiti da monache», contando sulla bellezza di Stefania Bonfadelli ma soprattutto «sull'agile giovinezza balneare di Florez». Altro che il piccolo dibattito semi-balneare sul significato delle bandierine finali: «Colori della pace o gay pride?» si chiedeva un giornale locale. Pace, rispondeva Pasqual, che per questo si prendeva anche i rimbrotti di una lettrice sul Foglio di Ferrara. Quisquilie rispetto al «taglio» dell'articolo dell'Aspesi, che non si limitava «ai cuori femminili spezzati» da questo peruviano lanciato proprio dal Rof. E l'ambiguità del contesto doveva aver colpito così tanto gli impaginatori di Repubblica da farli cadere nel più incredibile degli errori. Far passare un'emaciata Maria Ange Todorovitch, mezzo soprano en travesti per Juan Diego Flòrez, che l'Aspesi descriveva con «riccioli e occhi neri, profilo e corpo da bronzo di Riace». Tutt'altra cosa. Dicono che Florez l'abbia presa in ridere. E che il suo potente manager, Palacio, abbia creduto alle spiegazioni fornite. Non risulta che Mariotti sia più scaramantico della media degli italiani, ma quanto ad «incidenti diplomatici» il Rof di quest'anno non scherza. Dal burrascoso divorzio con Daniele Pollini, che a Pesaro doveva iniziare la sua carriera da direttore d'orchestra, scontratosi col direttore artistico; alla separazione consensuale con Luciano Damiani che doveva occuparsi delle scenografie de Le Comte Ory, in urto con il regista; fino al riproporsi della caccia «al parente» del sovrintendente da parte dell'opposizione di centro-destra. E adesso la difesa d'ufficio, dai toni lirici, di Natalia Aspesi che rischia di finire in burletta... Mariotti, però, può consolarsi con l'aumento delle presenze dei melomani, soprattutto stranieri e con il successo di Florez e Le Comte. Mentre per Semiramide si segnala, nei giorni scorsi, l'arrivo, in aereo-taxi, del console inglese in Austria Matthias Kaindl, accompagnato da un principe e da un barone. Ciascuno con rispettive signore: sono atterrati a Rimini, hanno visto la Semiramide che gli è piaciuta tantissimo (alla faccia dei critici), hanno dormito all'Hotel Vittoria e sono partiti in aereo. Figuratevi voi a «clienti» del genere cosa può importante del nepotismo di Mariotti e delle difese d'ufficio, con annesse presunte icone gay, dell'Aspesi. Musica maestro. |
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