ARTICLES & INTERVIEWS 1996 - 2000 |
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Es La Voz, Caretas, 17 October 1996 A Dos Voces, Caretas, 28 August 1997 Juan Diego Florez: «Rossiniano per sempre», Il Resto del Carlino, 15 August 2000 Juan Diego Florez, bello e bravo..., Il Resto del Carlino, 17 August 2000 ______________________________________________________________ |
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Es La Voz Margarita Lay Alzamora, Caretas, 17 October 1996 Juan Diego Flórez, un joven tenor peruano para el mundo. El pasado mes de agosto, los cables trajeron la noticia del debut internacional del tenor Juan Diego Flórez (Lima, 1973) en el Festival Rossini de Pésaro, Italia. La crítica especializada se entusiasmó con el muchacho y el Teatro Scala de Milán le solicitó una audición privada para el maestro Riccardo Muti. Después de pasar satisfactoriamente la prueba de fuego, Juan Diego ha sido invitado a inaugurar la temporada 96-97 (del 8 de noviembre al 21 de diciembre) interpretando al Caballero Danés de la ópera Armida de Gluck. Juan Diego, hijo del cantante Rubén Flórez, nació en un ambiente netamente musical. Sus primeros estudios de música los hizo en el Conservatorio Nacional de Lima y posteriormente los siguió con el profesor Andrés Santamaría. A poco tiempo de iniciarse en el Coro Nacional asumió la responsabilidad de interpretar partes solistas, y en 1993 partió a EE.UU. al ser admitido en el afamado Curtis Institute of Music de Filadelfia. Un año después, el experimentado tenor peruano Ernesto Palacio lo invita a tomar parte en diversas producciones en Italia. Cantaron juntos la ópera de Martín y Soler "Il Tutore Burlato" y más tarde el Oratorio de Zingarreli "Las tres horas de agonía de Cristo". Ambas obras, que se reponían por primera vez en este siglo, fueron llevadas al disco compacto. Lejos de cualquier celo profesional, Palacio ha sido y es una influencia vital en la carrera de Juan Diego, formándolo artísticamente, apoyándolo y alentándolo permanentemente en tan difícil profesión. Pero amén del talento, la suerte ha sido aliada del joven tenor. Estando en Pésaro para realizar una parte relativamente pequeña en el "Ricciardo e Zoraide" de Rossini, el protagonista principal debió abandonar la ópera para la que había sido contratado y fue Juan Diego quien aceptó el desafío porque conocía prácticamente al dedillo todos los papeles. En una carrera contra el tiempo y paralelamente a los ensayos se dedicó a pulir este difícil personaje con los auspiciosos resultados ya conocidos. Juan Diego Flórez es el cuarto y más joven tenor peruano que canta en el máximo templo de la lírica. En 1928 debutó Alejandro Granda bajo la dirección del maestro Arturo Toscanini, en 1955 lo hizo Luis Alva y 21 años después Ernesto Palacio. Los compromisos ya pactados para 1997 permiten vislumbrar una prometedora carrera iniciada por este cantante limeño a quien muy pronto aplaudirán en los teatros más famosos del mundo. A no dudarlo, con Juan Diego tendremos música para rato. A Dos Voces Caretas, 28 August 1997 Bajo la batuta del maestro Miguel Harth-Bedoya y la actuación de los tenores Ernesto Palacio y Juan Diego Flores, la Orquesta Filarmónica de Lima inicia hoy jueves su octavo Concierto de la VI Temporada de Abono. El concierto tiene relieve especial no sólo por el cartel internacional de los divos sino porque Palacio está celebrando sus Bodas de Plata artísticas y Juan Diego (24) debuta en Lima después de su aplaudida presentación en la exigente Scala de Milán. Ernesto Palacio (Lima, 1946), vive en Europa hace 30 años. Su debut en la ópera fue en 1972 con El Barbero de Sevilla y de allí siguió imparable por escenarios de Europa y EE.UU. Tiene 46 producciones discográficas entre óperas, cantatas y oratorios. Este año grabó un CD con música peruana con temas de Rosa Mercedes Ayarza, Chabuca Granda y Alejandro Núñez Allauca. Juan Diego Flores (Lima, 1973) estudió en el Conservatorio Nacional de Música y luego se perfeccionó en EE.UU. El año pasado viajó a Italia para participar en el Festival de Pesaro y los directores presentes le pidieron una audición en la Scala, escenario donde debutó ese mismo año, iniciando una carrera ampliamente auspiciosa. Los dos tenores junto a la exquisita soprano Yazmin Samaan interpretarán temas de Cherubini, Verdi, Núñez Allauca y Rossini, el jueves 28 a las 8 p.m. en el Auditorio del Colegio Santa Ursula. Juan Diego Florez: «Rossiniano per sempre» Maria Rita Tonti, Il Resto del Carlino, 15 August 2000 PESARO - Peruviano 27 anni, simpatico e sorridente sembra proprio un ragazzino. Invece è «grande» Juan Diego Florez, protagonista nel ruolo di Don Ramiro, il principe che sposa Cenerentola, dell'opera che quest'anno replica il successo incontrastato del '98 al Rof. Oggi alle 19 al teatro Rossini Florez sarà il protagonista del terzo dei quattro «Concerti di belcanto». Che cosa significa per lei tornare a cantare Cenerentola? «Mi sento più maturo dal punto di vista vocale e c'è maggior affiatamento con gli altri; ho dovuto lavorare molto durante le prove perché dopo il '98 non ho più cantato quest'opera». Cosa ne pensa di Sonia Ganassi che ha preso il posto della Kasarova? «Tutto il bene possibile. Sono due voci diverse, ma entrambe bravissime, ottime compagne di lavoro». Con gli altri cantanti i rapporti sono idilliaci o c'è anche competizione? «Niente di tutto questo. Qui a Pesaro con i rossiniani della mia generazione ci frequentiamo anche al di fuori del lavoro. Andiamo a cena insieme, in spiaggia. Tra noi c'è un rapporto di amicizia». A Pesaro ha debuttato nel '96 in «Matilde di Shabran», poi i successi di Cenerentola e il «Rossini d'Oro». Qual'è il suo rapporto con la città? «Devo tutto a Pesaro, al Festival, a Rossini. Professionalmente sono nato qui e Pesaro è per me ogni anno punto di arrivo e di partenza. Il 'Rossini d'Oro' mi ha riempito di soddisfazione: qui sono nato come artista, hanno creduto in me ed è cominciata la mia carriera». Si sente a suo agio nel ruolo del tenore rossiniano? «Per me non sono ruoli difficili, riesco a risolverli tranquillamente. Il prossimo anno ad esempio farò al ROF «La donna del lago».Ma si tratta sempre del tenore acuto, brillante nel quale mi trovo perfettamente a mio agio». Cosa c'è nel futuro di Juan Diego Florez? «A ottobre per il debutto in America sarò a Philadelphia prima di approdare al Metropolitan. A settembre sarò a Fano per un concerto, seguiranno «Gianni Schicchi» a Vienna, «L'Italiana in Algeri» a Philadelphia e poi il Covent Garden. Nel 2001 in occasione dei festeggiamenti per Verdi farò «Falstaff» con Muti alla Scala». Si aspettava un successo così travolgente in così giovane età? «Assolutamente no. A soli 23 anni il pubblico mi ha accolto con grande calore e questo ti ricompensa di tutte le fatiche. Ma non scambiatemi per un divo di Hollywood alla Tom Cruise». Anche se si dice che lei abbia molto successo tra il pubblico femminile... «Dicono davvero così? Questo mi fa molto piacere...». Juan Diego Florez, bello e bravo, entusiasma anche con «Granada» Ivana Baldassarri, Il Resto del Carlino, 17 August 2000 PESARO - Il ruolo del tenore ha sempre occupato, nell'immaginario collettivo dei melomani, un posto speciale, più del soprano o del baritono, quasi che il tenore rappresentasse, nella sua vocalità, tutti i possibili eroismi, azzardi e avventure che il personaggio dell'uomo ideale dovrebbe affrontare per la conquista o dell'amore o della celebrità. Tutti i grandi tenori del passato e del presente sono stati fatti segno di pubbliche adorazioni e di indicibili misericordie: il tenore può avere la pancia, la parrucca, essere scenicamente imbranato, tingersi sopracciglia e capelli, ma se canta bene meriterà sempre applausi. Figuriamoci poi se nel firmamento canoro odierno, dove i tenori non abbondano proprio, si accende una stella come Juan Diego Florez: bello, occhi e riccioli neri, giovane, vitale, voce brillante, di ampia estensione, timbro smaltato, gesto scenico da dominatore! A soli 23 anni entra nella storia del Rof per la porta fatale delle fortunose sostituzioni all'ultimo momento di un collega titolare e titolato; il suo Corradino dalla «Matilde di Shabran» sarà un prodigioso lasciapassare per tutti i più grandi teatri del mondo. Il pubblico pesarese e festivaliero lo ama per l'azzardo vocale, per la sfrontatezza giovane dell'interpretazione dei suoi ruoli, per l'attaccamento alla sua bella mamma e al suo celebre maestro Ernesto Palacio, e per quella fama da Don Giovanni che circola in teatro, ma tutto questo non sarebbe bastato a giustificare gli applausi prolungati ed entusiastici meritati in questo concerto al Rossini. Juan Diego Florez, accompagnato al pianoforte da Vincenzo Scalera, ha condotto con entusiasmante sicurezza e proprietà un repertorio «classico» di grande prestigio (Mozart, Bellini, Donizetti e Rossini) scatenando applausi da delirio di fronte ai quali non era possibile non concedere bis. E Florez ne ha concessi ben tre: la virtuosistica «Aria di Tonio» da «La figlia del reggimento» che, con la sua acrobatica serie di do sopracuti, costituisce un ineludibile banco di prova per tutti i veri tenori, la celeberrima «Granada», che ha suscitato i peggiori fanatismi-national-popolari in cui aleggiava, ahimè, il fantasma del «reuccio», e un'ottocentesca, trepida romanza di Tosti. A metà concerto il tenore, dopo aver tirato due o tre evidenti sospironi, ha detto, con quelle confidenze improvvise che fanno impazzire i fan, di essere molto emozionato. Poteva essere anche vero, ma vista l'assoluta sicurezza e l'infallibile dominio vocale delle sue esecuzioni, c'è chi ha nutrito il sospetto che fosse un ulteriore accorgimento, da vero animale da palcoscenico, per la conquista del già estasiato uditorio. Fino al visibilio! |
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