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«THE AIDA AFTERMATH»  PART 2
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«THE AIDA AFTERMATH»
Part 1 - December 2006
La Repubblica, 11 December 2006, page 41



Alagna: la Scala non mi merita io e mia moglie ce ne andiamo, Il Giornale, 9 December 2006
Alagna: "Alla Scala non tornerò più", La Repubblica, 9 December 2006
Scala, Alagna fischiato abbandona il palcoscenico, La Repubblica, 11 December 2006
Scala, defezione del tenore Alagna, TGCom/Mediaset, 11 December 2006
Il grido dal loggione: vergogna, questa è la Scala, Corriere della Sera, 11 December 2006
"Buuu!" e Radames scappa, La Stampa, 11 December 2005
I capricci di un giocatore che sogna Sanremo, Corriere della Sera. 11 December 2006
Booed tenor walks off stage at La Scala, Reuters, 11 December 2006
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Alagna: la Scala non mi merita io e mia moglie ce ne andiamo
Piera Anna Franini, Il Giornale, 9 December 2006

Il tenore arrabbiato per le critiche e per il trattamento

L'Aida è stata promossa pressoché a pieni voti dal pubblico sollevando, però, qualche riserva fra i critici. Uno scollamento classico, scontato, ma non da tutti metabolizzato. Ad esempio dal tenore Roberto Alagna, guerriero in Aida (vestiva i panni di Radames) e nella vita. A fronte di «buuu» dal loggione risponde: «Chiariamo anzitutto che era uno solo e sono sicuro che era preparato. Comunque la cosa non mi riguarda, considerato che tra un po' taglio la corda».

Come? E le sette repliche?

«Ho deciso che ne farò solo quattro compresa quella da cui si trarrà il dvd, ci sono soldi in ballo quindi voglio essere corretto. Ma poi me ne vado, che si ascoltino gli altri Radames».

Sta dicendo che rompe con l'Aida scaligera?

«No. Dico che sto rompendo con il Teatro alla Scala».

E la programmata Manon Lescaut?

«Niente da fare».

Cosa è successo?

«Qui i professionisti sono manipolati. Io do il cuore e il sangue quando canto. Con quale risultato?».

Può essere più preciso?

«Mercoledì ho ricevuto felicitazioni da tutto il mondo, subito mi è stato chiesto di fare Aida al Covent Garden, a Barcellona e a Madrid. A Milano la critica è stata inclemente: è manipolata. Ho fatto il si bemolle acuto poi ribadito all'ottava sotto, quindi ho aggiunto una frase, e questo è passato inosservato. Non s'è parlato del lavoro minuzioso sul fraseggio, non s'è parlato del colore della mia voce e del pathos. Sono state scritte cose generiche e senza spiegazioni critiche».

Ma il pubblico...

«Il pubblico della Scala è intimidito, mi ricorda il timore ad esprimersi liberamente tipico dei Paesi dell'Est di un tempo. Qui a Milano il pubblico ha ricevuto un lavaggio di testa per anni e non riesce ad essere se stesso».

Cosa le ha detto Lissner?

«Era al settimo cielo».

E Chailly e Zeffirelli?

«Anche. Zeffirelli, con le lacrime agli occhi mi ha detto "come puoi cantare così?". E Chailly mi ha assicurato che la mia lettura è nuova, mai sentita».

Chiude con la Scala ma non con gli artisti, dunque.

«Ma figuriamoci, con Chailly c'è un feeling perfetto. Non ci sono progetti ma li accoglierei subito».
Cosa dice sua moglie, il soprano Angela Gheorghiu, di questa sua decisione?

«Probabilmente anche lei non canterà più alla Scala».

Neanche Traviata?

«Già».

In sala c'era il suo Radames idolo, ovvero Carlo Bergonzi. Cosa vi siete detti?

«C'era? Non me l'hanno detto. S'è scritto di tutti, di starlette, e Bergonzi non viene neppure citato».

Insomma, una prima scaligera da dimenticare.

«Compresa la cena. I cantanti erano stati fatti accomodare in una saletta, in disparte. Io sono andato da Lissner e ho manifestato il mio disappunto, così mi hanno ammesso al tavolo dove sedevano Zeffirelli, Chailly eccetera».

E gli altri artisti?

«Sono rimasti dov'erano».
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Alagna: "Alla Scala non tornerò più"
Paola Zonca, La Repubblica, 9 December 2006

Il tenore si sfoga il giorno dopo la prima dell´"Aida": "Tutti quegli applausi a Bolle... Vadano a vedersi un balletto, invece di un´opera"

"Non è un teatro, è un´arena. Preferisco andare in gara a Sanremo"

«Alla Scala non ci torno più. Non è un teatro che fa per me: canto nelle quattro recite di Aida, poi cancello la Manon Lescaut del 2008, l´ho già detto a Chailly. E anche mia moglie, Angela Gheorghiu, ci sta ripensando per la Traviata di luglio. Lei è come me: vuol vivere in pace, non le piace entrare nell´arena per essere azzannata». Il tenore Roberto Alagna, il Radames dell´Aida di Sant´Ambrogio, è un fiume in piena. All´indomani della prima, è infuriato per le recensioni apparse sui giornali: tiepide, ma in verità non delle vere e proprie stroncature. «Non ce l´ho col pubblico, non ce l´ho con chi lavora alla Scala» dice dalla camera del grande albergo dove alloggia a Milano. «Il problema sono i critici musicali: prevenuti e incompetenti. Scrivono che non ho la voce adatta per Radames: sarà, ma intanto lo canto. Che facciano venire i cantanti giusti, se li trovano».

Alagna, perché in Italia lei è poco amato?

«Succede solo a Milano. E non si dica che non accetto le critiche: sono io il più severo critico di me stesso. Leggo le recensioni che mi riguardano con interesse se sono in buona fede. Ma questa volta me lo devono dire: in cosa ho mancato? Alla generale e alla prima sono stato il migliore, ho cantato benissimo. E invece sembra che sia stato il più deludente. Altro che "Celeste Aida" che pareva una ninna-nanna, mica vero che ho preso tre volte il fiato per cantare "Un trono vicino al sol". Tutte sciocchezze. Per fortuna c´è la registrazione, che renderà giustizia».

Anche la Callas ricevette critiche.

«Già, l´hanno fatta morire e adesso dicono che è stata la più grande, che è un mito. Io però non sono autolesionista: voglio vivere nella gioia di fare musica».

Non sarà che lei si sente un po´ troppo divo?

«I cantanti devono essere divi, devono essere star: non perché a loro tutto è concesso, ma perché il pubblico e i mass-media devono essere loro riconoscenti. Perché nessuno ha detto che per cantare Radames alla Scala ci vuole un gran coraggio? La verità è che, in Italia, ormai i cantanti non se li fila più nessuno».

Cosa intende?

«Esistono solo il direttore e il regista, quando mai vedi sui giornali una foto dei cantanti? Lo sa che alla cena a Palazzo Reale non eravamo nemmeno stati invitati e che anche lì ho fatto un mezzo scandalo? E poi tutti quegli applausi a Roberto Bolle... Vadano a vedersi un balletto, invece di un´opera».

E il "buu" piovuto dal loggione?

«Uno solo, di qualcuno che evidentemente ha voluto distinguersi. Mi aspetto anche di peggio nelle prossime recite».

Alla fine, lei si è avvicinato al palco della sovrintendenza e ha stretto la mano a Stéphane Lissner.

«Sì, perché è un grande direttore di teatro. In qualsiasi luogo abbia lavorato, mi ha sempre chiamato. Anche a Madrid, per Bohème: poi l´hanno mandato via, e io l´ho seguito. Da lui mi sono sentito sostenuto. Del resto, dentro la Scala tutti mi vogliono bene: sanno che sono esuberante, ma sincero».

Ha avuto momenti di difficoltà durante la preparazione di Aida?

«Nessuna. Non mi sono mai agitato, mi sentivo bene. E tutti a scrivere del "giallo" sulla mia presenza perché ho mancato una prova. Sì, non ho partecipato all´incontro con la stampa. Ma sa perché? Dormivo. Vado a letto alle 5 del mattino: di notte studio».

Gira voce che lei voglia abbandonare la lirica per il pop? È vero?

«Anche questa è una sciocchezza. Come faccio a lasciare l´opera, se ce l´ho nel sangue? Ho impegni fino al 2012».

Però andrà al Festival di Sanremo...

«Sì, e in gara, guardi la modestia. Canterò un brano bellissimo di Maurizio Fabrizio. La mia casa discografica si preoccupava per la mia immagine. Ma io sono un privilegiato: ho avuto tutto dalla lirica, ho cantato ovunque. Ci vado per difendere i miei colleghi. Lo sa che, anche alla Scala, se un cantante ha fatto tutte le prove e non funziona, lo mandano via senza dargli una lira? E poi dicono che siamo esigenti...». 
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Scala, Alagna fischiato abbandona il palcoscenico
Paolo Zonca, La Repubblica, 11 December 2006

Clamoroso forfait in scena durante l´"Aida". Entra il sostituto e canta in jeans

"Quel pubblico è prevenuto, non mi merita"

Sconcerto e urla di "vergogna vergogna" degli spettatori al colpo di scena

Zeffirelli: "Capisco il tenore, ma non si fa così. E´ un po´ viziatello" 

Verrebbe da dire che stavolta Radames ha abbandonato il popolo al suo destino, sconfitto più che dalle lance affilate degli etiopi dai buu piovuti dal loggione. È successo ieri sera al tenore Roberto Alagna che, fischiato, ha lasciato il palcoscenico della Scala a pochi minuti dall´inizio dell´opera nella seconda recita dell´Aida che per i melomani è la vera "prima". Al suo posto è entrato il sostituto Antonello Palombi che ha poi portato a termine lo spettacolo. «Me ne sono andato perché era tutto preparato e io non merito questa accoglienza - ha dichiarato poi a Repubblica Roberto Alagna, lasciando intendere, come aveva fatto in una precedente intervista al nostro giornale dopo la prima, che non tornerà più alla Scala - Sapevo che avrebbero fischiato, erano prevenuti. Ho sentito un buu appena entrato in scena, prima ancora di iniziare a cantare».

Tutto si consuma in pochi attimi: siamo ai primi minuti dell´opera verdiana, Roberto Alagna nel ruolo di Radames, dopo un inizio un po´ nervoso sul quale anche il direttore d´orchestra Riccardo Chailly sembra mostrare problemi di accompagnamento, arriva alla celebre aria di "Celeste Aida". Qualche sfocatura si sente, ma il risultato c´è. Dalla platea scatta un applauso di incoraggiamento, che però scatena il loggione che fa piovere sul malcapitato tenore una pioggia di fischi e buu. Saranno dieci secondi, ma intensi, forti. A quel punto Roberto Alagna guarda verso il loggione, fa un gesto con la mano, come a dire "adesso vi faccio vedere io", si dirige verso la sinistra del palcoscenico, poi si gira e va verso l´uscita di destra slacciandosi il mantello, come chi comincia a levarsi gli abiti di dosso. Il pubblico, dalla platea al loggione, è disorientato. Dalla platea urlano ripetuti "vergogna vergogna". Dal loggione si sente esortare: "Andiamo avanti, che si arrivi alla fine!". E in effetti nel giro di qualche secondo si presenta in scena un giovanotto barbuto coi capelli ricci, jeans e camicia di tela nera pure sgualcita. È il sostituto, il secondo tenore, Antonello Palombi che prima di cantare guarda il pubblico e si mette le mani sulla testa, tirandosi indietro i capelli ricciuti in segno di sgomento: come a dire "dove sono capitato, che mi sta succedendo?". È il momento dell´incontro con Aida e Amneris, ma il nuovo Radames si prende la sua parte senza colpo ferire , anche se nell´Egitto fastoso di Zeffirelli, i suoi jeans fanno un certo effetto. Se la cava piuttosto bene (per il loggione no, ma fa niente, è comprensivo) anche nella successiva scena quella della Fthal. Nel secondo atto tornerà con i costumi di scena.

Alla fine tutti ringrazieranno Palombi con calore: lui si stava guardando l´opera nella tv della direzione artistica e quando ha visto sul monitor il gesto di Alagna si è precipitato in scena senza che nemmeno lo dovessero chiamare.

Amara, invece, la ricostruzione di Roberto Alagna: «Ero entrato in scena guardando il pubblico di fronte. Forse questo mio gesto è stato visto come un atto di arroganza, invece io volevo solo dire: "ecco stasera canterò come piace a voi". Più rustico. Quando ho fatto l´aria del guerriero non ho chiuso "Celeste Aida" con una ottava sotto come alla prima ma ho tenuto il si bemolle. Ma neanche questo andava bene. C´era prevenzione nei miei confronti. E non è il modo di fare. Non me lo merito. Ero tornato alla Scala con grande gioia. Mi sento Radames, non mi merito tutto questo». «Capisco ma non approvo», è il commento del regista Franco Zeffirelli «Un professionista non deve fare così. Ma Alagna è troppo sensibile. E´ facile ferirlo. è un po´ viziatello, ma non un divo». Più maligni nel loggione da dove sono partiti i buu: «La verità è che Alagna ha colto la palla al balzo per andarsene ».
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Scala, defezione del tenore Alagna
TGCom/Mediaset, 11 December 2006

Lascia palcoscenico dopo "Celeste Aida"

Dopo aver terminato l'aria "Celeste Aida", fra gli applausi e qualche fischio, il tenore Roberto Alagna ha improvvisamente lasciato il palcoscenico del Teatro alla Scala ed è stato sostituito nella seconda rappresentazione dell'opera di Verdi. Al suo posto in scena è entrato Antonello Palombi non in costume, fra le grida di parte del loggione ''vergogna, vergogna'' e ''questa e' la Scala''.

Già nei giorni scorsi si era parlato di qualche problema alla voce per il tenore che, peraltro con successo, ha interpretato Radames all'apertura del 7 dicembre. "Desidero manifestare il nostro rincrescimento per l'incidente che si è verificato durante il primo atto": il sovrintendente della Scala Stephane Lissner è salito sul palco poco prima dell'inizio del terzo atto, alla fine dell'intervallo, per fare questa breve dichiarazione dopo che il tenore aveva abbandonato la rappresentazione a scena aperta ricevendo alcuni fischi e "buu".

In scena a quel punto è corso a sostituirlo Antonello Palombi, che fa parte del secondo cast, e lo ha fatto così come era vestito, con jeans e camicia nera. ''La Scala ringrazia Antonello Palombi - ha aggiunto Lissner - che è generosamente entrato in scena per permettere all'opera di continuare senza interruzione''. Una considerazione a cui il pubblico ha risposto con applausi scroscianti prima che il sovrintendente terminasse. ''La Scala - ha concluso Lissner - vi ringrazia per la vostra comprensione''.

Fino a quel momento era stata palpabile la perplessità del pubblico per quanto era successo. Qualcuno durante l'intervallo ha anche chiesto alla maschere come mai Radames cantasse in "borghese", altri più semplicemente avevano chiesto il nome del tenore. "Ci siamo divertiti di certo più che alla prima", ha scherzato il sottosegretario alle Comunicazioni, Luigi Vimercati, che ha scelto la seconda rappresentazione per evitare la confusione dell'inaugurazione di Sant'Ambrogio. Nel loggione si cercano intanto i motivi del gesto stizzito di Alagna. "A fischiarlo è stato un gruppetto organizzato - dice Maurizio, che da 25 anni frequenta il Loggione.

Appena Alagna ha abbandonato il palcoscenico, Lissner ha lasciato il palco in cui si trovava con il vice presidente del consiglio di amministrazione della Scala, Bruno Ermolli, per andare dietro le quinte e ha anche parlato con Alagna. Prima di rilasciare la dichiarazione letta in sala, durante l'intervallo, il sovrintendente aveva parlato anche con il direttore d'orchestra Riccardo Chailly.

LE SPIEGAZIONI DEL TENORE

Dispiaciuto, amareggiato, allibito: così il tenore italo francese Roberto Alagna ha detto di sentirsi dopo aver deciso di non ripresentarsi in scena in seguito ai fischi rimediati alla Scala nel corso del primo atto della "Aida". "'Ho cantato in tutto il mondo e ho avuto successo in tutto il mondo - ha commentato Alagna - ma di fronte al pubblico di questa sera mi sembrava di essere fuori dal mondo. Il pubblico vero, quello con il fuoco, con il sangue, quello non c'era".   Disorientato anche il maestro Riccardo Chailly: "In tanti anni di Scala una cosa come quella successa questa sera non l'avevo mai vista".
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Il grido dal loggione: vergogna, questa è la Scala
Pierluigi Panza, Corriere della Sera, 11 December 2006

Gli spettatori: «Chailly? Grandioso, non ha fatto perdere una battuta dell'opera». Il tenore aveva detto: qui è un'arena, non canterò più   

Forfait di Alagna, i melomani: cantava peggio della prima. «Ma il cambio è stato perfetto»

Il loggione si tira fuori. Gli storici melomani della Scala definiscono un gesto «inspiegabile» o «premeditato» quello del tenore Roberto Alagna, che dopo aver cantato l'aria «Celeste Aida» nella seconda rappresentazione dell'opera andata in scena ieri sera, ha lasciato il palco ai primi accenni di dissenso. «Stava cantando peggio che nella "prima"» dicono dal loggione. «Al termine dell'aria qualcuno ha applaudito, si è sentito un bravo e allora altri hanno iniziato anche a fischiare e a gridare buu. Lui subito ha fatto un gesto, ha cercato di uscire di scena dalla parte destra che era chiusa, poi subito a sinistra». Allora uno, e uno solo, ha gridato «vergogna, questa è la Scala». Nulla più.

Sta di fatto che, il sostituto, Antonello Palombi dal palco di proscenio «è scattato - raccontano ancora i loggionisti - ed è entrato in scena immediatamente così com'era vestito, con un abito nero». Continuano: «Chailly è stato grandioso ed ha portato avanti l'opera, Amneris ha cantato e non si è persa una sola battuta». Dopo il cambio di scena Palombi si è presentato in costume e il primo atto è finito fra gli applausi. Lissner prima dell'inizio terzo atto è salito sul palco ed ha detto: «Ci scusiamo per l'incidente avvenuto. Vi chiediamo scusa e proseguiamo la serata».

Non c'è loggionista che ricordi un simile gesto. Certo c'erano state contestazioni alla Montserrat Caballé e a Katia Ricciarelli nella «Luisa Miller», ma una reazione così per disapprovazioni così «blande» mai. Dieter, da Stoccarda, da 30 anni non manca alle prime rappresentazioni della stagione, non è nemmeno d'accordo con i rilievi ad Alagna: «Inutile continuare a dire ma Pavarotti, ma Bergonzi... Alagna non cantava male. Palombi ha più potenza ma è meno educato alla musica». Nel loggione si rincorrono le perplessità: «Alcuni dicono che è un disonore per Milano fischiare i cantanti, ma anche Muti era stato fischiato. A tutti è sembrato un gesto che lui si sentiva di fare indipendentemente». Per un loggionista, «la Scala, comunque, ha dato una prova di efficienza: una sostituzione in scena così sembrerebbe addirittura impensabile». Mentre in platea c'è chi ironizza: «Se ne è andato addirittura prima di poterlo contestare».

Quali le ragioni? Da mesi i critici se l'erano presa con Alagna. Prima dicevano che non aveva cantato bene in Francia diretto da Michel Plasson, poi gli si faceva pesare il confronto con i Radamès del passato: Del Monaco, Pavarotti, Domingo. Poi le voci su un suo forfait perché non si era presentato in conferenza stampa. Dopo la «prima», dove era stato applaudito, Alagna era sbottato. «La Scala è un'arena, non canterò mai più. Non ce l'ho con il pubblico, ma con i critici che sono prevenuti e incompetenti». E, a microfoni spenti, ha persino detto «i critici non sanno nemmeno come si chiamano i cantanti» (qualche nome sbagliato, infatti, sui giornali si è visto).

Dalla Scala, che lo ha difeso (tanto che Alagna aveva avuto parole di apprezzamento per Lissner) fanno sapere che lui si «sentiva assediato». Il suo contratto, naturalmente, prevede penali per chi abbandona la scena. Rivedremo Alagna al festival di Sanremo, mai più alla Scala.
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"Buuu!" e Radames scappa
Alberto Mattioli, La Stampa, 11 December 2005

Alla prima replica dell'Aida, show del tenore Roberto Alagna: il pubblico lo contesta, lui fugge. Entra in scena il sostituto in jeans e camicia e finisce l'opera fra gli applausi. Il sovrintendente si scusa col pubblico

Un trono vicino al sol, un trono vicino al so-o-o-l». Il si bemolle suona un po' faticoso, nonostante il trucco, forse approvato da Verdi e sicuramente avallato da Toscanini, di non eseguirlo pianissimo com'è scritto, ma forte e ripetendo poi tutta la frase un'ottava sotto e piano. Sono le 20,10 di ieri sera, in scena, nei panni succinti di Radames, c'è il tenore italofrancese Roberto Alagna e la Scala sta per vivere, alla prima replica dell'Aida inaugurale, il più grande scandalo della sua storia recente e magari non solo di quella. Perché, a memoria di loggionista, non era mai capitato che Radames se andasse dopo «Celeste Aida». Eppure è quello che succede: Alagna canta la romanza, la romanza non piace al pubblico, il pubblico non piace a lui e allora il tenorissimo alza i tacchi e sparisce piantando in asso Aida, il maestro Riccardo Chailly allibito sul podio, la Scala e una bella fetta di carriera. Seguono prima l'intervento d'emergenza del tenore del secondo cast, Antonello Palombi, che scende in palcoscenico direttamente dal suo palco e diventa il primo Radames a cantare Aida alla Scala in jeans e camicia e poi le scuse del sovrintendente, Stéphane Lissner. Tuttavia, chi era in teatro assicura che le reazioni della platea non erano state disastrose.

Era il primo pubblico «vero» ad ascoltare quest'Aida, cioè un pubblico non di ministri, petrolieri, giornalisti, invitati, imbucati, nani e ballerine, ma quello degli abbonati del turno A che alla Scala ci vanno da una vita cacciando i «dané», e pure non pochi. In effetti c'era stato l'applauso che accoglie ogni Radames che deve iniziare l'opera a gola fredda arrampicandosi sul pentagramma come Bugno sul Pordoi. Applauso fiacco, magari, ma, insomma, applauso. Però, per disgrazia della Scala e di Alagna, un loggionista ha fatto l'errore di gridare «Bravo!». Al che è partita una raffica di «Ma che bravo!», qualche fischio e diversi «Buuu!». Niente di grave: alla Scala si è sentito ben di peggio, da entrambi i lati del palcoscenico. Ma per i nervi di Alagna è stato fin troppo. In stato confusionale, si è prima seduto su una delle innumerevoli gradinate disseminate da Zeffirelli in palcoscenico, poi sbottonandosi il costume e guardando verso il loggione ha fatto per uscire a sinistra, si è accorto che l'uscita non c'era e allora è scappato a destra. E il teatro è esploso, al grido di «Buffone!», «Vergogna!», «Questa è la Scala!» e via fischiando. Una situazione color can-che-fugge.

Mentre Chailly prendeva tempo dilatando una pausa e Ildiko Komlosi, Amneris, attaccava rivolgendosi a un Radames inesistente, è arrivata l'ora di quello di riserva, Antonello Palombi, che stava seguendo l'opera dal palco della direzione artistica. Quindi gli è bastato scendere una rampa di scale per diventare il salvatore della Scala e ritornando pure vincitore perché alla fine l'opera ha avuto 9 minuti di applausi. «Mi hanno preso e buttato in scena - ha raccontato Palombi - e io ho detto: ok, adesso si canta. È stata una bella prova, ma l'ho superata». Nell'intervallo, Lissner è uscito al proscenio per ringraziare lui e il pubblico. Chailly, dal podio suo, ha fatto sapere che «in tanti anni di Scala una cosa come questa non l'avevo mai vista».

E il colpevole? Gli unici che sono riusciti a intercettarlo sono quelli del Tg3 regionale: «Di fronte al pubblico di questa sera - ha detto - mi sembrava di essere fuori dal mondo. Il pubblico vero, quello con il fuoco, con il sangue, quello non c'era». Fosse solo il pubblico, par di capire. Alagna lo aveva detto in un'intervista di avercela con la critica, specie quella di osservanza mutiana, che non aveva gradito il suo Radames né una precedente pepata intervista contro l'ex signore e padrone della Scala. E, confermando la sua partecipazione al prossimo Sanremo, Alagna minacciava di non tornare più alla Scala e di non farci tornare nemmeno la moglie, Angela Gheorghiu, attesa in luglio per Traviata. Con quel che è successo, è in effetti molto improbabile che si ascolti Alagna alla Scala un'altra volta.
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I capricci di un giocatore che sogna Sanremo
Enrico Girardi, Corriere della Sera. 11 December 2006

A fine anni Cinquanta la Callas abbandonò l'Opera di Roma dopo il primo atto di Norma perché il pubblico l'aveva «buata». La Sutherland lasciò Venezia il giorno della prima di Sonnambula per un litigio con il direttore Nello Santi, che non le faceva fare le cadenze che voleva. La Melba minacciò ritorsioni al Covent Garden se avesse scritturato Titta Ruffo come Rigoletto perché era troppo più giovane di lei. La Farrar, rimproverata da Toscanini al Met per un ritardo alle prove, rispose che poteva permetterselo perché era una star (l'opera era Aida e i due, poi, divennero amanti). L'elenco potrebbe continuare a lungo, ma si deve andare indietro di decenni per alimentarlo. Il fatto è che in tempi recenti la categoria dei cantanti è diventata molto più seria, colta e professionale di una volta. Sanno che il divismo è un fenomeno di folclore del passato. Restano dunque isolati, e in fondo patetici, i casi recenti della Georghiu (nella foto con Alagna) che se ne va da Ravenna per un rimprovero di Muti durante le prove di Pagliacci e questo del consorte Alagna, che per un mugugno di pubblico, o poco più, lascia baracca e burattini. Dirà che la colpa è dei critici, che avrebbero condizionato il giudizio del pubblico, o del sistema attuale, che privilegia direttori e registi ai cantanti: queste sì, sono note «stonate» che un buon tenore come lui potrebbe risparmiarsi. Ha sbagliato un rigore. Capita. Un giocatore, come si dice in gergo sportivo, «con gli attributi», si fa coraggio e dà l'anima per trasformare il fischio in applauso. Sa che a curve e loggioni basta poco per portarti dalle stalle alle stelle e viceversa. Ma è più facile giocare in trasferta a Sanremo che restare a San Siro e mettercela tutta pur di «tornare vincitor»...
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Booed tenor walks off stage at La Scala
Reuters, 11 December 2006
 
Top tenor Roberto Alagna stormed off stage after he was booed in the middle of a performance at Milan's La Scala opera house, forcing a costumeless substitute to replace him and drawing criticism from organisers.

"There has been an obvious lack of respect towards the public and the theatre," La Scala's artistic director, Stephane Lissner, said in statement on Monday, calling the incident regrettable.

French-born Alagna, known as "the fourth tenor" and hailed by some critics as the new Pavarotti, had been playing the lead male role in Franco Zeffirelli's lavish production of Verdi's Aida, which launched La Scala's new season last Thursday.

But minutes into the show's second performance on Sunday night, a small section of the audience began booing Alagna, who had just finished singing an aria, apparently displeased about comments he had made about La Scala's demanding audience.

The 43-year old, already upset by some of the reviews he earned for his performance on the opening night, raised his fist defiantly and walked out, leaving stunned fellow singer Ildiko Komlosi to sing "a duet on my own".

After a few moments of embarrassment, with some in the audience shouting "Shame on you!", understudy Antonello Palombi jumped in and carried on singing wearing a pair of jeans and a black shirt for lack of a costume.

"They literally took me and threw me on stage," Palombi told ANSA news agency after the show ended with a nine-minute applause.

"It was a good test, and I passed it".

He said that performing at La Scala was like descending into a bullring and that his wife, soprano Angela Gheorghiu, was also thinking of cancelling her appearance in La Traviata next year.

"I have sung all over the world and I have had success everywhere, but the public tonight was surreal," Alagna said late on Sunday.

Organisers apologised to the audience and conductor Riccardo Chailly said he had never seen a singer walk off before in his long career at La Scala.

Luciano Pavarotti was once famously heckled there after missing a high note in 1992, but he stayed on and later said the public had been right to criticise him.

Alagna had already said in a newspaper interview after the opening night that he would finish the Aida but would cancel future shows at La Scala, where the audience -- which forks out up to 2,000 euros (1,300 pounds) for a ticket -- can be notoriously difficult.
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This page was last updated on: December 15, 2006